Servizio civile

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“Si potrebbe dire che il servizio civile costituisce, nell'attuale momento storico, un segno dei tempi... per la formazione della persona, la scelta preferenziale per i poveri e gli emarginati, la diversificazione delle proposte secondo gli interessi e le attese dei giovani”. (Giovanni Paolo II, 8 marzo 2003)

 

Evoluzione storica del concetto

Destinare una parte del proprio tempo e lavoro per il bene della collettività in cui si vive è un principio base della convivenza umana. Per secoli è stata una pratica normale, affidata a regole implicite interne alla comunità di appartenenza. Così tutti gli abitanti intervenivano a seconda delle capacità per costruire strade o ponti, fare bonifiche, mantenere gli spazi comuni o farsi carico delle situazioni sociali difficili. Tuttavia, con la nascita dalla seconda metà del diciannovesimo secolo dello stato sociale, la cura del bene comune inizia ad essere sempre più impersonale e affidata alle sole autorità pubbliche. Non fanno eccezione i sistemi comunisti, dove vi è sì un ampio spazio per il “lavoro volontario”, ma organizzato in modo spesso coercitivo dalle stesse autorità. Negli stati liberali invece l'attività di volontariato diviene un'espressione privata, per lo più mossa da ragioni di credo religioso o ideale.

E il servizio civile, come si colloca? Si potrebbe dire che è una via di mezzo. E' infatti un'attività orientata al bene comune, organizzata dalle autorità pubbliche ma basata molto sull'adesione volontaria dei singoli. Non quindi un vero lavoro – per quello ci sono i normali servizi sociali o tecnici dello stato o dei comuni – e nemmeno puro volontariato individuale. Piuttosto un mix tra dovere e volontà, frutto di quella spinta alla partecipazione ed all'impegno verso i mali del mondo tipici degli anni sessanta e settanta del secolo scorso. Una critica alla lontananza e disattenzione degli stati burocratici, ed insieme la sperimentazione della responsabilità politica individuale che era il sogno di una generazione. “La storia siamo noi”, canterà Francesco De Gregori in quegli stessi anni.

Nella famiglia delle azioni che possiamo ricomprendere nel concetto di “servizio civile” ve ne sono alcune più strettamente legate al dovere – ossia il servizio alla comunità come alternativa obbligatoria alla leva militare – ed altre più volontaristiche. Tra queste ultime forse la capostipite sono i Peace Corps, i Corpi di Pace lanciati nel 1960 da John Fitgerald Kennedy durante la campagna elettorale per la sua elezione a presidente degli Stati Uniti d'America. Istituiti concretamente l'anno successivo, e tuttora operanti come Agenzia del Governo federale, hanno costituito uno strumento per inviare quasi duecentomila volontari ad operare per lo sviluppo e la pace in gran parte del mondo impoverito.

 

Il servizio civile in Italia

In Italia il servizio civile nasce come forma alternativa alla leva militare obbligatoria, istituito dalla legge 772 del 1972 che riconosceva dopo anni di lotte l'obiezione di coscienza al servizio militare. La legge resta molto vaga su cosa dovessero fare gli obiettori al posto della naja, parlando di un loro generico distacco “presso enti, organizzazioni o corpi di assistenza, di istruzione, e di protezione civile e di tutela del patrimonio forestale”, in attesa di istituire il Servizio civile nazionale. In realtà ci vorranno venticinque anni per la nascita di un vero e proprio Ufficio nazionale, a seguito della riforma del 1998, e nel frattempo il servizio civile si organizza in modo quasi autonomo.

Specie all'inizio infatti lo Stato non sa bene cosa fare con gli obiettori di coscienza, salvo assegnarli alle caserme dei vigili del fuoco. Così alcuni di essi promuovono il proprio impiego autodistaccandosi presso enti del privato sociale, e anche su loro spinta il Ministero della Difesa inizia a stipulare delle convenzioni apposite per l'invio. La prima è con la Comunità di Capodarco, nelle Marche, struttura di promozione dei disabili, e la gran parte degli impieghi resterà per lungo tempo nell'ambito dell'assistenza sociale.

Nei primi anni i numeri del servizio civile restano bassi, specie per gli ostacoli burocratici prodotti dalla Difesa – che mantiene il diritto di vagliare le domande presentate tramite un'apposita commissione – e per la durata dell'impegno, superiore di otto mesi al servizio militare. Fino alla fine degli anni settanta nel servizio civile sono impiegate meno di mille persone all'anno, e gli enti coinvolti sono poche centinaia. I dati però crescono costantemente, e già nel 1977 la Caritas Italiana firma la convenzione per accogliere obiettori in servizio civile, aprendo la strada ad una sua capillare diffusione nei mondi parrocchiali.

Si affacciano anche i primi enti pubblici, in particolare i comuni e le allora unità sanitarie locali. Gli stessi compiti dei giovani impegnati si ampliano al campo ambientale, culturale e di protezione civile, mobilitandosi poi per alcune catastrofi nazionali come il terremoto dell'Irpinia nel 1980. Una serie di sentenze della Corte Costituzionale favoriscono inoltre l'ampliamento del riconoscimento all'obiezione di coscienza, fino alla parificazione nella durata col servizio militare introdotta nel 1989.

Questa serie di novità porta ad un vero e proprio boom nelle domande di servizio civile: dalle 5.600 del 1988 si passa in un solo anno a quasi il triplo, 13.700. E con lo stesso ritmo si raggiungono nel 1995 le 45.000 fino alla punta massima di 108.000 nel 1999. Una testimonianza di pochi giovani molti convinti si trasforma in poco più di vent'anni nella scelta di una larga fetta dei richiamati alle armi. Ciò spinge a chiedere una modifica nei criteri di gestione del servizio civile, fino ad allora molto farraginosi.

Ma una prima riforma, approvata dal Parlamento, viene respinta dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga nel 1992. Bisognerà attendere perciò il 1998 per vedere votata la legge 230 “Nuove norme in materia di obiezione di coscienza”, che avvia un cambiamento radicale sull'intera materia. Seguirà nel 2000 la decisione di sospendere, nei fatti abolendola, la leva militare obbligatoria a partire dal 2007, previsione poi anticipata al 2005. E infine nel 2001 la legge 64 sul servizio civile volontario, che pone le basi per una continuazione oltre la fine della leva e per la parità di accesso anche delle donne.

 

Il servizio civile oggi

Attualmente il servizio civile in Italia è un'esperienza volontaria offerta a giovani dai 18 ai 28 anni, dura dodici mesi ed è curato da un apposito Ufficio Nazionale per il Servizio Civile istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Nella sua presentazione ufficiale viene definito come “un modo di difendere la patria, il cui 'dovere' è sancito dall'articolo 52 della Costituzione; una difesa che non deve essere riferita al territorio dello Stato e alla tutela dei suoi confini esterni, quanto alla condivisione di valori comuni e fondanti l'ordinamento democratico”. I settori in cui è possibile prestare servizio sono assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale.

Gli enti che ospitano i volontari sono amministrazioni pubbliche o associazioni no profit, devono essere registrate presso un apposito albo a livello nazionale o regionale, a seconda del proprio territorio di riferimento, e formulare specifici progetti di servizio civile. I requisiti organizzativi e di risorse umane richiesti distinguono gli enti in “classi”: dalla più piccola, la “quarta”, alla più grande, la “prima”.

Gli enti iscritti all’Albo nazionale propongono i propri progetti direttamente all’Ufficio Nazionale i propri progetti di servizio civile, che se approvati vengono inseriti nei bandi di volta in volta emessi sulla base delle risorse economiche a disposizione. Gli enti accreditati invece a livello regionale si rapportano con gli uffici territoriali, gestiti dalle Regioni e dalle Province Autonome. Queste inoltre possono emanare proprie leggi in materia di servizio civile, aggiungendo dunque bandi specifici con caratteristiche proprie. In Emilia Romagna ad esempio il servizio civile regionale è aperto anche ai ragazzi dai 15 ai 18 anni, agli adulti oltre i 28 oltre che agli stranieri, mentre in Veneto tra i settori di impiego è prevista l’economia solidale. Attualmente sono dodici gli enti territoriali che hanno promosso proprie leggi sul servizio civile regionale, complementare a quello nazionale.

I volontari che intendono svolgere attività di servizio civile presentano una domanda all’ente verso il quale sono interessati durante il periodo del Bando, e se superano l’eventuale selezione vi si impegnano per un anno sulla base di un progetto d’impiego. L'impegno è di circa trenta ore settimanali. L’ente è tenuto a svolgere una formazione nei confronti dei volontari, e al termine dell’anno di impiego essi ricevono un attestato di servizio. Il periodo è inoltre riconosciuto ai fini del trattamento previdenziale figurativo, riscattabile, è prevista l’assistenza sanitaria gratuita ed un punteggio nei concorsi pubblici. Se l’attività svolta è coerente con il percorso di studi, è riconosciuta anche come credito formativo da molte Università.

Il servizio civile può essere svolto all’estero, in progetti spesso di costruzione della pace e di cooperazione allo sviluppo. Dalla sua istituzione circa tremila giovani hanno fatto questa esperienza, ribattezzata da alcuni Caschi Bianchi per richiamarsi ai Caschi Blu militari delle Nazioni Unite. Esiste anche uno specifico progetto informativo al riguardo, chiamato Antenne di pace.

Per i volontari in servizio civile è previsto un compenso di 433,80 euro netti mensili, che salgono oltre gli 800 nel servizio all’estero. L’attività svolta non determina l’instaurazione di un rapporto di lavoro e non comporta la cancellazione né la sospensione dalle liste di collocamento o da quelle di mobilità. Tuttavia la presenza di un compenso per alcuni rende poco calzante il termine di “volontari”. Altri hanno segnalato il rischio che il servizio civile possa in qualche modo scivolare verso una forma di lavoro a basso costo per il mondo del sociale o della pubblica amministrazione. Ma la polemica principale si è avuta per il calo drastico di risorse, in particolare con la sedicesima legislatura (Governo Berlusconi IV). Ciò ha portato il numero di giovani inseriti nel servizio civile dai 57mila del 2006 ai 27mila del 2009, meno della metà. E le proposte di riforma presentate dallo stesso Governo tendono a ridurne ulteriormente numeri e caratteristiche.

 

Il servizio civile nel mondo

In gran parte dei paesi europei esistono forme analoghe alla nostra di servizio civile. Esse discendono da un lato dalla necessità di trovare alternative regolamentate alla leva militare obbligatoria. E’ questo ad esempio il caso della Svizzera o della Finlandia, dove il suo svolgimento è ancora in certo modo legato all’idea originaria della difesa della patria. Dall’altro lato vi sono esperienze mosse più dal desiderio di incentivare e diffondere il volontariato, specie tra i giovani, in campo sociale, culturale o ambientale. Così accade ad esempio in Francia o Germania, e mano a mano che nel mondo l’esercito di leva viene ridimensionato o abolito, questa visione del servizio civile risulta ampliarsi.

La stessa visione informa le proposte di volontariato istituite dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea, che non avendo propri eserciti nemmeno hanno il problema dell’alternativa civile. Queste istituzioni invece intendono promuovere la partecipazione civica, incentivando inoltre gli scambi interculturali tra persone di diversi paesi.

In particolare a livello planetario è stato creato già nel 1970 il programma UNV – Volontari delle Nazioni Unite, che promuove l’impiego su base volontaria di circa 7.500 persone all’anno nelle diverse Agenzie e Programmi dell’ONU o a sostegno di singoli governi. Le possibilità di servizio variano in molti settori, con periodi di impiego minimo di sei o dodici mesi rinnovabili. Possono accedere tutte le persone con più di venticinque anni d’età, con un’istruzione di livello almeno superiore. E’ previsto un contributo economico in forma di rimborso spese, che secondo alcuni avvicina i funzionari UNV a normali funzionari delle Nazioni Unite solo meno retribuiti. Significativo in ogni caso che oltre tre quarti dei volontari provengano da paesi impoveriti.

Infine a livello europeo è stato istituito più di recente l’EVS – Servizio volontario europeo. A differenza dell’UNV, si tratta di un programma con una soglia d’età precisa: sono ammessi infatti giovani dai diciotto ai trent’anni. Lo stesso inquadramento del servizio è all’interno delle politiche dell’Unione Europea dedicate alla gioventù, e dunque il carattere di beneficio sociale dell’azione volontaria si intreccia con quello di sostegno alla formazione extra-accademica ed alla mobilità giovanile. Come dire che fare un servizio agli altri, aiuta anche se stessi.

 

Approfondimenti:

- Cronistoria del servizio civile in Italia

 

Bibliografia:

Tra l'amplia bibliografia è riportata sul sito dell'UNSC, segnaliamo:

Luciano Righi, Giovani e servizio civile. Uno strumento di cittadinanza sociale, Franco Angeli, 2004
Istituto per la Ricerca Sociale, XI Rapporto della Conferenza Nazionale Enti Servizio Civile, 2009 (in .pdf)
Sara Guelmi (a cura di), Esserci. Esperienze di Servizio Civile. Il punto sulle attività delle Regioni, Franco Angeli, 2008

(Scheda realizzata con il contributo di Mauro Cereghini)

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