Etiopia: 50 oppositori rischiano la condanna a morte

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Centinaia di persone, tra cui molti membri e sostenitori della Coalizione per l'unità e la democrazia (Cud), il sindaco di Addis Abeba, il direttore delle politiche di Action Aid, numerosi giornalisti, avvocati e parlamentari, sono state arrestate nel corso e all'indomani delle manifestazioni di protesta convocate all'inizio del mese per protestare contro il risultato delle elezioni del 15 maggio scorso. Durante le manifestazioni, assolutamente pacifiche, la polizia aveva aperto il fuoco uccidendo 30 persone e ferendone 150. Il 5 novembre il primo ministro Meles Zenawi ha dichiarato che 58 persone tra quelle attualmente in arresto potrebbero essere accusate di tradimento e condannate a morte.

Amnesty International considera queste persone prigionieri di coscienza e teme che, nel corso della detenzione in attesa del processo possano essere torturate. L'organizzazione per i diritti umani pubblica da oggi un appello on line, in cui chiede alle autorità etiopi di rilasciare immediatamente e senza condizioni tutte le persone arrestate durante e dopo le manifestazioni di inizio novembre. In questi giorni Amnesty International si è rivolta alla Farnesina, richiedendo un immediato intervento nei confronti del governo etiope affinché siano rilasciati tutti i prigionieri di coscienza. L'organizzazione ha anche chiesto al sindaco di Roma, Valter Veltroni, di sollecitare l'immediata scarcerazione del sindaco di Addis Abeba.

Dall'inizio del mese la polizia etiopica ha ucciso oltre 30 manifestanti nella capitale Addis Abeba e ha avviato una campagna di arresti sistematici di dirigenti e militanti del principale partito di opposizione, la Coalizione per l'unità e la democrazia (Cud), nonché di giornalisti della stampa privata. Anche un cooperante locale di ActionAid International è stato arrestato. Gli arresti sono scattati a seguito di una serie di azioni non violente organizzate dalla Cud, che sta boicottando i lavori del nuovo Parlamento sostenendo che è il risultato di elezioni fraudolente, vinte dal partito del primo ministro Meles Zenawi, il Fronte democratico rivoluzionario etiopico. Rimane, sempre tesa la situazione militare al confine tra i Etiopia ed Eritrea, i due paesi del corno d'Africa che dal 1998 al 2000 combatterono una guerra di frontiera costata la vita a decine di migliaia di persone. [GB]

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