Quanto costerà al Mondo la crisi ucraina

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Foto: Unsplash.com

Quello che pare certo è che ne usciremo acciaccati tutti. La valutazione è delle cancellerie internazionali, che seguono affannate l’evolversi sempre più rapido della crisi in Ucraina. Ma è facilmente condivisibile. La decisione di Putin di riconoscere le autoproclamate repubbliche di Lugansk e Donetsk, nel Donbass, ha acceso la miccia. Resta da capire se ci sarà l’esplosione, cioè la guerra conclamata. Le due repubbliche sono ufficialmente sotto protezione militare di Mosca, che ha fatto avanzare le proprie truppe in territorio ancora ufficialmente ucraino spiegando che qualsiasi azione militare di Kiev verrà interpretata come una minaccia e, quindi, scatterà la rappresaglia.

La decisione – arrivata non casualmente lo stesso giorno della fine delle Olimpiadi invernali a Pechino – sembra aver dato corpo definitivo al progetto politico di Putin. Gli osservatori internazionali spiegano che il Presidente russo non vuole solo tenere la Nato lontana dai propri confini. Quello che vuole è ricostruire la Grande Russia, mettendo assieme i pezzi di “mondo russo” rimasti isolati, cioè in altri Paesi, dopo la caduta dell’impero sovietico. Questo significa rischio concreto per ampi territori in Asia Centrale e per le Repubbliche Baltiche. Queste ultime sono, attualmente, coperte dall’ombrello della Nato, ma sono in molti a chiedersi se reggerebbe. La crisi, quindi, potrebbe diventare lunga. Soprattutto, potrebbe portarci per decenni dentro , schemi di gioco che si pensavano persi nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Intanto, resta la cronaca a raccontare cosa accade. E non è un bel racconto.

Kiev ha reagito alle decisioni del Cremlino e alle scelte militari di Putin, che ai confini con l’Ucraina avrebbe schierato il 75% del proprio apparato militare convenzionale. Il Presidente Zelensky ha firmato un decreto per richiamare in servizio tutti i militari in congedo tra i 18 e i 60 anni. Una mobilitazione generale, che porta l’esercito ucraino a circa 200mila unità. Contemporaneamente, ha preparato uno stato d’emergenza per 30 giorni. “E’ arrivato il momento di reagire, di reagire con forza”, ha spiegato. Ha anche alzato il livello dello scontro, internazionalizzandolo per quanto possibile. “il destino dell’Europa – ha detto – si decide sul campo, in Ucraina”. Kiev ora più che mai chiede di aderire all’Unione Europea e alla Nato, pur sapendo che tempi e modi sono lunghi e complessi. Questa posizione viene vissuta da Putin come una provocazione. Per il Cremlino gli interessi e la sicurezza della Russia “non sono negoziabili”, pur dicendosi ancora “aperto al dialogo” e disposto a discutere “soluzioni diplomatiche” alla crisi. Ma la richiesta del Cremlino è chiara: l’Ucraina deve impegnarsi a non entrare nella Unione Europea e nella Nato. Deve restare neutrale. Solo così Mosca smobiliterà le truppe.

Di fatto, tutte le porte appaiono chiuse. Il Governo statunitense e quello francese hanno disdetto gli appuntamenti con Mosca, programmati proprio per trovare una soluzione alla crisi crescente. Sono scattate anche le prime sanzioni contro oligarchi e banche da Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Canada e Giappone. Berlino ha anche di fatto chiuso il capitolo del  gasdotto Nord Stream 2. Sanzioni che colpiranno Mosca, ma danneggeranno anche le economie europee. Da questa crisi, anche non dovesse peggiorare, sembra siano tutti destinati ad uscirne male.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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