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Città di Castello: al via la 'Fiera delle Utopie Concrete'
Servizio civile
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Si è aperta ieri a Città di Castello la ventesima edizione della "Fiera delle Utopie Concrete". Fondata nel 1998 su impulso di Alexander Langer, compianto attivista e pacifista altoatesino scomparso nel 1995, la Fiera si è confermata negli anni come un laboratorio aperto nel quale presentare, elaborare e trasmettere esperienze, soluzioni e conoscenze di sostenibilità ecologica dell'economia e della società.
La Fiera rappresenta l'esempio migliore di un approccio concreto alle tematiche ecologiche, perché ha sempre proposto e contribuito a realizzare progetti che hanno permesso di toccare con mano la concretezza delle problematiche di cui spesso si discute in maniera astratta. È importante che la sfida per la sostenibilità ambientale venga portata avanti con esempi concreti, che vadano ad intervenire nella vita quotidiana delle persone.
Vent'anni di "Utopie concrete" sono anche l'occasione per fare un bilancio della manifestazione, che "per noi è positivo - sottolineaKarl-Ludwig Schibel, coordinatore della Fiera - perché nonostante la delicata situazione generale, abbiamo visto nel corso degli anni che molte delle questioni da noi affrontate sono diventate di dominio pubblico, così come molte delle nostre proposte e segnalazioni sono state fatte proprie dalle amministrazioni. Parlare vent'anni fa di riscaldamento globale, risparmio energetico, gestione intelligente dei rifiuti o riduzione del traffico urbano poteva sembrare un azzardo o una fantasia, ora l'importanza di queste tematiche è riconosciuta da tutti. Adesso il problema è semmai capire perché, nonostante tutto, la questione ambientale non abbia ancora il posto che meriterebbe nelle agende politiche, ed è quello che ci chiederemo e sui cui discuteremo nel corso della Fiera".
La conversione ecologica è diventata 'Socialmente desiderabile', come si augurava Alexander Langer quando, nel 1988, venne inaugurata la Fiera delle Utopie Concrete? La ventesima edizione della manifestazioneparte proprio da questa domanda. Un quesito che, stando alle cronache quotidiane, apparentemente non può che avere una risposta negativa, finendo col trascurare però le tante nuove alternative di produzione e vita ambientalmente più compatibili. E che proprio per questo servirà per rilanciare, nei quattro giorni della manifestazione, i temi dello sviluppo e dell'agire sostenibile analizzato da diversi punti di vista.
Anche quest'anno sarà infatti particolarmente ricco il programma della "Fiera", tra incontri, seminari, dibattiti e spettacoli teatrali, nella molteplicità di approcci che da sempre contraddistingue la manifestazione altotiberina. Si parla così di "Rifiuti e razionalità", di "Desideri, benessere e sostenibilità" e di "Conversione ecologica e politica" con Ralf F㼀cks, presidente della Fondazione Heinrich B㶀ll, Mario Agostinelli, del Consiglio regionale della Lombardia e Wolfgang Sachs, ricercatore al Wuppertal Institut. Tutto ciò senza dimenticare le nuove generazioni, partendo proprio da quelle "nate" con la Fiera, cioè da quelle ragazze e ragazzi che oggi hanno 20 anni o poco più. Con una rappresentanza di giovani italiani e tedeschi, insieme a Peter Kammerer, docente universitario ad Urbino, ci si chiederà "Cosa desiderano i giovani? Come vedono il mondo e le sfide ambientali e di sviluppo sostenibile?".
Ma l'edizione 2008 della Fiera delle Utopie Concrete è dedicata anche e soprattutto al ricordo di Alexander Langer, politico, scrittore e giornalista italiano tra i nomi più importanti del pacifismo e ambientalismo europeo, che della Fiera fu uno dei principali promotori. A lui è stato intitolato ieri il parco cittadino di Città di Castello e verrà dedicato uno degli spettacoli teatrali in programma, "Alexander Langer. Profeta tra gli stupidi", di Andrea Brunello.
E come da tradizione, nel corso della Fiera verrà celebrato il Premio Langer 2008 - assegnato dall'omonima fondazione> - andato quest'anno alla straordinaria iniziativa della costruzione del villaggio Ayuub che raccoglie vedove e orfani nel sud della Somalia, un esempio di come si possa tentare e riuscire, almeno in piccolo, ad arginare l'orrore in un paese dilaniato da 15 anni di guerra civile. Mana Suldaan, la donna - scomparsa recentemente - che sta all'origine di questa storia aveva portato avanti il suo impegno per cambiare la cultura dominante del suo paese, che vuole le donne costantemente relegate ai margini, e si era battuta strenuamente contro le mutilazioni genitali, di cui sono vittime la maggior parte delle bambine.