Sudan: presto i 'gruppi di battaglia' dell'UE nel Darfur

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Il generale danese Gustav H㤀gglund, che ha da poco lasciato la guida del Comitato Militare dell'Unione Europea (CMUE) ha dichiarato in un'intervista al Financial Times che è "molto probabile" un prossimo intervento dell'UE in Sudan su richiesta dell'ONU ad opera dei "Battlegroups" (gruppi da battaglia) di 1.500 militari addestrati ad operazioni di peace-keeping a per il combattimento. Lo riporta un articolo di Analisi Difesa a firma di Claudio Catalano.

Sostituito lo scorso 7 aprile 2004 dal Generale Rolando Mosca Moschini (già Capo di Stato Maggiore della Difesa) alla guida del CMUE, l'organo formato dai Capi di Stato Maggiore delle forze armate degli stati membri dell'UE, il generale danese Gustav H㤀gglund ha dichiarato al quotidiano statunitense che una missione militare dell'UE in Sudan "potrebbe essere il banco di prova per i 'Battlegroups'". Secondo le decisioni prese nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri della difesa dell'UE, questi "gruppi di battaglia" dovranno essere operativi dal 2007, ma alcuni di essi potrebbero essere impiegati subito dopo l'approvazione formale del prossimo Consiglio Europeo di giugno. Il mese scorso il segretario Generale dell'ONU Kofi Annan ha annunciato la possibilità di un intervento militare in Sudan, come una delle priorità dell'ONU per le missioni di peacekeeping. Louise Fréchette, vice Segretario Generale dell'ONU avrebbe sondato la volontà dell'UE di partecipare alla missione - riporta Analisi Difesa.

Dal febbraio del 2003 due gruppi, l'Esercito/Movimento per la Liberazione del Sudan (Sla-m) e il Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem) sono in conflitto contro il governo di Khartoum per la questione del Darfur, abitato prevalentemente da neri. Il Governo è ritenuto da varie fonti responsabile di appoggiare milizie di predoni arabi (noti come Janjaweed) che da anni seminano morte e distruzione in questa parte di Sudan, dove secondo rappresentanti locali dell'Onu sarebbe in corso un "genocidio" che secondo varie organizzazioni per i diritti umani, come Human Right Watch, ha i tratti della "pulizia etnica". In poco più di 12 mesi di combattimenti la guerra del Darfur ha già causato 700mila sfollati interni, 130.000 profughi (tutti nel confinante Ciad) e diverse decine di migliaia di morti, 10.000 secondo le stime più accreditate. Medici senza Frontiere ha lanciato vari appelli sulla grave emergenza umanitaria nel Darfur.

Intanto ieri il governo islamico di Khartoum e i ribelli secessionisti dell'Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla) hanno trovato un'intesa che apre la strada a un accordo finale per porre fine al più lungo conflitto in corso nel continente africano, iniziato nel 1983 - riporta l'agenzia Misna. L'intesa non riguarda il Darfur, dove continuano gli scontri tra gruppi armati locali ed esercito governativo che sostiene le milizie paramilitari arabe 'Janjaweed', denunciate di pulizia etnica contro la popolazione nera africana della regione. L'accordo raggiunto oggi in Kenya risolve la disputa su tre aree - Abyei, Blue Nile meridionale e Monti Nuba, geograficamente nel nord ma da sempre legate al Sud - e sulla suddivisione del potere nel periodo del dopoguerra. La firma di domani dovrebbe portare alla successiva definizione di un cessate-il-fuoco e all'accordo globale - ripetutamente rinviato - per chiudere definitivamente un conflitto che in 21 anni ha ucciso oltre due milioni di sudanesi, in gran parte civili morti per fame e malattie, e ha costretto milioni di persone a fuggire dal Sud Sudan. [GB]

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