In Libia forse la politica torna in primo piano

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Foto: Pexels.com

Un lungo salto verso la pace“un cambio di marcia nel percorso della transizione”, come ha chiosato l’Ambasciatore italiano a Tripoli Pasquale Ferrara.

Parliamo dell’insediamento del Governo transitorio libico, appena varato, che dovrà accompagnare il Paese sino alle elezioni previste il prossimo 24 dicembre. Un Governo legittimato dal voto di fiducia parlamentare, una prima volta dopo dieci anni dalla caduta del regime di Mu’ammar Gheddafi.

Il Governo libico di unità nazionale ha prestato giuramento il 15 marzo nella sede del Parlamento di Tobruk, città portuale ad est del Paese e confinante con l’Egitto, e, dopo anni di divisioni e conflitti, il Capo del governo, Abdul-Hamid Dbeibah, con la sua squadra ministeriale, si è subito insediato presso la sede del Consiglio dei ministri a Tripoli, la capitale. 

Un passo importante e fondamentale nella costruzione della stabilità politica e di sicurezza in Libia, essendo la prima volta, dal 2014, che un Governo libico ha autorità sull'intero territorio nazionale, anche se i nodi da sciogliere sono ancora molti: decine di milizie e oltre 20 mila mercenari stranieri sono infatti ancora molto attivi in ​​una parte significativa del Paese, il dossier dei prigionieri politici è ancora in sospeso e la difficoltà dell'accesso a diverse regioni e distretti aggrava ulteriormente la situazione.

Inoltre il nuovo esecutivo dovrà affrontare temi come il completamento dell’unificazione di tutte le Istituzioni del Paese, porre fine definitivamente a un decennio di combattimenti segnati da pesanti interferenze internazionali, e la preparazione alle elezioni di dicembre.

L’improvvisa accelerazione al ritorno al dialogo politico consensuale, dopo un decennio di contrapposizioni, anche violente, é stata la nomina, a Ginevra, sotto l’egida dell’ONU, da parte del "Forum del dialogo politico", di un nuovo Consiglio presidenziale e di un Capo di governo, il 5 febbraio. L'elezione di questo Consiglio, guidato da Mohamed el-Menfi, e formato da due Vice-presidenti, Moussa al-Koni et Abdullah Hussein Al-Hafi, e dal Primo ministro, Abdul-Hamid Dbeibah, riconosciuto da tutte le parti in conflitto, ha quindi costituito un gigantesco passo in avanti sulla strada per stabilire pace e stabilità. E’ stato un netto avanzamento verso l'unificazione delle Istituzioni del Paese, dopo tre mesi di stallo, che hanno fatto seguito alla settimana di colloqui a Tunisi, lo scorso mese di novembre.

Storica la seconda tappa: i 133 deputati dei due rami del Parlamento libico, quello di Tripoli e quello di Tobruk, che si sono incontrati, per la prima volta dal 2016, per pronunciarsi a favore del Governo di unità nazionale, con una schiacciante maggioranza di 132 deputati. 

Un segnale forte dal Parlamento libico, che testimonia il probabile inizio della fine delle divisioni in Libia e crea un clima che dovrebbe consentire di affrontare questioni importanti, tra cui quelle relative all'elaborazione di una legge elettorale e all'approvazione di una prima versione della Costituzione, che sarà successivamente sottoposta a referendum. 

Anche se la stabilità é, per il momento, ancora precaria e le aspettative deluse degli ultimi anni, consigliano prudenza nei giudizi. 

Sulla questione della riconciliazione, il Presidente del nuovo Consiglio di transizione ha riconosciuto, durante la cerimonia di giuramento del Governo, che non sarà possibile "raggiungerla pienamente prima della fine dell'anno in corso.” 

Portare il Paese fuori dal caos”: questa é la parola d’ordine nelle prime dichiarazioni del nuovo Primo ministro.

Abdul-Hamid Dbeibah, che non ha nascosto di essere vicino alla Turchia, era un outsider di fronte ai cacicchi della politica libica agli incontri di Ginevra, ma i sospetti incrociati di corruzione e i veti fra i diversi pretendenti, hanno portato alla sua nomina.

Uomo d’affari a capo della Libyan Investment and Development Company, considerata una delle più grandi società di costruzioni in Libia, e anche presidente della squadra di calcio libica Al Ittihad; originario della città portuale e mercantile di Misurata, a 250 km dalla capitale, senza una chiara linea ideologica, ha occupato posizioni di rilievo sotto il regime di Mu’ammar Gheddafi. 

Fatto che ha fatto storcere il naso a molti e che, come ha scritto la testata online Africa Intelligence  “il fantasma di Gheddafi incombe sul governo di Dbeibah.

La Libia é un Paese fondamentalmente tribalecon scarso senso del concetto di unione nazionale, e per eleggere questo nuovo Governo si é dovuto, dopo anni di discussioni, accontentare un po’ tutti, con un’alchimia da fare invidia al “ manuale Cencelli”.

Il nuovo Governo è composto da due Vice-primi ministri, 26 Ministri e sei Segretari di Stato. Cinque Ministeri, tra cui due di prima fascia, Affari esteri (Najla El Mangoush) e Giustizia (Halima Ibrahim Abderrahmane), sono stati assegnati a donne. Solo il 15% della compagine governativa, ma una novità assoluta in ambito libico, dove la parità di genere é ancora molto lontana.

L’Ambasciatore statunitense in Libia Richard Norland, l’ha definito “un periodo storico per le donne libiche”, mentre UN Women ha salutato le nomine femminili come “ un passo importante per la promozione dei diritti della donne.”

Il rilancio economico dipenderà in larga misura dalla situazione della sicurezza con un conseguente incremento sostanziale del PIL la cui volatilità, in questi ultimi anni, è stata accentuata dalla forte dipendenza dell'economia dall'attività petrolifera, che si é drasticamente ridotta a causa della guerra civile.

Secondo la Banca africana allo sviluppo (BAD) nel suo rapporto sulle “Prospettive economiche 2021 in Africa” la Libia é in testa alla classifica del Continente africano, il solo Paese con crescita a due cifre. Dopo una caduta della sua economia l’anno scorso stimata a – 60,3% , la BAD prevede per quest’anno una crescita del 37,5%.

Il dato non é certamente sfuggito alla vicina Tunisia per la quale la BAD prevede una modesta crescita del 2%.

La Libia dopo anni di distruzioni sarà da ricostruire e la ricostruzione libica é stata al centro dei discorsi nella visita del Presidente tunisino Kaïs Saïed, che, lo stesso giorno dell’insediamento del nuovo Governo libico, si é recato a Tripoli per una visita ufficiale lampo (mezza giornata).

La nascita del Governo libico rappresenta oggi una nuova speranza e soprattutto una garanzia di maggiore stabilità per la Tunisia, che condivide quasi 500 chilometri di confine con questo turbolento vicino.

La Tunisia, per la quale la Libia era uno sbocco importante e in crescita nel 2011, ha subito un crollo del commercio, soprattutto dal 2014. Le ripetute chiusure delle frontiere, a causa del conflitto, e più recentemente la pandemia Covid-19, hanno minato i circuiti dell'economia, anche informale, che irrigaravano il tessuto economico tunisino. Senza dimenticare il settore del turismo, con le decine di migliaia di libici che costantemente venivano in Tunisia, anche per motivi sanitari; cosi’ come l’importanza che aveva il tessuto produttivo libico che nei tempi migliori ingaggiava oltre 150 mila lavoratori tunisini.

Che ruolo potrebbe avere l’Italia nella ricostruzione della Libia? Giacomo Fiaschi, da anni residente in Tunisia, e attento osservatore di fatti e misfatti dell’area nord africana, in un articolo pubblicato da Le Formiche ha scritto che  “in questa partita, che rappresenta uno dei maggiori business del secolo, l’Italia potrebbe giocare un ruolo formidabile se solo smettesse per un istante di guardare alla Tunisia esclusivamente come al Paese dei migranti clandestini....”

Aggiungendo che “... la Tunisia in quanto base logistica dove tutte le imprese coinvolte troveranno le condizioni ideali per basarsi sia dal punto di vista organizzativo, sia da quello dei servizi finanziari sarà la prima a beneficiare di questa sua posizione, cosa che non è certo sfuggita agli osservatori nazionali ed internazionali.”

L’importanza di un triangolo fra Italia, Tunisia e Libia, per la ricostruzione delle infrastrutture di quest’ultima, é da anni nelle speranze della maggior parte degli oltre 900 imprenditori italiani che fanno impresa sul suolo di Cartagine.

Adesso pare si profili all’orizzonte l’ora di passare all’azione, sempre che il privato trovi il sostegno necessario, in termini di strategie politiche, da parte delle Istituzioni publiche.

Ferruccio Bellicini

Pensionato, da una quarantina d’anni vivo nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo: Algeria, prima, Tunisia, ora. Dirigente di una multinazionale del settore farmaceutico, ho avuto la responsabilità rappresentativa/commerciale dei Paesi dell’area sud del Mediterraneo, dal Libano al Marocco e dell’Africa subsahariana francofona. Sono stato per oltre 15 anni, alternativamente, Vice-Presidente e Segretario Generale della Camera di commercio e industria tuniso-italiana (CTICI). Inoltre ho co-fondato, ricoprendo la funzione di Segretario Generale, la Camera di commercio per lo sviluppo delle relazioni euro-magrebine (CDREM). Attivo nel sociale ho fatto parte del Comitato degli Italiani all’estero (COMITES) di Algeri e Tunisi. Padre di Omar, giornalista, co-autore con Luigi Zoja del saggio “Nella mente di un terrorista (Einaudi 2017).

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