Africa: "Andatevene" dice il Forum Sociale Africano al FMI e BM

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Si è concluso nei giorni scorsi a Lusaka (Zambia, 9-11 novembre) il primo Forum Sociale dell'Africa meridionale (Southern Africa Social Forum SASF) che ha visto la partecipazione di oltre 400 attivisti dei movimenti sociali, di sindacati, Ong, delle chiese e organizzazioni delle donne. La maggior parte dei partecipanti proveniva dallo Zambia e dal Zimbabwe, con una significativa presenza dei rappresentati del Sudafrica, e in minor numero dalla Namibia, Botswana, Repubblica Democratica del Congo, Angola, Malawi, Mauritius, Swaziland e altri Paesi.

Tra le risoluzioni finali appare la pressante richiesta a FMI, Banca Mondiale e OMC/WTO di "fare i bagagli e lasciare l'Africa". "Abbiamo concordato all'unanimita che il processo di globalizzazione, dominato dalle multinazionali del Nord del mondo sta avendo un impatto negativo sulla vita delle popolazioni delle nostre regioni" - si legge nel comunicato finale. "Noi rigettiamo il ruolo della Banca mondiale (BM), del Fondo monetario internazionale (FMI) e dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC/WTO) che impone l'agenda dei governi e delle multinazionali del Nord del mondo". Detto fatto: durante le conferenze vari membri del Forum hanno accompagnato fuori dalla sede le delegazioni del FMI in quanto non gradite.

Il Forum inoltre ha detto un secco "no" al NEPAD (New Economic Plan for African Development) "in quanto espressione di adesione di alcuni leaders del nostro continente alle elites mondiali". Rifiuta inoltre le politiche per i Paesi altamente indebitati (HIPC) e le Strategie di riduzione della poverta (PRSPs) della Banca mondiale e FMI in quanto "null'altro che continuazione dei piani di aggiustamento strutturale". "Il debito verso la Banca mondiale, il FMI e altri creditori del Nord deve essere cancellato senza condizione" afferma il Forum che chiede il risarcimento dei danni causati dalle politiche di BM e FMI.

Nei tre giorni di lavoro il forum ha affrontato anche altri temi quali HIV/Aids, il commercio, l'educazione, l'agricoltura, il lavoro, l'ambiente, la pace e la sicurezza alimentare. Ma, nota Miles Larmer di Oneworld Africa, "il Forum non è stato in grado di elaborare un chiaro piano di azione per affrontare questi problemi". "Ciò e stato una fonte di frustrazione per molti degli attivisti presenti tra i quali - nota Larmer - si è notata una chiara divisione tra rappresentanti delle Ong, più inclini al ruolo di lobbying sui rispettivi governi, e gruppi più radicali che propongono invece un cambiamento strutturale".

Dopo due Social Forum continentali, quello in Mali nel 2002 e in Etiopia nel gennaio 2003, per ridurre i costi della partecipazione era stata decisa l'organizzazione di meeting regionali quali appunto questo Forum Sociale dell'Africa meridionale. [GB]

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