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OSM/DPN: mozione politica conclude l'assemblea nazionale
Servizio civile
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L'Assemblea degli obiettori alle spese militari per la Difesa popolare nonviolenta (OSM/DPN) che si è tenuta nei giorni scorsi a Cattolica ha visto l'approvazione all'unanimità di due mozioni, una politica ed una organizzativa. Il dibattito, aperto da una relazione di Massimo Aliprandini a nome del Centro coordinatore nazionale, ha percorso e sviluppato tra ll'altro i temi di come prendere coscienza della gravità della situazione internazionale le cui tendenze rischiano di aumentare il ricorso alle soluzioni militari di fronte ad una conflittualità crescente sulla scarsita' delle risorse planetarie; come rilanciare l'obiezione alle spese militari come opposizione al riarmo e al coinvolgimento bellico dell'Italia, orientamento militarista che unifica tutta la politica ufficiale; come accogliere, dentro la Campagna, la modalita' del "5X1000 di pace" proposta dall'appello "Scelgo la nonviolenza attiva"; come aprire la questione politica del Servizio Civile legato alla difesa nonviolenta (anche per dare uno sbocco credibile all'opzione fiscale).
La mozione politica approvata all'unanimità "valuta con favore l'iniziativa, lanciata da Alex Zanotelli, ed accolta da numerose realtà nonviolente, di una modalità di obiezione di coscienza al riarmo e alla guerra, esercitabile anche attraverso la destinazione del 5 per mille a progetti di interposizione nonviolenta all'estero; invita i promotori di "Scelgo la nonviolenza attiva" a coordinarsi con la nostra Campagna OSM/DPN, inserendo questa modalità di obiezione tra le opzioni offerte dalla nostra Guida pratica"
Inoltre sottolinea che, nell'attuale momento politico, "la forma principale di costruzione della DPN (Difesa popolare nonviolenta) deve riguardare l'opposizione chiara e decisa alla deriva militarista ed autoritaria dello Stato italiano, che partecipa in modo subalterno alla "guerra contro il terrore" e aggredisce, per esigenze di business antipopolare, le comunità locali tentando di imporre con la forza poliziesca, a danno di vitali equilibri sociali ed ambientali, speculazioni immobiliari, grandi opere infrastrutturali e basi militari". "La DPN cresce dal basso diventando componente della resistenza popolare alla violenza "interna" dello Stato burocratico" - afferma la mozione.
La mozione considera, che in tale contesto, nell'ambito di una strategia di transarmo, la sperimentabilità istituzionale della DPN abbia bisogno di una condizione preliminare ineludibile: la conversione del modello militare da offensivo e nuclearizzato, in ambito transatlantico, a difensivo e totalmente convenzionale, come sancito dalla Costituzione, in ambito europeo: quando i governi, attraverso l'esercito, come oggi succede, violano la Costituzione, fanno guerre neocoloniali e condividono la preparazione di stermini nucleari è il momento di concentrare le energie per organizzare, con coraggio e spirito di verità, la disobbedienza civile diffusa e generalizzata contro lo scempio perpetrato nei confronti del patto fondamentale di cittadinanza.
La DPN "si prepara con una mobilitazione che sottragga il nostro Paese alle politiche internazionali di guerra; noi denunciamo il nostro coinvolgimento bellico e neghiamo qualsiasi collaborazione ai responsabili di sofferenze e devastazioni mortifere per il nostro popolo e per tutti gli oppressi del mondo" - sottolinea la mozione. E suggerisce che, "pur ribadendo l'importanza dell'obiettivo dell'opzione fiscale, nel momento in cui le articolazioni della politica ufficiale si unificano in una strategia di guerra, le varie forme di obiezione, inclusa la nostra, riconoscano sé stesse come percorsi di protesta e di pressione per la riduzione delle spese militari, da ancorare ad una precisa ed esplicita rivendicazione del cambiamento del modello di difesa".
La mozione evidenzia inoltre che "l'obiezione alle spese militari e le varie forme di resistenza nonviolenta devono diventare l'anima dell'opposizione alla politica militarista italiana e puntare ad inceppare concretamente la macchina della guerra; noi obiettiamo perchè non vogliamo pagare per la guerra ed anche perchè vogliamo che tutti i cittadini possano intanto pagare per il tipo di difesa che è stata chiaramente tratteggiata dalla Costituzione" e "ribadisce, con questa consapevolezza e questo spirito, l'importanza di sostenere campagne di sensibilizzazione disarmiste di massa, come le leggi di iniziativa popolare per un futuro senza atomiche e senza basi militari e di promuovere nuove forme e linguaggi di comunicazione". In particolare, nel quarantennale dell'assassinio di Martin Luther King, che cade proprio in questi giorni, di fronte al suo alto esempio, ricorda che "la nonviolenza non è acquiescenza innocua ed accomodante, non è solo sperimentalità costruttiva, ma è obiezione, noncollaborazione, disobbedienza civile, che comportano rischio per chi le pratica".
La mozione raccomanda infine "a tutte le componenti del movimento per la pace di non ascolare le sirene della "legge del minimo sforzo" nel momento in cui - i segni economici, sociali ed ecologici lo indicano chiaramente - si aggrava una crisi globale di civiltà e si richiede da parte di ciascuno e di tutti il massimo di responsabilità e di impegno: dobbiamo liberarci da vecchie catene che rischiano di trascinarci nel fondo dell'abisso ed aggrapparci con tutte le nostre forze a piattaforme di idee e pratiche concrete che galleggino e navighino verso sponde nuove. Sponde di salvezza comune dell'umanità, la Terra Promessa di un mondo che sappia gestire i conflitti con metodo nonviolento".