Sri Lanka: aumentano gli scontri tra l'esercito e le Tigri Tamil

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Nel nord dello Sri Lanka si registrano intensi combattimenti tra le forze armate governative e le Tigri Tamil (LTTE, Liberation Tigers of Tamil Eelam): sarebbe di almeno 48 morti il bilancio dei combattimenti riferisce l'agenzia Misna. "L'aeronautica militare dello Sri Lanka ha bombardato questa mattina basi delle 'Tigri per la liberazione della patria tamil' (Ltte) a Kilinochchi, città dell'estremo nord del paese considerata una storica roccaforte della ribellione, colpendo, secondo fonti di intelligence, uno dei nascondigli del loro capo Velupillai Prabhakaran che dal 1983 conduce un'incessante guerra per l'indipendenza dei territori settentrionali e orientali. Pur specificando che "l'individuazione del bersaglio è stata accurata", i vertici dell'esercito non hanno saputo dire se il capo ribelle sia stato effettivamente colpito né se vi siano state vittime, e in quale numero" - riporta la Misna.

"Negli ultimi mesi si è verificato un aumento della violenza tra le due parti in conflitto: la situazione si è ulteriormente deteriorata il 2 gennaio 2008, quando il governo ha annunciato ufficialmente il ritiro unilaterale dal cessate il fuoco firmato coi ribelli nel 2002" - segnala Medici Senza Fontiere (Msf), unica organizzazione non governativa internazionale presente a Point Pedro, a meno di 20 chilometri dalla linea del fronte. Nella penisola di Jaffna, l'intera popolazione è colpita dalle restrizioni militari e la libera circolazione delle persone è pesantemente ostacolata da numerosi posti di blocco gestiti dalle forze armate. Ciononostante, gli operatori di MSF riescono a riferire i pazienti da Point Pedro all'ospedale di Jaffna, per quei casi che non possono essere curati localmente. Oltre a Point Pedro, MSF continua a offrire assistenza medica e chirurgica a Vavuniya e a Mannar.

"È tempo di costruire ponti di pace e riconciliazione tra nord e sud, tra est e ovest del Paese" - ha affermato mons. Mario Zenari, Nunzio apostolico in Sri Lanka, dopo la nuova impennata degli scontri tra esercito regolare e ribelli separatisti. Il conflitto che da 25 anni continua nel nord e nell'est dell'isola ha "interrotto le vie della comunicazione umana, portando divisioni e scavando fossati tra persone, gruppi, etnie. Questo è il dramma più grande" - ha sottolineato monsignor Zenari. Anche altri esponenti cristiani, come il vescovo anglicano di Colombo, Duleep de Chickera, hanno condannato ogni violenza contro la popolazione civile e invitato i governanti a risolvere i problemi al tavolo delle trattative. Ma il presidente Mahinda Rajapaksa, da sempre fautore della linea dura e da molti accusato di aver affossato il piano di pace avviato dal suo predecessore, ha assicurato che non cesserà di contrastare i guerriglieri "finché continueranno a uccidere i civili".

Intanto la Commissaria Onu per i Diritti Umani in Sri Lanka, Louise Arbour, è stata oggetto di proteste da parte del 'People's Liberation Front' (PLF), il secondo partito di opposizione, per aver affermato che "i violatori dei diritti umani, anche in posizioni di governo, potrebbero essere perseguiti nelle Corti criminali internazionali". Le affermazioni della Commissaria Onu riflettevano le preoccupazioni per l'incremento delle vittime a seguito della fine del cessate il fuoco il 16 gennaio scorso, tra le forze governative e le Tigri Tamil. Le Tigri Tamil combattono dal 1982 per ottenere l'indipendenza delle regioni in cui vive la minoranza di origine indiana. Secondo stime correnti, in 25 anni il conflitto, che ha vissuto momenti alterni di stasi e recrudescenza, ha provocato almeno 70.000 morti. [GB]

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