Sudan: allarme genocidio nel Darfur, l'Onu deve intervenire

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Quella che era stata annunciata come una "catastrofe umanitaria" di dimensioni immani si sta trasfomando in un "genocidio". Lo affermano funzionari dell'Onu presenti nel Darfur la zona occidentale del Sudan. Secondo la testimonianza di un alto funzionario dell'Onu raccolta dall'agenzia di stampa Misna nel Darfur sarebbe in atto una "pulizia etnica". La scorsa settimana - riporta la BBC - il coordinatore degli aiuti umanitari dell'Onu Jan Egeland aveva accusato il governo di Khartoum di tollerare "la pulizia etnica" da parte delle milizie arabe. Si tratta del Janjaweed, milizie arabe legate a doppio filo con il governo centrale sudanese.

Ed è ciò che trapela anche dai discorsi del Segretario generale dell'Onu in occasione della commemorazione del genocidio in Rwanda. Kofi Annan ha affermato che la comunità internazionale "deve essere pronta ad agire rapidamente, anche con mezzi militari se necessario" per permettere l'accesso degli aiuti umanitari nel Darfur. "La comunità internazionale non può restare a guardare: è vitale che gli operatori umanitari e gli esperti dei diritti umani abbiano accesso immediato e senza limiti alle vittime" - ha sostenuto con fermezza Annan.

Da ieri un team dell'Onu si trova al confine del Ciad in attesa del permesso da parte delle autorità sudanesi per entrare in Darfur. "Se questo accesso sarà rifiutato - ha insistito il Segretario dell'Onu - la comunità internazionale dovrà essere pronta ad agire rapidamente e in modo appropriato". Annan ha preannunciato "una serie di misure che potrebbero includere un'azione militare" precisando che si tratta di un'opzione "in caso estremo" - riporta la Misna. I fuggitivi sarebbero ormai nell'ordine delle centinaia di migliaia e di essi oltre 100mila avrebbero attraversato il confine del Ciad.

L'allarme dell'emergenza umanitaria era già stato ripetutamente lanciato da varie ong internazionali. Ma recentemente la situazione è andata deteriorandosi come sottolinea un rapporto di HRW (Human Right Watch) secondo cui la violenza nel Sudan ha ormai raggiunto i livelli del genocidio del Rwanda.

Il Rapporto descrive la strategia del governo di Khartoum di "sfollamento forzato" nei confronti dei civili delle comunità etniche non-arabe nelle quali i due maggiori gruppi ribelli - il Sudan Liberation Movement/Army (Slm/a) e il Justice and Equality Movement (Jem) - trovano i loro adepti. L'organizzazione umanitaria sottolinea che l'esercito sudanese sta bombardando indiscriminatamente le popolazioni civili, mentre sia le forze governative che le fazioni ribelli stanno distruggendo villaggi e facendo raids brutali nei gruppi etnici Fur, Masaalit e Zaghawa. "Il governo di Khartoum - afferma Georgette Gagnon, portavoce di HWR - "ha cercato di reprimere la ribellione velocemente nella speranza che la comunità internazionale non avesse la possibilità di intervenire e fare pressione sul governo per fermare la devastazione".

Dopo 20 anni di sanguinosa guerra civile che ha visto opporsi il governo settentrionale di Kharthoum all'Esercito popolare di liberazione del Sudan (SPLA), il 6 gennaio scorso a Naivasha, in Kenia, le due parti hanno firmato un accordo, ma la situazione è andata peggiorando nel Darfur dove le forze filo-governative si scontrano con l'Esercito di liberazione del Sudan (Sla) e il Movimento giustizia e uguaglianza (Jem). [GB]

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