Armi: chiude tra contestazioni la fiera DSEI di Londra

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Mentre il mondo ricordava le vittime dell'11 settembre di New York e Santiago del Cile, a Londra era in piena attività DSEI 2003 (Defence Systems & Equipment International), la più grande fiera europea di armi e tecnologie ad uso bellico.

All'esposizone, che chiude oggi i battenti, hanno partecipato 950 imprese. Folta la partecipazione delle ditte italiane tre le quali Agusta-Westland, Alenia Marconi, Fiat Avio, Marconi Selenia Communications, Ceia, Isotta Fraschini Motori e Italian Group. Presidiata da un imponente apparato di polizia, vi hanno partecipato le delegazioni ufficialmente invitate di 80 nazioni: ministri, sottosegretari, militari ed esperti dei governi di tutta Europa e di varie aree calde come Israele, Colombia, Angola, Tanzania, Cina, Turchia, Arabia Saudita e Siria.

In esposizione tutti i sistemi d'arma convenzionali, dai caccia Eurofighter Typhoon agli elicotteri d'attacco Apache, a carroarmati, missili, bombe, mitragliatori, sistemi radar, laser, maschere e filtri per difendersi da attacchi chimici, batteriologici e atomici.

Il desiderio di rendere "socialmente accettabile" l'esposizione bellica ha spinto gli organizzatori ad aprire quest'anno le porte della fiera, rigorosamente riservata agli addetti ai lavori, anche alle televisioni e ai giornalisti. Forte lo smacco quando un giornalista del Guardian ha scoperto tra gli stands anche le 'cluster bombs' che per "ragioni di opportunità" gli organizzatori avevano deciso di bandire dall'esposizione. Secondo la portavoce di DSEI, infatti, "a differenza delle mine antipersona, le bombe a frammentazione non sono nella lista delle armi illegali". Le 'cluster bombs' sono state ampiamente usate dagli eserciti Usa e britannico durante la guerra in Iraq e l'Unicef stima che oltre mille bambini ne sono stati feriti dalla fine ufficiale del conflitto.

Molteplici le manifestazioni nonviolente promosse da "Disarm DSEI", una coalizione di organizzazioni pacifiste che si oppongono alla fiera londinese. La coalizione da tempo aveva reso pubblico il programma delle manifestazioni, ma la risposta delle forze dell'ordine è andata oltre le misure di sicurezza. "Scotland Yard ha adottato misure draconiane" - ha affermato Shami Chakrabarti, direttore di Liberty, un'associazione per la difesa delle liberta civili. L'associazione intende sporgere causa al Ministro dell'Interno, David Blunkett, "per aver usato le misure antiterrorismo previste dal Terrorism Act 2000 nei confronti di una manifestazione legalmente riconosciuta". Diciassette persone sono messe agli arresti e 102 sono state detenute per accertamenti.

"Questa fiera serve come occasione d'incontro tra industrie e Paesi con un'orribile pagella" - ha commentato Martin Hogbin della CAAT (Campaign against the Arms Trade), un'associazione che si oppone al commercio mondiale delle armi. "Chiediamo che venga abolita e intendiamo creare una protesta pubblica tanto forte da fare in modo che non si ripeta mai più". [GB]

Fonti: DSEI 2003, Disarm DSEI, Guardian, Liberty UK, CAAT.

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