Vicenza: ha avuto senso

Stampa

"Cosa aspettate a batterci le mani, a metter le bandiere sui balconi". Cantava così anni addietro il giullare medievale Dario Fo nel dileggiare il potere restituendo dignità agli oppressi. In verità Vicenza di bandiere sui balconi ne aveva pochine ed i battimani venivano più dalla piazza che dai palazzi. Insomma la mitica comunità della "sacrestia d'Italia" con la quale solidarizzare dov'era? Certo, in parte stava tra i centomila nonviolenti, ma più di qualche segnale porta a pensare che è meglio non azzardare un referendum cittadino. Non abbiamo la certezza in tasca di avere la maggioranza a sfavore dell'ampliamento della base USA e dell'aeroporto Dal Molin. Troppo indotto. Troppa dipendenza.

Poca accoglienza? Grande nonviolenza. Questo è il dato politico. Un'enorme massa nonviolenta, composta, educata tra forze dell'ordine discrete. Un paio di ebeti che inneggiavano alle BR erano l'eccezione a conferma della regola e nemmeno si vedevano tra i molti cittadini americani accorsi. Un grande sindacato dall'organizzazione impeccabile, la CGIL, ha aggiunto ordine e sicurezza. Impossibile non sentirsi parte della sigla che ha contribuito a sconfiggere il terrorismo e gli anni di piombo.

La protesta non riguardò solo la base militare ma anche la politica unilaterale del Pentagono / Casa Bianca che, a partire proprio dal 17 febbraio, non coincide più con quella del Congresso degli Stati Uniti. La politica Bush junior si sta allontanando non solo dalla NATO o dalla carta dell'ONU ma dagli stessi USA e da suo padre, la sua famiglia che con il piano Baker offrì una seppur timida via d'uscita.

Partiamo da qui. Lo stesso giorno dalle due sponde opposte dell'oceano ci si stava chiedendo se v'era un'altra via. In molti hanno riavvolto il lungo nastro dell'ideologia buttando a mare la contrapposizione e le sue trappole per farsi una sola domanda. Ha senso tutto ciò?

Ha senso a pochi giorni dal più grande allarme lanciato non solo dal Rapporto ONU sull'ambiente ma anche dagli economisti di Davos giocare alla guerra globale? Ha senso da parte dell'opposizione limitarsi a sperare di conquistare la maggioranza senza ridisegnare un nuovo progetto politico? Andare al potere per fare cosa? Neoliberismo? Bene! Ma da quando il neoliberismo si preclude dei mercati come l'Iraq o l'Iran? Commerciare armi con mezzo mondo oggi non significa forse incrementare conflitti e precludersi sviluppo domani? Ha senso anche per il neoliberista tutto ciò?

Ha senso da parte del paese limitarsi a fare il tifo senza maturare un minimo di pensiero politico sul "senso più umano e profondo" di governo del bene pubblico? Qui ed ora? Ha senso continuare a consumare tutte le risorse primarie ad una velocità tale da non permettere più a mio nipote di vedere la neve o forse a suo figlio di vedere Venezia? Non ha forse più senso fare Europa attorno all'allarme europeo dei Blair e dei Chirac anziché rincorrere la politica dello scorso millennio della Casa Bianca ostaggio di poche multinazionali del COⲀ? Non ha forse più senso unire non solo l'Europa ma anche agganciare gli USA e tutti i volonterosi, come auspicato dal Premio Nobel Joseph Stiglitz, nella guerra contro i disastri climatici rifondando un nuovo Patto Atlantico? Perché combattere altri popoli, altre culture, altri stili di vita? Non possiamo forse rivedere anche il nostro? Fare quattro chiacchiere con la nostra antropologica avidità?

La vera rivoluzione nonviolenta di Vicenza potrebbe andare oltre re-immaginando di destrutturare la tragedia del 12 settembre e quindi la summa di Bush: "il nostro stile di vita non si tocca!". Ridisegnare quindi nuove relazioni internazionali che riconoscano il nostro complesso di superiorità che vorrebbe far escludere dalla mensa comune molti popoli.

Rideterminare il nostro posto non potrà che farci del bene. Riconoscere che non siamo più noi a tenere la barra ma altri ci aiuterà a non subire il trauma del confronto. Allora ci faranno sorridere i nostri discorsi altisonanti, i nostri piani strategici, le nostre alleanze contro i nemici futuri e la nostra stessa "cooperazione allo sviluppo". Ci farà vergognare l'immensa quantità di denaro bruciata sino ad oggi in armamenti mentre coloro che noi consideravamo i Sud del mondo preferivano investire in ricerca, scolarità diffusa, Università ed etica.

Urge liberarci da mappe mentali restrittive re-immaginando un futuro da gregari. Utili secondi che non hanno una faccia da salvare nelle tante ritirate. Per far ciò educhiamoci alla più profonda nonviolenza che sa ricercare nell'altro la ragione per re-iniziare un dialogo. Molti cartelloni dei manifestanti andavano in questa direzione. Dal "go home" s'è passati al "come in". Venite che abbiamo bisogno di voi. Per fare un'altra guerra che ci aiuti a ri-discutere il nostro stile di vita e non saccheggi le ultime risorse rimaste.

Un processo che ristorni progressivamente le risorse dalle armi alla cooperazione tra i popoli rafforzando a tal proposito le Istituzioni transnazionali di mediazione: da Bruxelles a New York con l'applicazione appieno dei principi delle Magne Carte: Pace positiva, Sviluppo umano, salvaguardia dell'Ambiente. Una politica nonviolenta che si avvalga di un linguaggio costruttivo e che sappia cooperare con coloro che sembrano essere più lontani dalle nostre posizioni; siano essi Stati Uniti od Iran. Una polis che faccia carta straccia degli elenchi di stati canaglia, assi del male, territori sotto embargo, civiltà nemiche, liste nere. Insomma, un'amministrazione alla La Pira. Che inviti, medi, stia in mezzo, non precluda e che si prenda la propria parte di responsabilità.

Gino Pagliarani ci ricorda che è più difficile abitare la contraddizione e la complessità della pace che fare la guerra. E' più complesso ma non impossibile destrutturate uno stile di vita ingordo di risorse primarie che non delegare l'accaparramento di quest'ultime a terzi. Solo allora potremmo batterci le mani e metter le bandiere sul balcone. Quando riusciremo al liberarci non solo dei fantasmi del passato ma a costruire nuovi ed inediti percorsi.

Fabio Pipinato

Ultime su questo tema

Dall’obiezione di coscienza all’opzione fiscale

23 Novembre 2022
La pace non è semplice assenza di guerra, ma un percorso che si costruisce garantendo giustizia, luoghi per la ricomposizione dei conflitti e disarmo. (Laura Tussi)

Insieme per fare informazione. In nome di un mondo migliore

15 Aprile 2021
Da oggi Raffaele Crocco è il nuovo direttore di Unimondo. Resta anche direttore responsabile dell’Atlante. Due progetti che si affiancano con l’idea di diventare un migliore strumento di informazione.

L'aggravarsi delle diseguaglianze, l'affermarsi delle furbizie e degli egoismi. Che fare?

06 Aprile 2021
La pandemia ha rivelato anche antichi vizi italiani. Ma le democrazie si reggono se ci si affida in primo luogo alla propria disponibilità ad essere cittadini attivi e a concorrere al perseguimento...

Dossier: mappe dell’accoglienza in Italia

28 Marzo 2021
Dati e numeri per capire le politiche migratorie e la gestione dell’accoglienza in Italia.

Un progetto per cambiare il mondo

19 Febbraio 2021
 La "Terrestrità" è un neologismo creato da Alfonso Navarra, il portavoce dei Disarmisti esigenti. Il progetto Memoria e Futuro, all'interno della Rete per l'educazione alla "Te...

Video

Esseciblog: Il servizio civile nazionale