Liberia: tregua del Lurd e denunce di Msf

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Nella capitale liberiana di Monrovia, le milizie del Lurd, il movimento Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia, ha proclamato una tregua unilaterale con effetto immediato. L'inatteso e improvviso annuncio arriva dopo un'intera notte di violenti scontri nella zona del porto.

Dai primi di giugno i combattimenti tra le forze del Lurd (Liberiani Uniti per la Riconciliazione e la Democrazia) e le milizie governative del presidente Charles Taylor hanno già causato la morte di centinaia di persone. Secondo un primo bilancio diffuso dal ministro della difesa liberiano, Daniel Chea, sarebbero circa 300 le vittime e un migliaio i feriti nei combattimenti a Monrovia.

Gli scontri rischiano però di provocare una vera catastrofe umanitaria dal momento che col proseguire dei combattimenti aumentano le difficoltà di reperire cibo e beni di prima necessità per i 250mila sfollati che si stima abbiano trovato rifugio nel centro di Monrovia in queste ultime settimane di guerra.

La drammaticità della situazione è denunciata anche dall'organizzazione Medici Senza Frontiere che tramite Enrico Dàvoli, Direttore generale di MSF Italia segnala la quasi totale immobilità della comunità internazionale nei confronti di ciò che sta accadendo in Liberia "l'assenza di un sistema sanitario e i gravi scontri esplosi lo scorso 5 giugno rappresentano una miscela esplosiva. Se l'Iraq ha potuto fronteggiare la crisi grazie alle presenza di strutture sanitarie adeguate e personale qualificato, in Liberia, nel silenzio più generale, rischiamo di assistere ad una catastrofe annunciata."

Al momento - secondo fonte Reuters - al consiglio di Sicurezza l'ambasciatore inglese ha esortato l'intervento americano in Liberia per porre fine ai massacri. Una nave da combattimento americana, la Kearsarge, attende ordini da Washington al largo delle coste liberiane, pronta a sbarcare 2000 marines e mezzi militari. Per il momento però il presidente americano George W. Bush, in procinto di visitare alcuni paesi africani (7-10 luglio: Senegal, Sud Africa, Botswana, Uganda e Nigeria), si è limitato a dire che Charles Taylor deve dimettersi da capo del governo.

Il 17 giugno scorso ad Accra, in Ghana, è stato firmato un accordo che prevede la cessazione delle ostilità e l'inizio di colloqui per la formazione di un governo da cui Taylor dovrebbe essere escluso. Il Presidente liberiano da un'emittente radiofonica ha però precisato "io sono qui con le donne e gli uomini combattenti per incoraggiarli a continuare la lotta. La mia sopravvivenza è la loro sopravvivenza".

Fonti: Misna, Warnews, Msf .

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