Burundi: si vietino le mine antipersona

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In occasione di un seminario internazionale sulla questione delle mine antipersona nella Regione centroafricana, la Campagna Internazionale Contro le Mine (ICBL) ha sollecitato il governo del Burundi al rispetto dell'accordo di cessate il fuoco siglato nel dicembre 2002 che proibiva espressamente l'uso di mine, ha chiesto una mappatura dei territori minati e la predisposizione di tracciati bonificati all'interno del Paese.

Nonostante gli accordi di pace di Arusha, secondo il rapporto della Campagna antimine 2003, in Burundi si è registrato un crescente uso di mine sia da parte delle forze governative (che lo negano) che di quelle di opposizione.

In vista del "Summit per un mondo libero dalle mine" che si terrà a Nairobi in Kenia dal 29 novembre al 3 dicembre 2004, la portavoce di ICBL Susan Walker ha dichiarato che "se pur noi riconosciamo l'avvenuto avvio di un processo di pace in Burundi, le mine non conoscono alcun cessate il fuoco né accordo di pace".

Cominciati a fine gennaio con il meeting di Amsterdam, i colloqui di pace tra governo e ribelli delle Forze di Liberazione Nazionale (FNL) sembra siano però già interrotti. Il portavoce dei ribelli, Pasteur Habimana, ha dichiarato che le FNL rifiuteranno di sedersi nuovamente al tavolo delle trattative se l'esercito burundese non fermerà l'offensiva contro i ribelli che va avanti da ormai due settimane nei dintorni della capitale Bujumbura.

In Burundi è in corso da oltre 10 anni una guerra civile che ha causato circa 300.000 morti, ed un milione di profughi, su una popolazione totale di 6,5 milioni di persone. Il mancato accordo con le FNL e la mancanza di un censimento e di carte d'identità per la popolazione sarebbero intanto tra i principali ostacoli elencati dal Ministro degli Esteri Therence Sinunguruza all'organizzazione delle consultazioni elettorali previste per il prossimo ottobre. [RB]

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