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Pace, Costituzione europea e la Nato
Servizio civile
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Dopo l'appello "Non c'è democrazia con la legge Gasparri!" e in
concomitanza con il vertice straordinario dell'Unione Europea per l'apertura della Conferenza intergovernativa sulla Costituzione Europea, Alex Zanotelli, Luigi Ciotti, Gino Strada, Gianni Minà lanciano il documento PACE, COSTITUZIONE EUROPEA E LA NATO, nato anch'esso sull'onda del successo della decima Marcia per la Giustizia che si è svolta da Agliana-Quarrata lo scorso 13 settembre. Per sostenere e aderire al
documento è possibile inviare una mail ad Antonio Vermigli
mailto:[email protected] o via fax allo 0573/718591
PACE, COSTITUZIONE EUROPEA E LA NATO
Nella nuova Costituzione dell'Unione Europea (UE) appare chiaro che la pace non è uno dei principi su cui si fonda l'ispirazione della politica estera dell'Unione, ma è solo uno degli obiettivi della sua azione e il ripudio della guerra non è mai preso in considerazione. Basta soffermarsi sugli articoli 188, 205, 207 e 210. Ciò che si vuol salvaguardare sono "gli
interessi fondamentali dell'UE" che rimandano agli "interessi vitali" della nuova strategia imperiale. È chiaro per la Costituzione europea che la pace può essere interrotta da missioni militari che sono contemplate per "assistenza militare, prevenzione dei conflitti e mantenimento della pace, combattimento nella gestione di crisi, stabilizzazione al termine dei conflitti, lotta contro il terrorismo anche sul territorio di stati terzi".
È incredibile che la nuova Costituzione preveda "un'agenzia europea per gli armamenti" ed anche un Fondo costituito dai contributi degli Stati membri. Su tutto questo il parlamento europeo ha solo una preminente funzione consultiva. È il Consiglio che detiene il potere decisionale in questo campo.
Purtroppo tutto questo non tiene conto della nuova sensibilità europea espressa nelle grandi manifestazioni del 15 febbraio nelle capitali europee. Sembra ormai che anche nel centrosinistra europea abbia prevalso alla fine un avvicinamento alla linea atlantica, che ruota attorno a Londra
e a Madrid e, oggi, a Roma e che trova un certo consenso di Giscard e Amato, predisposti a stemperare le critiche più aspre all'ideologia della guerra preventiva.
Colpisce all'articolo 1 e 2 l'assenza del valore della pace, assunta invece solo come obiettivo e quindi declassata da guida primaria all'azione politica. L'UE si pone innanzitutto come potenza sulla scena internazionale con la riaffermazione implicita di quella ragion di stato che viene riproposta - esautorato a riguardo il parlamento - a livello sovrastatale,
sotto la guida di un organismo intergovernativo come il Consiglio e che il movimento pacifista mondiale sta attaccando dalle fondamenta nella prospettiva di un mondo unificato. Affermare invece che la pace è un valore in sé avrebbe avuto come conseguenza che sarebbe stato assumibile l'articolo 11 della nostra Costituzione - il ripudio della guerra - assieme
ad impegni vincolanti sulla giustizia, l'uguaglianza, la lotta alla miseria nelle relazioni nord-sud. È quanto ha tentato di fare la campagna italiana perché nella nuova Costituzione europea potesse entrare quest'affermazione: "L'Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. L'Europa contribuisce alla costruzione di un ordine internazionale pacifico e democratico, a tale scopo promuove e favorisce il rafforzamento e la democratizzazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e lo sviluppo della cooperazione internazionale".
È in questo contesto che bisogna cominciare a riflettere seriamente sul peso della NATO nell'UE. Questo diventa ancor più urgente ora che l'UE è sotto pressione per rafforzare un processo di militarizzazione per poter controbilanciare il colosso militare USA.
La sola esistenza della NATO, come alleanza cui aderiscono i paesi europei, implica un'ipoteca pesantissima che vanificherebbe la miglior Costituzione europea che si possa concepire, per gli aspetti della difesa, ma anche della democrazia effettiva e della libertà.
Si tenga conto, infatti, che il funzionamento della NATO si basa almeno su tre livelli:
1- Un primo livello è costituito dal Trattato costitutivo
dell'alleanza. Questo livello è forse il più innocuo, in quanto i termini del trattato sono noti ed espliciti, approvati dai parlamenti nazionali. Il problema di fondo è però che l'Alleanza da un lato va ben al di là del trattato istitutivo e dall'altro è divenuta via via qualcosa di ben diverso da com'era stata fondata.
2- Un secondo livello, infatti, è costituito da una serie d'accordi rimasti rigorosamente segreti, mai sottoposti a nessuna verifica parlamentare, che regolano aspetti cruciali: tra questi tipicamente le basi militari. È evidente che tali accordi hanno per i governi nazionali una forza più forte delle rispettive norme costituzionali e possono violarle impunemente. Nella recente aggressione all'Iraq, pur non essendo coinvolta la NATO in quanto tale, è stata denunciata la violazione della Costituzione per la cessione del permesso di sorvolo dello spazio aereo, nonché per l'uso delle basi americane in territorio italiano.
3 - Ma vi è un terzo fattore forse più grave. Nel corso dell'ultimo decennio, lo spirito e le finalità stesse dell'alleanza si sono profondamente trasformate con decisione di vertice e senza nessuna verifica democratica da parte dei parlamenti nazionali e dei cittadini. Il principale di questi cambiamenti è stato il "nuovo concetto strategico" definito nel vertice della NATO di Washington del 1999. Esso ha trasformato radicalmente l'Alleanza da difensiva in offensiva, uno
strumento per affermare gli interessi dei paesi membri in qualsiasi parte del mondo essi si vedano minacciati. Questo carattere aggressivo dell'Alleanza pone quindi la guerra come strumento per risolvere (ma anche per creare) i conflitti, in drammatica violazione dello spirito e della lettera della nostra Carta costituzionale. Ma l'Alleanza, dopo il vertice di Washington, ha continuato a trasformarsi. Molti commentatori hanno osservato che l'allargamento a nuovi paesi europei (molti dei quali vengono contemporaneamente inclusi dell'UE) fa parte di una manovra ampiamente promossa da Washington per fare dell'Alleanza uno strumento più facilmente asservibile ai propri disegni imperiali: questa analisi ha ricevuto una
conferma esplicita immediata in occasione dell'aggressione all'Iraq. Nel vertice di Praga di quest'anno, poi, la NATO ha sostanzialmente sposato la strategia dell'"attacco preventivo", enunciata lo scorso anno ed immediatamente messa in pratica da Washington. Anche questo ribaltamento di
strategia (dalla "difesa" all'"attacco militare", per di più "preventivo")
- una vera "mutazione genetica" - passa senza venire sottoposto alla verifica di nessun parlamento nazionale né da parte dei cittadini.
Fonte: Rete di Lilliput