Iran, giustiziato il primo manifestante

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Tweet di Gianluca Costantini vignettista e attivista

All’alba dell’8 dicembre Mohsen Shekari, 23 anni è stato impiccato al termine di un processo che ha rappresentato una messinscena della giustizia.

Shekari era stato arrestato appena tre settimane prima ed era stato accusato di reato di “inimicizia contro Dio” per aver “bloccato la circolazione stradale” nella capitale Teheran, “alimentato paura”“privato le persone della libertà e della sicurezza” e “intenzionalmente ferito un agente della sicurezza” con un coltello.

Almeno altre 18 persone rischiano l’esecuzione per aver preso parte alle manifestazioni iniziate a metà settembre dopo la morte sotto tortura della 22enne Mahsa Amini.

Dodici sono già state condannate a morte: Sahand Nourmohammad-Zadeh, Mahan Sedarat Madani, Manouchehr Mehman Navaz, Mohammad Boroughani, Mohammad Ghobadlou, Saman Seydi, Hamid Ghare Hasanlou, Akbar Ghafarri e quattro prigionieri della provincia di Alborz, di cui non sono noti i nomi. Seydi e Boroughani sono stati trasferiti in isolamento nel braccio della morte, segnale che la loro esecuzione potrebbe essere imminente. 

Sotto processo o accusati di reati per i quali è prevista la pena di morte sono Abolfazl Mehri Hossein Hajilou, Mohsen Rezazadeh Gharegholou, Saeed Shirazi, Ebrahim Rahimi, Majidreza Rahnavard e Toomaj Salehi.

Almeno 28 persone, tra cui tre minorenni, rischiano così l’esecuzione in relazione alle proteste in corso in Iran.

Le autorità iraniane usano la pena di morte come mezzo di repressione politica per instillare la paura tra i manifestanti e mettere fine alle proteste. Almeno sei persone sono già state condannate a morte in processi-farsa.

Le 28 persone sono state sottoposte a processi iniqui: sono stati negati i loro diritti a essere difesi da un avvocato di propria scelta, alla presunzione di innocenza, a rimanere in silenzio non rispondendo alle domande e ad avere un processo giusto e pubblico. Secondo fonti ben informate, numerosi imputati sono stati torturati e le loro confessioni, estorte con la tortura, sono state usate come prove nel corso dei processi. Le TV di stato hanno mandato in onda le ”confessioni” forzate di almeno nove imputati, prima dei loro processi.

I tre minorenni sono sotto processo in tribunali per adulti, in violazione della Convenzione dei diritti dell’infanzia, che l’Iran ha ratificato.

Amnesty International teme che oltre a queste 28 persone, molte altre rischino l’esecuzione, considerate le migliaia di rinvii a giudizio disposti finora. Il timore di imminenti esecuzioni è accresciuto dalle richieste da parte del parlamento e di altre istituzioni di avere processi rapidi ed esecuzioni pubbliche.

Firma l’appello e chiedi con noi lo stop delle esecuzioni!

Da Amnesty.it

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