Pax Christi: non saremo davanti all'ambasciata iraniana a Roma

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"Non saremo davanti all'ambasciata iraniana a Roma questa sera perchè crediamo in chi costruisce ponti, in chi persegue il metodo dell'incontro, della verità e della riconciliazione non in chi, giocando alla provocazione, cerca contrapposizione, coltiva rifiuto e accende un inutile allarme centrato sulla logica terribile e ben oliata degli "stati canaglia" o del "nemico/amico", portatrice di tante violenze e motivo di troppe guerre". Cominicia così il comunicato di Pax Christi che continua:

- perchè non leggiamo nell'invito a protestare contro le frasi aberranti di Ahmadinejad un sincero desiderio di sciogliere i nodi dell'odio e della ingiustizia che soffocano il popolo israeliano e quello palestinese in un unico respiro mortale.

- perchè non ci pare il luogo adatto in cui dare prospettiva alla questione che si è aperta. Luoghi adatti sono una politica più lungimirante e meno chiacchierona, più ponderata e meno urlata; luogo adatto è la legittimazione delle istituzioni multilaterali e internazionali, la valorizzazione di ogni opportunità e esperienza di incontro e crescita comune, una seria politica estera meno preoccupata di trasformare le nostre ambasciate in mercati per vendere a buon prezzo il made in Italy e più attenta a progetti di cooperazione e collaborazione fra le nazioni e i popoli in vista di un mondo nuovo, possibile e pacificato.

- perchè ci stupisce la facilità con cui parti sociali, politiche, culturali e religiose si schierano su posizioni pensate a tavolino, funzionali più alla nostra realtà interna che al panorama internazionale, definite più sui nostri progetti e problemi politici che sull'agenda della pace e della nonviolenza.

Questa sera preferiamo non esserci, ma non ci stancheremo di impegnarci con le donne e gli uomini di buona volontà che:

- si indignano per parole che incitano all'odio e alla distruzione di un popolo e del suo stato e non ne diventano megafono

- credono nel comune cammino dei popoli e rifiutano i distinguo che costringono a dividere l'umanità e a cancellarne o violentarne una parte,
vivono gesti sinceri e costruttivi quali la giornata di amicizia cristiano-islamica (il 28 ottobre) o la giornata dedicata al dialogo con gli Ebrei che introduce l'ottavario di preghiera per l'unità dei cristiani (in gennaio): ostinati al dialogo, sempre e con tutti!

- esigono una azione politica più responsabile (in Iran, in Israele, in Palestina, in Italia, in Europa, nel mondo intero)

-riconoscono nel rispetto delle risoluzioni dell'Onu, nel diritto internazionale e nei diritti umani, per tutti, la piattaforma essenziale di ogni scelta e azione condivisibile

- chiedono il coraggio della nonviolenza nel linguaggio, nei gesti, nell'informazione, nella politica, nella religione, nell'educazione

- scelgono di fare il primo passo verso un mondo meno armato: mai alleati con i venditori di armi per affari come spesso invece chi protesta per l'atomica dell'Iran e ne possiede o progetta nuovi modelli.

- non temono di dire che lo stato di Israele ha il diritto di continuare a esistere e che lo stato Palestinese ha il diritto di nascere.

Il 9 novembre 2005, anniversario della caduta del muro di Berlino, anniversario del sogno di un mondo nuovo, rilanceremo la Campagna "Ponti e non Muri" perchè di gente costruttrice di ponti c'è bisogno, non di spudorati e interessati sostenitori di muri.

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