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Babele, il ritorno del Department of War
Pace
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Foto: Unsplash.com
di Giulia Ferraro, Agenzia per il Peacebuilding*
L’amministrazione Trump continua a sorprendere con gesti e dichiarazioni che hanno più il sapore di una sceneggiatura hollywoodiana che di una politica razionale. A inizio settembre, un ordine esecutivo del Presidente degli Stati Uniti intima a ri-nominare il Dipartimento della Difesa in Dipartimento della Guerra. Un salto nel passato, con concrete modifiche al sito web ufficiale (ora war.gov), ai canali social e persino al titolo di “Secretary of War” del titolare del dipartimento, Pete Hegseth.
La sensazione è che il linguaggio pubblico, invece di unire, divida. Prendiamo il lessico della guerra e della pace. Da mesi Trump si autoproclama “paladino della pace”, promettendo la fine del conflitto Russia-Ucraina in 24 ore e suggerendo di meritarsi il premio Nobel. Eppure la pace che rivendica non è quella sostenibile che nasce da compromessi e giustizia, che vuole durare nel tempo ed evitare ulteriore distruzione e sofferenza. La sua pace è uno slogan, una campagna mediatica. Un gioco linguistico rischioso che svuota completamente parole come “pace”, già sbandierata a caratteri cubitali bianchi su banner blu profondo come il cielo d’Alaska. E intanto, i conflitti reali - dall’Ucraina al Medio Oriente - continuano.
Eppure, il linguaggio politico ha un peso. Non è un caso che dopo il 1945 gli Stati Uniti abbiano scelto di rinominare il Department of War in Department of Defense, così come hanno fatto gran parte dei Paesi europei. Una scelta simbolica per marcare il passaggio dal tempo dell’aggressività a una nuova era di responsabilità. “Difesa” infatti significa protezione, prevenzione, estrema ratio; mentre “guerra” significa offesa, iniziativa, accettazione della violenza. Questi non sono dettagli semantici ma orientamenti politici e morali con conseguenze drammatiche e concrete sul mondo e sulle persone. Così “difesa” può significare indiscriminato attacco preventivo, “pace” può coincidere con rigida imposizione, “democrazia” può diventare sinonimo di obbedienza...