L’Unesco premia la creatività

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Una rete UNESCO che sostiene le Città Creative. “Un network che, incarnando la volontà di sostenere il potenziale creativo e di innovazione custodito nel cuore delle nostre città, diventi un formidabile strumento di cooperazione per permetterci di ampliare lo sguardo su possibili vie di sviluppo sostenibile”. Irina Bokova, Direttrice generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, ha pronunciato queste parole a inizio dicembre 2014, in occasione dell’entrata in questa rete di 28 nuove città (19 i Paesi coinvolti). Poche frasi in cui ritroviamo il senso dell’iniziativa, in linea con lo scopo principale dell’UNESCO, ovvero quello di promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni attraverso l’istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l’informazione, nell’intenzione di diffondere “il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali” quali sono definite e affermate nella Carta dei Diritti Fondamentali delle Nazioni Unite.

28 new entries quindi che portano a 69 il numero delle città aderenti e designate a far parte di questo Pantheon della creatività, strutturato secondo 7 domini tematici: artigianato e arti popolari, media e tecnologia, design, cinema, gastronomia, letteratura e musica. Nell’aderire a questa rete, le città si impegnano a collaborare e a sviluppare partenariati per promuovere la creatività e “les industries culturelles”, condividendo ognuna le proprie buone pratiche e rinforzando la partecipazione alla vita pubblica attraverso l’integrazione della cultura all’interno dei piani di sviluppo economici e sociali.

Un segno importante dato alle istituzioni e alla programmazione politica che non si orienta alla riduzione degli investimenti in ambito culturale ma condanna invece nettamente i tagli ai finanziamenti e mira a supportare lo sviluppo locale inteso proprio come fortemente allacciato alla cultura e alla creatività. Uno sguardo che si volge al passato e alla profonda ricchezza che la storia ci ha regalato, ma che punta anche al futuro, rafforzando il sostegno all’ingegno, alle sperimentazioni, alle novità come elemento essenziale per lo sviluppo economico: si gettano così le fondamenta per proiettare vissuti locali in un contesto globale, offrendo la possibilità di condividere le rispettive esperienze e sostenerle reciprocamente, incrementando la presenza dei propri prodotti culturali sui mercati nazionali e internazionali.

Ma quanto conta la creatività in Italia? Nonostante il difficile momento che l’Europa sta attraversando e che anche l’Italia si trova ad affrontare, spesso mutilando settori di importanza strategica come quello della scuola, della ricerca, della cultura nel suo più ampio respiro, tra le città che da tempo gravitano in questo network troviamo anche alcune realtà della penisola che, seppur non nella parte più alta della classifica generale, vale la pena ricordare: nominiamo allora Bologna, al primo posto quanto a creatività musicale, seguita dalla spagnola Sevilla e dalla scozzese Glasgow; ricordiamo, nell’ambito dell’artigianato e poco lontana dal podio delle folk arts (6 posto) Fabriano; e se guardiamo poi alle città recentemente designate, quanto a novità e buone prassi da condividere per il design, inclusa tra le grandi come Berlino, Buenos Aires, Shangai, Pechino, Seoul e Bilbao (in testa alla classifica), troviamo anche la nostra Torino.

Un’operazione di marketing territoriale e al contempo una strategia di sensibilizzazione, che identifica le esperienze culturali quali fattori strategici per uno sviluppo urbano durevole e sostenibile e che nell’anno che si è da poco chiuso ha festeggiato il suo decimo compleanno all’insegna di una vocazione: stimolare le relazioni tra città che hanno deciso di investire sulla creatività come motore di inclusione sociale e di pensiero culturale.

Prossimo appuntamento da segnare in agenda: Kanazawa (Giappone), maggio 2015. 

Anna Molinari.

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