La guerra nascosta dell’America Latina

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Immagini: Colin Davis da Unsplash.com

Il recente assassinio di un candidato alla presidenza in Ecuador, il giornalista Fernando Villavicencio, ucciso il 9 agosto durante un comizio, è solo l’ultimo di una catena di episodi di sangue che rivelano al mondo un conflitto strisciante che pervade l’unico continente – Oceania a parte – non teatro di guerre ufficiali. Il confronto sanguinoso vede da una parte i potenti cartelli delle mafie, e dall’altra, più che i governi (spesso infiltrati, se non controllati dai narcos), i popoli di interi Paesi.

Intanto in Ecuador si vota in un clima da guerra. Centomila tra poliziotti e soldati sono stati mobilitati per la sicurezza delle elezioni che si tengono oggi, domenica 20 agosto. Christian Zurita, un caro amico e collega del giornalista, è stato scelto per candidarsi al suo posto. Zurita, 53 anni, ha promesso di continuare la crociata anti-corruzione di Villavicencio e, ha dichiarato che il crimine organizzato è così profondamente radicato in Ecuador che il Paese è diventato un “narcoStato”. Villavicencio, a sio dire, sarebbe stato assassinato perché progettava di militarizzare i porti del Paese punti cruciali del  contrabbando di cocaina.

La polizia ha arrestato sei sospetti per l’omicidio, tutti membri di fazioni criminali colombiane. Un altro è stato ucciso in una sparatoria. Ma Zurita accusa la polizia del Paese di connivenza, visto che inspiegabilmente il sicario armato è passato indisturbato da tre controlli di sicurezza. Avrebbe poi dichiarato di voler “epurare” la polizia. “È un processo di deterioramento totale delle condizioni sociali in luoghi che non conoscevano la violenza”, ha dichiarato. Secondo Diana Atamaint, presidente del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), “garantire la vita degli elettori” sarà il primo obiettivo e verrà dopo il “salvaguardare il diritto di voto di tutti”...

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