Una strada per educare

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Maestri di strada sì. Perché non tutto si impara a scuola, anzi. Perché la scuola spesso è fuori dalla scuola, nella vita che ci si aggrappa addosso con le sue sfide e i suoi problemi, nelle persone che incontriamo o non incontriamo, nei rapporti che siamo capaci di costruire sporcandoci anche a volte un po’ le mani. Nella strada c’è più scuola di quanta se ne possa immaginare, e anche molti maestri, buoni e cattivi, inutile dirlo. Qui però parliamo di quelli buoni, quelli di cui si parla sempre troppo poco.

Un’inchiesta di Repubblica di poco tempo fa andava a raccogliere qualche storia di questi eroi della formazione. Come ad esempio quella di Rosario Esposito La rossa, allenatore dell’ “Arci-Uisp-Scampia” e giovane educatore. Uno di quei formatori nascosti che logorano ai fianchi l’analfabetismo, la maleducazione e gli ostacoli quotidiani di vite più o meno facili a seconda di dove sono nate e al fianco di chi sono cresciute. Dei suoi ragazzi dice: “Li ho corretti ogni volta, certo, senza giudicarli. Ogni giorno. Perché volevo che si stancassero prima loro, che imparassero a pretendere ascolto, a guadagnare il rispetto dei loro stessi pensieri”. Perché anche la strada lascia lo spazio per non aderire al proprio destino, per sbagliare e per correggere, per essere scomodi nei confronti di una società che spesso sembra non piegarsi di fronte al disagio di chi, in fondo e nel fondo, la sostiene.

Come Rosario anche Daniele, Paola e Mariangela, e altri nomi a tenere testa alla sfida di imparare, dagli altri, dai libri, dall’arte. Come in un Luogo Comune, quello per l’aiuto ai compiti nella periferia romana di Corviale, nato da un progetto di Arcisolidarietà e del Municipio XI di Roma, dove si praticano anche hip hop, giocoleria, murales e si alimenta la passione per le proprie passioni. O come al centro per minori “Giovani Domani” di Reggio Calabria, dove i volontari sono “in ascolto” di ragazzi e ragazze che hanno bisogno che la loro voce cada dentro orecchie attente e cuori aperti, perché è proprio in questi frangenti che si tira fuori il meglio di sé, raccontando le difficoltà e lasciandosene qualcuna alle spalle. Magari con la musica, come fanno a Milano nella sede dell’Orchestra dei popoli Vittorio Baldoni, una scuola popolare dove si insegnano gratis violino e fisarmonica a chi frequenta il doposcuola, struttura oramai sempre più necessaria per supplire alle mancanze di una scuola pubblica a corto di risorse.

Sono volti e biografie eredi di quell’idea meravigliosa condivisa da Cesare Moreno e Marco Rossi-Doria. L’uno è il “maestro con i sandali”, indossati in segno di protesta perché il progetto Chance aveva ricevuto “i vestiti” (i fondi della Legge 285), ma le istituzioni rimanevano carenti nelle attività ordinarie e di base (“le scarpe” appunto). Oggi Moreno coordina il progetto per il recupero del drop-out scolastico negli istituti secondari di primo grado e lavora come formatore free lance nelle scuole d’Italia.

Prossimamente, per la precisione il 23 maggio, proprio in questa sua veste sarà ospitato a Rovereto (Trento) per un incontro con i ragazzi di diversi istituti superiori della provincia che durante l’anno scolastico che sta per concludersi hanno contribuito ad arricchire, all’interno del progetto della World Social Agenda promosso da Fondazione Fontana Onlus, la riflessione sul diritto all’educazione per tutti, promosso e incoraggiato dal Secondo Obiettivo del Millennio delle Nazioni Unite. Un’occasione come molte altre per le quali Moreno è sempre disponibile, per testimoniare una vita vissuta in prima linea sul fronte – pacifico, ma dove non mancano le imprese difficili – dell’educazione e della crescita culturale e personale di tutti. E l’associazione Maestri di Strada lavora proprio per questo: creare opportunità autentiche per prendere coscienza delle proprie risorse, all’insegna della condivisione delle pratiche e delle riflessioni, per un processo in continua evoluzione verso una cittadinanza reale e una comunità inclusiva di apprendimento e di azione.

L’altro, Marco Rossi-Doria, è figura di spicco nel mondo dell’educazione in Italia e non solo, fondatore del progetto Chance, Sottosegretario all’Istruzione nonché illustratore del libro, edito da Il Margine, Il ragazzo sta bene così. Nelle strade di Napoli ho imparato ad educare, di Carmine Amato, che racconta la “storia vera di un adolescente cresciuto sulla strada, a Napoli, che rischiava di finire «malamente», e si ritrova educatore, maestro e compagno di chi ha diritto a una seconda possibilità”. Anche Carmine sarà ospite a Trento, il 13 e il 20 maggio, di due istituti comprensivi della città e incontrerà ragazzi che, in un mondo a troppe velocità, potranno ascoltare e, perché no, raccontare storie che avranno il loro ritmo e la loro andatura. Quella di chi ha bisogno di buoni educatori dentro la scuola, ma di chi ha la stessa necessità di trovarne anche in strada.

Anna Molinari 

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