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Si muovono le truppe
Conflitti
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Kiev - Foto: Unsplash.com
Raffredda gli entusiasmi il segretario generale della Nato, Stoltenberg: troppo presto, dice, per parlare di de-escalation. Insomma, non ci può ancora dire che la crisi dell’Ucraina, con la denunciata minaccia di invasione da parte russa, sia stata disinnescata dalla visita del presidente francese Macron a Mosca.
Macron – che è anche presidente di turno dell’Unione Europea - e Putin hanno avuto un lungo incontro. Ne sono usciti richiamandosi alle intese di Minsk che, nel 2014 cercarono di trovare soluzioni al conflitto separatista filorusso di Donbass e Crimea. In questi giorni di truppe russe ammassate alla frontiera, la tregua del 2020 in Donbass comunque regge. La guerra, laggiù, formalmente tace, dopo 15mila morti e migliaia di profughi.
Ma il richiamo agli accordi di Minsk e la ribadita richiesta di garanzie sulla sicurezza da parte di Putin – che chiede finisca l’allargamento della Nato ad Est – non garantiscono nulla. Lo sostiene il capo della diplomazia dell’Unione Europea, Josep Borrell. “La visita di Macron a Mosca – dice Borrell - ha portato un elemento di distensione, ma non ha rappresentato un "miracolo". Il problema non è stato ancora risolto".
Quasi a confermare le parole, si muovono le truppe. Quelle inglesi che si sono unite agli alleati della Nato per esercitazioni militari in Estonia. Londra, per altro, lascia intendere di essere pronta ad intervenire anche sul campo, in caso di invasione russa.
Soprattutto, però, si muovono le forze armate russe, che assieme a quelle della Bielorussia in settimana hanno avviato grandi manovre militari. Sono denominate Union Resolve 2022 ed erano programmate. Termineranno il prossimo 20 febbraio. L’obiettivo è verificare la capacità di soppressione e di respingimento di aggressioni esterne. Gli esperti dicono che si tratta del più grande dispiegamento militare della Russia nell'ex Bielorussia sovietica, dalla Guerra Fredda. Mosca ha spostato fino a 30mila soldati, due battaglioni di sistemi missilistici terra-aria e numerosi caccia.
Inevitabile, la cosa non è piaciuta a Stati Uniti e Nato. Per Washington queste manovre sono l’ennesima prova della voglia di alzare la tensione su Kiev da parte di Putin. E Putin, da giocatore abile, continua a lanciare segnali ambigui: nega esistano piani di invasione, ma intanto invita il personale non essenziale della sua ambasciata in Ucraina a lasciare temporaneamente il Paese. Contemporaneamente, ha firmato con la Cina un patto politico-militare che punta a spostare in Asia il futuro del Mondo, etichettando definitivamente come avversari – se non nemici – Stati Uniti e Unione Europea.
E’ un gioco in prospettiva, che Putin sta conducendo con determinazione. L’obiettivo appare sempre più chiaro: tornare ai fasti imperiali della vecchia Russia.
Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009.