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Sudan: in corso le elezioni multipartitiche, garantire imparzialità senza ingerenze
Guerre dimenticate
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Sono in corso per il secondo di tre giorni consecutivi le operazioni di voto in Sudan: più di 16 milioni di sudanesi sono chiamati alle urne nelle prime elezioni multipartitiche in quasi 25 anni per scegliere il Presidente della Repubblica.
"Nonostante gli annunci di boicottaggi e di ritiro parziale di forze dell’opposizione e le insistenti critiche alla regolarità della campagna elettorale e del voto, rilanciate e amplificate anche all’estero - con particolare insistenza sulle controverse accuse di crimini di guerra commessi in Darfur formulate dalla Corte penale internazionale nei confronti del Presidente in carica Omar Hassan El Bashir - milioni di aventi diritto sono rimasti ieri per ore in fila, sfidando perfino temperature di 45 centigradi, per partecipare alla “storica” consultazione che in qualche caso è stata resa ieri più difficile dalla ritardata apertura e chiusura di alcuni seggi e da altre irregolarità tecniche minori" - riporta l'agenzia Misna.
Il presidente uscente Omar Hassan el Bashir rimane ormai incontrastato, dopo il ritiro delle candidature dei suoi principali avversari, tra cui Yasser Arman, candidato di Juba - segnala Nigrizia. Le tensioni si manifestano, però, anche all'interno dello stesso Splm. Ieri il presidente del Sud Sudan e vice di Bashir, Salva Kiir, ha negato che il suo partito intendesse boicottare le elezioni in 13 delle 15 regioni sudanesi.
L’ex-presidente americano Jimmy Carter, presente con una delegazione del suo Centro per i diritti umani che ha sede negli Stati Uniti ad Atlanta (insieme con circa 850 osservatori internazionali), sottolineando lo svolgimento sostanzialmente sereno del voto di ieri, ha detto: “Sono convinto che tutti i partiti partecipanti, inclusi quelli che si sono ritirati a livello nazionale, vogliono una transizione pacifica e la pace. Non credo che alcun partito stia minacciando alcun tipo di violenza, intimidazione o disturbo del voto” - riporta l'agenzia Misna.
Nei giorni scorsi, con un comunicato la Campagna Italiana per il Sudan ha chiesto che sia garantita l’imparzialità e che siano evitate indebite interferenze volte a spostare gli equilibri politici interni. Rilanciando gli appelli del Sudan Democracy First Group, una coalizione di sudanesi democratici di diverse appartenenze politiche ed etniche e rappresentanti di diversi gruppi sociali, aveva chiesto inoltre "il ritiro immediato degli osservatori internazionali, destinati a fungere da copertura ad un processo che ormai ha perso chiaramente di legittimità".
Secondo questo gruppo di attivisti sudanesi, che dichiara di operare in collaborazione con altri simili iniziative sorte nel paese, ma anche di molti analisti indipendenti, in queste elezioni non sarebbe più in gioco il consolidamento della pace firmata nel 2005 e l’esercizio democratico di un fondamentale diritto di cittadinanza dei sudanesi, garantito dalla costituzione vigente, ma la necessità di legittimazione internazionale del regime uscito dal colpo di stato del 1989 e del suo presidente, colpito da un mandato di cattura internazionale - commentava la Campagna.
Un segnale è stato dato dalla missione europea, che ha ritirato i propri osservatori dal Darfur, a causa del persistente clima di insicurezza che non permetteva loro di lavorare. "Temiamo che anche la comunità internazionale abbia i suoi propri interessi da giocare nell’area, e che questi non coincidano con quelli dei sudanesi che vorrebbero consolidare la pace e sviluppare un sistema politico democratico nel proprio paese" - concludeva il comunicato della Campagna Italiana per il Sudan.
Nonostante l'avvallo internazionale resta da vedere cosa succederà dopo le elezioni nel più grande e complesso paese dell’Africa, al centro di una delle aree geografiche più instabili del mondo. [GB]