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Save the Children: istruzione per 8 milioni di bambini in zone di guerra
Conflitti
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"È vergognoso che, nel 2006, ci siano ancora 115 milioni di bambini nel mondo a cui è negato il diritto all'istruzione primaria. È ancora più preoccupante che un terzo di loro siano tenuti lontano dalla scuola a causa degli effetti della guerra". Lo afferma la prefazione del rapporto 'Riscriviamo il futuro. Educazione per i bambini in conflitto' presentato ieri dall'organizzazione non governativa 'Save the children'. Almeno 43 milioni dei bambini che in tutto il pianeta non hanno la possibilità di frequentare la scuola elementare vivono in paesi in guerra o segnati da precedenti conflitti ormai conclusi. E, paradossalmente, ai bambini in paesi in conflitto va la quota minore di aiuti internazionali per l'educazione: nel 2004, i 30 stati CAFS hanno ricevuto meno di un terzo degli 8.5 miliardi di dollari destinati agli aiuti per l'istruzione nei paesi a basso reddito.
"Moltissimi di loro trascorrono l'infanzia intera nei campi di sfollati e in presidi temporanei, ma non possono aspettare che la guerra finisca prima che noi cominciamo a occuparci della loro istruzione" - scrivono ancora nell'introduzione del rapporto Jan Eliasson e Haya Rashid al-Khalifa, presidenti della 60⪀ e della 61⪀ sessione dell'Assemblea generale dell'Onu, ricordando ai 'grandi' del mondo che "hanno promesso l'istruzione universale elementare entro il 2015" come uno dei 10 Obiettivi di sviluppo del millennio.
In termini assoluti, dei 30 paesi in conflitto, quelli con il più elevato numero di bambini esclusi dall'istruzione sono: il Pakistan, con oltre 7,8 milioni minori che non vanno a scuola, la Nigeria con 7, 6 milioni, l'Etiopia con 5,9 milioni, la Repubblica Democratica del Congo con quasi 5,3 milioni, il Sudan con 2,4 milioni. Il tasso d'abbandono scolastico è dell'89,2% in Somalia, priva di governo dal 1991 dopo la caduta di Siad Barre; del 65,2% nella Repubblica democratica del Congo, per anni teatro di guerra; e del 41,7% in Ciad, uno dei paesi più poveri al mondo. Tessuto sociale lacerato, scuole distrutte o rese inagibili, insegnati arruolati o morti in combattimento, ordigni inesplosi: sono alcuni dei motivi dell'abbandono scolastico in paesi come Eritrea, Burundi, Angola, Colombia, Sri Lanka. Ma anche in paesi usciti da conflitti civili l'abbandono scolastico è alto: 58,6% a Timor Est, 30,1% in Liberia.
L'organizzazione chiede alla comunità internazionale che copra il gap di finanziamenti in favore dell'educazione, fornendo e assicurando 5.8 miliardi di dollari in più all'anno per sostenere economicamente l'istruzione nei paesi colpiti dai conflitti; che si assicuri che gli aiuti erogati siano effettivamente impiegati dai paesi in conflitto per l'educazione dei minori; e che tutti i governi nazionali facciano sì che gli eserciti governativi o le milizie armate che commettono violenze nei confronti di insegnanti e studenti siano processati.
Inoltre Save the Children si appella al Governo italiano chiedendo che sia data massima priorità e fondi adeguati all'istruzione negli interventi in situazioni di conflitto e comunque di emergenza; promuova nelle sedi internazionali l'accesso all'istruzione come una priorità nell'ambito degli interventi umanitari; riconosca e promuova l'istruzione come un elemento che favorisce la sicurezza dei bambini durante i conflitti armati.
Nel contempo l'associazione ha lanciato in 40 Paesi, inclusa l'Italia, la campagna 'Riscriviamo il Futuro' per garantire il fondamentale diritto all'Istruzione ai bambini che vivono in terre martoriate dalla guerra. Obiettivo della campagna è assicurare educazione di qualità a 8 milioni di bambini nei paesi in conflitto entro il 2010. [GB]