Rapporto di HRW sulla morte di 94 civili

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In un inchiesta iniziata in settembre, l'organizzazione internazionale Human Right Watch ha raccolto le testimonianze dell'uccisione di 94 civili iracheni per mano delle truppe di occupazione americane. "Oltre a essere una tragedia umana di civili, è incredibile che i militari Usa non abbiamo contato questi morti, dovere stesso dei militari" ha dichiarato Joe Stork, direttore di Human Right Watch per il Medio Oriente e Nord Africa. Le 56 pagine del rapporto sono basate su 60 interviste con testimoni, familiari delle vittime, osservatori internazionali, militari Usa e operatori dei media. Per HRW gli omicidi sono avvenuti in tre tipi di "incidenti": nei raid presso le abitazioni irachene alla ricerca di armi o combattenti della resistenza irachena; nei blocchi stradali dopo un attacco o una detonazione; nei ceckpoint quando gli iracheni sbagliavano manovra o direzione con conseguente attacco.

"No ai soldi per l'occupazione, l'Iraq non è in vendita" è la dichiarazione dell'Osservatorio sull'occupazione che punta il dito sulla conferenza dei donatori e sulla politiche di privatizzazione dei servizi imposte al paese. Oltre agli Usa, al tavolo saranno presenti i paesi creditori, il Fondo Monetario Interanzionale e la Banca Mondiale. Un chiaro appello ai governi e alla società civile affinchè l'aiuto dell'Onu non vada a ricostruire i danni causati dalla guerra e dalle sanzioni, entrambe considerati "illegali". Nell'appello dell'Osservatorio internazionale sull'Iraq viene chiesto che gli aiuti umanitari non sostenga obiettivi militari o politici, e vengono invitati i governi a donare soltanto per i bisogni umanitari più urgenti attreverso un fondo non controllato dall'amministrazione irachena. Chiaro è il rifiuto alle politiche di privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici iracheni con l'entrata delle multinazionali straniere.

Secondo Fabio Alberti presidente di "Un Ponte per" la risoluzione statunitense approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu non può aver dato alcuna patente di legittimità all'occupazione militare dell'Iraq a cui partecipa, con 3000 uomini, anche l'Italia - "la guerra e la conseguente occupazione sono una palese violazione del diritto internazionale che non può essere sanata da nessuna risoluzione - chi legittima l'occupazione che è sempre più osteggiata dalla società civile mondiale, legittima la violenza, i lutti, le vendette, che da mesi insanguinano l'Iraq". Secondo Un ponte per è necessario che il Parlamento italiano ritiri il contingente militare e che i soldi stanziati per il mantenimento delle truppe (250 milioni di euro solo per i primi sei mesi) vengano usati per un intervento umanitario direttamente rivolto alla popolazione irachena. Sul sito del Tavolo in solidarietà per l'Iraq è possibile sottoscrivere la petizione sull'invio dei soldati in Iraq direttamente sul sito. Per il prossimo 21 dicembre è stata lanciata l'iniziativa "Datteri iracheni per l'autodeterminazione" a sostegno dei progetti in Iraq dell'associazione.

Altre fonti: Occupation Watch.

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