Asia. Tra settarismo e cosmopolitismo

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Sono stati Rashmi Bhatt e Debipasad Ghosh, due musicisti indiani maestri rispettivamente nell’uso della tabla (percussioni) e del sarod (strumento a corde simile al sitar), ad aprire ufficialmente la seconda edizione Sulle rotte del mondo, dedicata quest'anno ad Asia e Oceania.

Tra i “testimoni privilegiati” per l’apertura dell’evento è intervenuto Siddharth Shanker Saxena che auspicò di passare dal settarismo al cosmopolitismo. “il settarismo, che oggi minaccia anche paesi in cui le diverse fedi hanno imparato - seppur spesso faticosamente - a convivere già da molti secoli, e il cosmopolitismo, come suo necessario antidoto, "senza però cancellare le culture locali, piuttosto aprendo nuovi spazi per il confronto e il dialogo, per ampliare le sinergie, per lottate con strumenti nuovi contro la povertà. "

A seguire suor Rita Zamboni, nelle Filippine da 19 anni, “l'Asia è il Continente più popolato, culla di civiltà antichissime e delle grandi religioni monoteiste. Un Continente di povertà e ricchezza, che tuttavia coltiva il valore dell’armonia e dove il sacro pervade la vita quotidiana, in ogni suo momento, anche se dio è chiamato con nomi diversi e anche se qualche ideologia ha cercato di cancellarlo. Oggi però ci sta riuscendo l’evoluzione tecnologica, che mette in crisi i valori tradizionali senza cambiare le rigide divisioni in classi sociali, che si riflettono fin dentro alle famiglie. I poveri sono moltissimi: nelle Filippine il 60% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il 10% emigra. Ma la banca dei poveri (la Grameen bank di Muhammad Yunus) è nata in Asia e si sta diffondendo a macchia d’olio, con una forte partecipazione delle donne.”

Infine il presidente Dellai: "Siamo in una stagione di grandi cambiamenti, di grandi trasformazioni strutturali, senza chiuderci in difesa, come sta accadendo anche a civilissimi paesi dell'antica Europa, cercando piuttosto di coniugare due parole molto importanti, conoscenza e solidarietà. Conoscenza perché se non ci si sforza di conoscere, di comprendere cosa sta accadendo dentro e fuori i nostri confini cresce la paura, aumenta l’inquietudine. E specularmente solidarietà, perché se si conosce si è anche più propensi a condividere e a dare il proprio contributo, conformemente ad una tradizione che in Trentino ha radici antiche e profonde, e coinvolge istituzioni, associazioni, semplici cittadini."

Il primo appuntamento serale dell’evento ha fatto il pieno: protagonista il giornalista Dominique Lapierre curatore de “La città della gioia”, già reporter per testate come Newsweek e Paris Match, ha sparto alcune cifre: 50 milioni di persone sopravvivono con meno di 800 calorie al giorno, poco più della razione alimentare che i nazisti davano ai loro prigionieri. Più di 2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Un quarto della popolazione deve sopravvivere con un euro al giorno. Più di 300 milioni di bambini della terra non avranno mai l’opportunità di entrare in una scuola.

Lapierre ebbe la fortuna di conoscere “quel leader eccezionale, quale il mondo non aveva conosciuto da secoli, il Mahatma Gandhi”. Gandhi aveva condotto il suo popolo alla libertà senza sparare un colpo, senza fare esplodere una bomba, parlando solo di amore e di nonviolenza. E tutto questo quando non esistevano quasi mezzi di comunicazione, perché più del 70% degli indiani non sapeva né leggere né scrivere, e radio e televisioni erano pressoché inesistenti. In un paese enorme, così diversificato, in questo mosaico di razze, di culture, di religioni quale era l’India il piccolo Mahatma, quasi nudo, era riuscito a trasmettere il suo messaggio di libertà.

"Quando il mio libro ebbe successo desiderai ringraziare i miei amici indiani donando una parte dei proventi delle vendite a una istituzione che il Mahatma avrebbe approvato; così, assieme a mia moglie, anche lei Dominique, mi recai a Calcutta, una città di 12 milioni di abitanti, afflitta da ogni calamità, dove in certi quartieri la speranza di vita non supera i 40 anni. La prima persona che visitammo fu una suora anziana in sari bianco ornato di blu, Madre Teresa". [F.P.]

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