Il mondo musulmano alla ricerca dello “Stato di natura civile”

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Nella esplicita volontà di dare il più grande impatto politico alla dichiarazione fatta da al-Azhar il 28 febbraio-1 marzo sulla cittadinanza e la convivenza, il Patriarcato maronita ha convocato un congresso islamo-cristiano nel corso del quale in una dichiarazione conclusiva, detta “dichiarazione di Louaïzé” ha espresso piena adesione al documento di al-Azhar. “Il congresso di Nostra Signora di Louaïzé – afferma il primo punto della dichiarazione - saluta e appoggia la dichiarazione di al-Azhar come un sincero appello da parte della più alta istituzione religiosa araba e islamica a una totale collaborazione in tutti i Paesi arabi, all’interno di uno Stato nazionale costituzionale civile che distingue tra religione e Stato, e basato sull’uguaglianza di tutti i cittadini di uno stesso Paese; un Paese che valorizza la diversità e la pluralità culturale e religiosa e sostituisce con la parole ‘cittadinanza’ i termini di maggioranza e minoranza”. Il colloquio si è tenuto sabato scorso, primo luglio, all’Università di Louaïzé (Kesrouan), promossa dall’ordine religioso mariamita, del quale fa parte il patriarca Rai, presente un certo numero di esperti musulmani e cristiani che avevano preso parte al Cairo ai lavori sfociati nella dichiarazione di al-Azhar, oltre ai capi di tutte le comunità musulmane del Libano.

La dichiarazione di Louaïzé spinge quella di al-Azhar verso il riconoscimento dello “Stato di natura civile” (espressione destinata a evitare l’ambiguità che per un musulmano ha quella di ‘Stato laico’) nel quale la nozione di cittadinanza, con tutte le sue implicazioni giuridiche (uguaglianza dei diritti e doveri di tutti i cittadini) si sostituisce, sul piano delle conseguenze giuridiche e civili, a quella dell’appartenenza religiosa musulmana o cristiana, di minoranza e di maggioranza. Questa questione di terminologia potrebbe apparire secondaria, agli occhi di qualcuno. In realtà, non lo è affatto. La dichiarazione di al-Azhar aveva utilizzato la frase “Stato nazionale costituzionale” per parlare dello Stato moderno, che costituisce il superamento definitivo del concetto di “Stato islamico” esaltato finora sia nella sua accezione moderata che in quella estremista. Alcuni avevano comunque criticato questa ambiguità di formulazione. Con la dichiarazione di Louaïzé questa è eliminata, perché la definizione “Stato di natura civile” vi coesiste parallelamente a quella di Stato nazionale costituzionale, in quanto le due espressioni sono equivalenti.

Del resto, lo stesso sceicco Abbas Choumane, braccio destro del grande imam di al-Azhar ha adottato, nel suo intervento all’inizio del colloquio la definizione “Stato dinatura civile” per parlare dello Stato della cittadinanza difeso dalla dichiarazione di al-Azhar. Letta personalmente dal patriarca Rai alla fine dell’incontro, la dichiarazione di Louaïzé è stata approvata – con la riserva di ritocchi minori che sarann apportati in seconda lettura – dallo sceicco Abdellatif Deriane, mufti sunnita della Repubblica, dallo sceicco Ahmad Kabalan, mufti jafarita, lo sceicco Naïm Hassan, lo sceicco Akl della comunità drusa e lo sceicco Mohammad Asfour del Consiglio superiore alauita.  Tale dichiarazione esprime d’altro canto la preoccupazione di “proteggere il vivere-insieme” in Libano come è consacrato nel preambolo della Costituzione, contro “le tensioni confessionali, i timori e gli schieramenti” che lo indeboliscono. Si rileva inoltre la necessità di "far evolvere la politica (...) verso uno Stato di natura civile".

La dichiarazione impegna il Libano e tutti gli altri Paesi arabi a rinforzare la loro azione contro l’estremismo, ogni irrigidimento e riflusso, a "concentrarsi sulla moderazione e l'equilibrio" e "cooperare a tal fine tra istituzioni religiose, educative o culturali", al fine di creare "una cultura nuova". I fautori della dichiarazione hanno affermato che a servizio dei loro obiettivi essi si metteranno in contatto con il Vaticano e altre istituzioni religiose internazionali musulmane e cristiane "in uno sforzo di coordinamento e cooperazione". I partecipanti hanno anche approvato l'invito a fare del Libano un centro internazionale per il dialogo tra religioni, culture e civiltà. La dichiarazione di Louaïzé appoggia la causa palestinese e chiede alle comunità arabe e internazionali di “lavorare seriamente per fermare le guerre e i conflitti in Siria, Iraq, Yemen e in ogni altro luogo”, trovandovi soluzioni politiche. Per parte sua, lo sceicco Abbas Choumane ha proposto al Libano di imitare una delle sue iniziative, la formazione di un consiglio permanente, la “Casa della famiglia egiziana”, presieduta insieme dal grande imam di al-Azhar e dal papa dei copti ortodossi, Tawadros II, che ha lo scopo della convivenza in Egitto.

Moderato dall’ex ministro Tarek Mitri, il colloquio è stato segnato dagli interventi di Rabab Sadr, Farès Souhaid, Radwan Sayyed, Abbas Halabi, Antoine Messarra e Antoine Courban. La sua prosecuzione sarà assicurata da un comitato comprendente il rettore dell’Università de Louaïzé, padre Walid Moussa e l’ex parlamentare Farès Souhaid.

Da: Asianews.it

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