Usa/Russia. Il gelo della nuova Guerra Fredda

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Foto: Pixabay.com

Martedì si parleranno in videoconferenza. Biden e Putin si incontreranno nel web, per tentare di disinnescare l’ennesima crisi. Per ora, ancora per qualche ora, quello che le due potenze vivono è il tempo delle minacce. Quelle della Nato a Mosca. Da Riga, dove i leder dell’alleanza si sono riuniti, il segretario generale, il norvegese Jens Stoltenberg ha detto a Putin che "la Russia pagherà un conto salato, se utilizzerà ancora una volta la forza contro l'indipendenza dell'Ucraina".

Il presidente russo ha risposto immediatamente, parlando dal Forum "La Russia chiama!", dedicato agli investitori. Putin ha detto che "esercitazioni militari organizzate dalla Nato, con simulazioni di attacchi nucleari alla Russia, bombardieri strategici a 20 km dai confini russi, navi militari nel Mar Nero sono una minaccia reale per noi”.

Un botta e risposta da rinnovata guerra fredda. Così, sale la tensione tra Russia e Occidente. Al centro dello scontro c’è ancora una volta l'Ucraina. Il segretario di Stato Usa, Blinken, ha accusato il Cremlino di essere pronto a invadere l'Ucraina e di puntare a destabilizzarla anche dall'interno. La Russia risponde sostenendo che Kiev ha ammassato 125 mila uomini, metà del suo esercito, vicino al confine con il Donbass, regione in cui la popolazione russofona ha unilateralmente dichiarato la propria indipendenza nel 2014. Questo, aggiungono da Mosca, con la chiara intenzione di avviare un’offensiva e riconquistare il territorio.

Accuse reciproche, secondo uno schema antico. Le voci di un tentato golpe a Kiev sono consistenti. Il presidente ucraino Zelenskij lo ha denunciato, accusando Mosca di appoggiare i golpisti. Il Cremlino ha ovviamente negato. La questione Donbass resta irrisolta e inquina le relazioni fra i due Paesi. Zelenskij rifiuta di trattare con i separatisti, vorrebbe un colloquio diretto con la Russia. Putin dice no. Quello ucraino a suo modo di vedere «è un conflitto interno, che eventualmente deve essere discusso tra le parti».

Kiev cerca intanto appoggi in Occidente e chiede di entrare nella Nato. Gli alleati, però, non vogliono uno scontro con Moasca. Blinken è stato chiaro: in caso di invasione russa del paese vicino, ci sarebbero «conseguenze economiche molto gravi» e non certo una risposta militare. 

Un braccio di ferro che resta pericoloso, ma che ha soprattutto nella diplomazia il terreno di scontro e confronto. Non a caso, martedì Biden dovrebbe incontrare Putin. Un incontro significativo anche dal punto di vista dei rapporti fra Usa e Europa. Molti osservatori sostengono, infatti, che Biden stia tentando di togliere di mezzo gli alleati europei, giudicati troppo rissosi e incapaci di affrontare la situazione. Così, Washington siede al tavolo direttamente e chiede che la Russia ricominci a colloquiare con la Nato. Putin non respinge l’idea, ma vuole un vero e proprio trattato scritto. Lo ha detto in più occasioni: la Russia cerca garanzie a lungo termine, forti e affidabili sulla propria sicurezza. Vuole intese che escludano ulteriori allargamenti della Nato verso Est e che impediscano il dispiegamento di sistemi d’arma pericolosi per la sicurezza del Paese. Le parole – quelle usate ai tempi di Gorbaciov – non bastano più, dice Putin. E intanto nella partita c’è già chi ha perduto: l’Unione Europa, messa ancora una volta fuori gioco.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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