Armi: Asia e Medioriente i principali destinatari dell'export 2005

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Il Governo Berlusconi ha deciso di non rendere nota prima della chiusura della Legislatura la Relazione 2006 - che secondo la legge 185/90 avrebbe dovuto essere disponibile entro il 30 marzo - sull'esportazione nazionale di armi. Ma da alcune anticipazioni de "il Sole 24 Ore" del 3 maggio scorso si apprende che, sia pur con un leggero calo del 9,5%, il portafoglio d'ordini delle autorizzazioni per l'anno 2005 sostanzialmente tiene attestandosi attoro ai 1.360,7 milioni di euro. Ma soprattutto cresce di oltre il 73% il valore delle consegne effettuate nel 2005 che sfiorano gli 831 milioni di euro contro 480 del 2004: il miglior dato dell'ultimo sessennio, segno evidente che le commesse autorizzate negli scorsi anni dal Governo Berlusconi si stanno realizzando. Tra i produttori, spicca la società elicotteristica Agusta, con oltre il 13% delle operazioni autorizzate (quasi 180 milioni di euro di vendite autorizzate) e la Galileo Avionica (166 milioni).

Per quanto riguarda le banche, nel 2005 sono state autorizzate dal Ministero dell'Economia 645 operazioni definitive per un valore complessivo di 1.125,8 milioni di euro, anche qui in leggero calo rispetto all'anno precedente quando avevavi raggiunto la cifra record di 1.318 milioni di euro. "Nonostante l'annunciata riduzione, le prime quattro principali banche di appoggio a questo commercio sono italiane e Capitalia mantiene saldo il primo posto (168 milioni di euro) seguita dal il gruppo S.Paolo Imi (164 milioni), dalla Cassa di risparmio di La Spezia (112 milioni) e dal gruppo Unicredit (101 milioni)" - commenta Giorgio Beretta coordinatore della Campagna di pressione alle banche armate.

"Non disponendo ancora di tutti i dati, è presto per fare commenti più specifici, ma va comunque riconosciuto a Capitalia di aver onorato quanto annunciato dal Direttore Generale al convegno nazionale promosso dalla Campagna lo scorso gennaio di aver ridimensionato significativamente il volume delle transazioni legate a operazioni di export di armamenti, che nel 2004 superava i 396 milioni di euro". "Preoccupa invece - continua Beretta - il forte ritorno del gruppo Unicredit che negli ultimi anni sembrava stesse uscendo da questo business tanto da raggiungere nel 2004 i 20,2 milioni di euro, mentre nel 2005 risale a più di 101 milioni di euro".

"Va invece valutata attentamente la crescita della partecipazione delle banche straniere, che con 445 milioni di euro si aggiudicano uno share del 40% del totale. Va innanzitutto notato che si tratta in gran parte di istituti europei anche in conseguenza di alcune grosse commesse degli ultimi anni verso Paesi dell'area Ue; ma proprio questo rende improrogabile uno stretto collegamento della Campagna italiana con altre associazioni attive in Europa. Nei prossimi giorni si terrà a Gent (Belgio) l'incontro annuale dell'European Network Against Arms Trade (ENAAT), che quest'anno è dedicato proprio alle questioni finanziarie dle comercio delle armi e alla quale la Campagna parteciperà per incrementare i contatti e definire su scala europea un'azione comune con le diverse associazioni già attive nel settore" - sottolinea Beretta.

"Inoltre preccupano, ancora una volta i destinatari delle armi italiane: tra i primi dieci acquirenti troviamo Paesi Ue come Spagna (autorizzazioni per 159 milioni di euro) e Gran Bretagna (131 milioni) e Belgio (67 milioni), ma anche Turchia (116 milioni), India (104 milioni), Singapore (88 milioni), Egitto (77 milioni), Oman (55 milioni), Emirati Arabi (54 milioni), e Pakistan (49 milioni): insomma le zone calde dell'area asiatica e medio-orientale e i paesi dove persistono gravi violazioni dei diritti umani sono ancora i principali clienti del "made in Italy" armiero" - conclude Beretta.

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