Diamanti: primi monitoraggi del Kimberly Process

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Il Kimberly Process, nato da un accordo internazionale volto a porre fine al commercio di diamanti "insanguinati", cioè utilizzati per finanziare conflitti armati, ha effettuato in questi giorni la sua prima missione ufficiale.

Primo Paese ad essere monitorato è stato la Repubblica Centrafricana. Quest'ultima è tra i 70 Stati che hanno sottoscritto il trattato impegnandosi a creare ed implementare un sistema che controlli in modo efficace il commercio delle pietre preziose. Tutti gli Stati che partecipano al Kimberly Process si sono inoltre impegnati a non commerciare diamanti con gli Stati che ne sono rimasti fuori. Questo è comunque un successo per la campagna mondiale promossa da Amnesty International con l'adesione di Mani Tese, Azione Aiuto, Greenpeace, Legambiente, Mani Tese, WWF e altri gruppi della società civile ha sostenuto fin dall'inizio del 2000.

"Siamo felici si sia arrivati alla prima missione di monitoraggio" ha affermato Corinna Griffith, di Global Witness, tra i promotori dell'iniziativa "Il Kimberly Process non sarà credibile a meno che non si monitorizzi in modo costante ed efficace tutti gli Stati partecipanti".

Intanto Survival International, da anni impegnata in difesa dei diritti delle comunità indigene e tribali, denuncia che il Governo del Botswana non permette ai boscimani Gana e Gwi di ritornare nella riserva di caccia del Kalahari centrale dalla quale erano stati cacciati con vari stratagemmi, tra i quali il taglio degli approvigionamenti idrici.

Ormai da 17 anni i boscimani sono vittime di molestie e intimidazioni dietro le quali, secondo l'organizzazione internazionale, si nasconderebbe l'interesse per lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di diamanti scoperti all'interno della riserva del Kalahari e la volontà di sviluppare progetti di promozione turistica dell'area.

Fonti: Global Witness, Survival International, Mani Tese, Amnesty International

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