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Simbolo di richiesta d'aiuto sulle divise: l'idea di un infermiere a Empoli
Conflitti
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Foto: A. Pistolesi
Un'idea partita da Empoli per intervenire in maniera tempestiva sulle donne vittime di violenza che richiedono aiuto. Da alcuni mesi sulle divise dei sanitari ospedalieri e su quelle dei soccorritori delle associazioni del territorio dell'Empolese Valdelsa (in provincia di Firenze) campeggiano le spille con il simbolo internazionale contro la violenza. Un segnale semplice, che consiste nel piegare verso il palmo della mano il pollice, tenendo le altro quattro dita in alto, per poi chiuderle a pugno coprendo il pollice.
Il gesto, concepito e diffuso dalla Canadian Women’s Foundation rappresenta il segno più conosciuto a livello internazionale per la richiesta di aiuto in caso di violenza domestica, ma è allo stesso tempo ancora poco noto.
La campagna, partita dall'organizzazione canadese, è nata nell'aprile 2020 in risposta all'aumento del rischio di violenza di genere e al crescente utilizzo delle videochiamate durante la pandemia di Covid19. Oggi è un'iniziativa virale, che continua a essere condivisa in tutto il mondo. Una diffusione su cui però c'è ancora da lavorare.
“Non ci sono, almeno nel nostro territorio, campagne pubblicitarie che riproducono questo semplice gesto”, spiega Alessio Arrighi, infermiere del 118 ideatore dell'iniziativa di Empoli. “L'idea di riprodurle su delle spille e delle toppe da applicare sulle divise mi è venuta perché mi interrogavo su come poter essere di aiuto, come sanitario, alle vittime di violenza. Credo che chiunque rivesta un ruolo pubblico o sia a contatto con la gente dovrebbe contribuire a far conoscere questo segnale. Attaccarsi la spilla alla giacca o al camice, cucirsi sulla divisa da lavoro la toppa può essere un modo semplice per dare il proprio contributo”.
Il disegno che si trova su spille, toppe e adesivi riproduce il gesto delle mani con la scritta “segnale di aiuto in caso di violenza”. E anche la scelta dei colori non è casuale: "Rosso – spiega l'operatore sanitario - è il colore del sangue versato da tantissime donne che ogni giorno sono vittime di violenza, mentre il viola è il colore del livido, ma anche quello ufficiale dell’iniziativa della Canadian women’s foundation".
L'iniziativa dell'infermiere, che si è auto finanziato la prima fornitura (200 spille e 100 patch), ha coinvolto una piccola azienda e un laboratorio artigianale del territorio.
Da un piccolo numero di infermieri e soccorritori del 118, ora le spille con il segnale vengono usate dalla gran parte del personale sanitario del territorio (medici e infermieri, ostetriche, tecnici radiologi , operatori socio sanitari) e si trovano anche in alcuni negozi e librerie, in vendita al prezzo di produzione. “L'idea – continua Arrighi – è quella di diffondere il messaggio non solo in ambito sanitario. Molti le stanno ordinando direttamente al laboratorio che le produce per consegnarle ai propri dipendenti”.
Dopo la promozione del gesto la campagna canadese ha puntato anche a formare i “Signal for Help Responder”, tramite video e podcast gratuiti. Tre gli step iniziali che, secondo l'associazione, dovrebbe compiere chi individua il segnale: raggiungere la persona in modo sicuro, essere di supporto riconoscendo la loro esperienza, ascoltando e lasciando che dicano di cosa hanno bisogno e infine indirizzare la persona verso i servizi esistenti, a seconda delle necessità. Non è infatti automatico che la richiesta di aiuto che arriva tramite il segnale significhi contattare subito le forze di polizia o le autorità.
“Sono consapevole – conclude l'infermiere empolese – che si tratta di un'iniziativa su piccola scala, ma non potevo accettare di non fare nulla come sanitario, di fronte a questa piaga sociale”. Una piaga, quella della violenza contro le donne, che può essere sintetizzata in un solo dato: i 169 femminicidi avvenuti dal 2021 all'aprile 2024, compiuti principalmente in ambito familiare.
Alice Pistolesi

Giornalista, è laureata in Scienze politiche e Internazionali e in Studi Internazionali all’Università di Pisa. Viaggia per scrivere e per documentare, concentrandosi in particolare su popolazioni oppresse e che rivendicano autonomia o autodeterminazione. È redattrice del volume Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo e del sito Atlanteguerre.it dove pubblica dossier tematici di approfondimento su temi globali, reportage. È impegnata in progetti di educazione alla mondializzazione e alla Pace nelle scuole e svolge incontri formativi. Pubblica da freelance su varie testate italiane tra le quali Unimondo.org.