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La dura repressione del Perù e il vuoto l’appello alla calma
Riconciliazione
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Foto: Persnickety Prints da Unsplash.com
Un morto e 38 feriti nella giornata di proteste di giovedì scorso in tutto il Perù contro il governo della presidente Dina Boluarte. Questo il bilancio del ministero dell’Interno, che ha rivolto un appello ai manifestanti ad “abbandonare la violenza”. La vittima di giovedì è un manifestante che partecipava degli scontri con la polizia attorno all’aeroporto internazionale della città di Arequipa, nel sud del Paese. Sale così a 52 (51 manifestanti, un poliziotto) il numero delle vittime dall’inizio della crisi.
Lima si era svegliata all’alba del 19 gennaio al fragore di carri armati e di 12mila agentiche attraversavano il centro storico. Tutto ciò, per affrontare i partecipanti alla cosiddetta Grande Marcia dei Quattro quarti, che riuniva diverse organizzazioni civili degli altopiani meridionali del Paese, chiamate a confluire nella capitale, per dirigersi verso il Parlamento.
Quattro quarti é la traduzione di Tawantinsuyu, il nome in lingua quechua, dell’insieme di territori governati dalla monarchia incaica. Il termine si riferisce alla divisione territoriale dell’Impero Inca in quattro suyo o regioni, identificati con le quattro direzioni dei punti cardinali e che confluivano nella capitale, Cusco, origine delle quattro direzioni, delle quattro province e centro dell’Universo.
Poco prima delle 8, la Plaza San Martin, nel centro di Lima, sembrava uno scenario favorevole per la protesta. Le persone continuavano ad arrivare in gran numero e stavano avviandosi verso il palazzo del Congresso. A quel punto, una vecchia casa ad un angolo della piazza ha iniziato a bruciare. Nel caos creatosi, la polizia ha guadagnato terreno, circondando la piazza e bloccando l’accesso alla arteria che porta al Congresso. Alla fine i manifestanti si sono dispersi. Ci sono volute cinque autopompe e tre autobotti per riportare l’incendio sotto controllo. Un gruppo di vicini, che non si è identificato, ha affermato che l’incendio è stato causato da una bomba lacrimogena caduta sul tetto, anche se il governo ha poi smentito.
Mentre le fiamme dell’incendio illuminavano il cielo della capitale, la Presidente Dina Boluarte ha lanciato un messaggio televisivo alla Nazione in cui ha stigmatizzato la protesta, affermando che si trattava di “cattivi cittadini che cercano di infrangere lo stato di diritto, generare caos, disordine e prendere il potere”. Ha assicurato che “il governo è saldo e il suo gabinetto è più unito che mai”.
La protesta non ha raggiunto il suo obiettivo: il palazzo del governo o il Congresso. Nel pomeriggio, c’è stata una grande repressione ad Abancay, l’’arteria strategica che porta al Parlamento. Non ci sono state vittime, ma alcune persone sono rimaste ferite. Per quanto se ne sa, nessuno con armi da fuoco. A differenza degli altopiani meridionali, nella capitale la polizia non ha usato armi letali. Il bilancio delle vittime delle proteste, scoppiate il mese scorso, è ora di 45 morti, secondo il difensore civico del governo. Altri nove morti sono stati attribuiti a incidenti legati alle manifestazioni. Un poliziotto é stato dato alle fiamme ed é deceduto durante gli scontri...
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La presidente peruviana Dina Boluarte ha chiesto una “tregua nazionale” martedì 24 gennaio, poche ore prima che una nuova violenta manifestazione scoppiasse a Lima per chiedere le sue dimissioni. Parlando alla televisione, la Boluarte ha dichiarato che le proteste hanno causato perdite per 1 miliardo e 300mila dollari, tra danni alle infrastrutture e alla produzione. “Il Paese sta vivendo una situazione di violenza, generata da un gruppo di radicali senza un’agenda politica” ha detto. L’appello della Presidente é caduto nel vuoto. Finora, la repressione delle manifestazioni delle ultime sei settimane ha provocato 56 morti.
Sta destando scalpore l’irruzione, anche con un carro armato, delle forze dell’ordine all’Università San Marcos di Lima, in seguito alla quale sono stati detenuti quasi 200 manifestanti. Si denuncia l’assenza dei magistrati nell’operazione e il fatto che i dimostranti siano trattati come delinquenti. Il ministro dell’Interno ha dichiarato che l’intervento nell’università era giustificato perché “vi era flagranza di reato e stato di emergenza”. Alberto Fujimori, l’ex Presidente ora detenuto, aveva ordinato un’incursione simile nell’università nel 1991.
Intanto si segnalano 109 blocchi stradali in quasi 40 province. I fatti più gravi a Puno, dove è stato dato alle fiamme un commissariato, un ufficio governativo, e almeno quattro succursali bancarie. L’agenzia per i Diritti umani delle Nazioni Unite ha lanciato un richiamo perché sia garantita la legalità degli interventi nelle operazioni di polizia, mentre proseguono le operazioni di recupero di 400 turisti bloccati nel sito archeologico di Machu Picchu.
I manifestanti chiedono le dimissioni della presidente Dina Boluarte e si stanno concentrando a Lima da diverse parti del Paese per esprimere le richieste che avanzano da quando è stato destituito e arrestato l’ex presidente Pedro Castillo. “Dina asesina” è uno degli slogan più comuni sugli striscioni che compaiono durante le proteste. La successione di Boluarte alla presidenza è controversa, dato che ha prestato giuramento lo stesso giorno in cui Castillo è stato imputato e rimosso dall’incarico, il 7 dicembre. Benché la costituzione sia stata formalmente rispettata, il suo dispiegamento di forze militari contro i manifestanti, unito al rifiuto di riconoscere la legittimità delle loro richieste e a un’ampia rappresentazione di loro come agitatori dell’estrema sinistra, hanno ostacolato la sua capacità di costruire consenso. “Lei e il suo governo hanno trattato [i manifestanti] con una tale violenza e repressione da minare la legittimità del suo governo”, ha dichiarato Jo-Marie Burt, senior fellow del Washington Office on Latin America, un’organizzazione no-profit. “Se continuerà a governare con le spalle al popolo e a usare la repressione per tenere a bada i manifestanti, questo potrebbe durare per un po’, ma a un certo punto esploderà”...