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R.D.Congo: sì dell'UE alla missione dei caschi blu
Conflitti
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Il Consiglio europeo ha dato la propria approvazione formale alla missione internazionale di pace richiesta dall'Onu che, guidata dalla Francia, è incaricata di garantire la sicurezza nella città di Bunia, capoluogo della provincia dell'Ituri, nel nord est della Repubblica democratica del Congo, scosso nelle ultime settimane da violenze e combattimenti tra le milizie Hema e Lendu.
Le Nazioni Unite, nella risoluzione approvata la scorsa settimana all'unanimità, hanno incluso la clausola che prevede di utilizzare la forza se necessaria al mantenimento della sicurezza. Che l'operazione non sia facile si capisce anche dal fatto che nelle ultime ore il numero dei soldati francesi da inviare in Congo è salito, secondo notizie da confermare, da 700 a mille. Intanto fonti del ministero della difesa italiano hanno confermato che anche l'Italia parteciperà alla missione. Una unità di soldati francesi ha già raggiunto Bunia per preparare l'arrivo dei circa 1400 uomini previsti per la forza multinazionale di pace. Lubanga, leader dell'UPC (Union des patriotes congolais), gruppo armato che controlla la città, ha dato il benvenuto alla forza di pace, aggiungendo però che non esiterà a combatterla per proteggere la popolazione civile.
La missione, che dovrebbe durare fino a settembre, si presenta come un banco di prova fondamentale per l'UE, che cerca maggiore visibilità a livello internazionale e deve ricompattarsi dopo le laceranti divisioni causate dall'intervento in Iraq. Il Segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, richiede di prolungare la missione ONU nel Paese (MONUC) di un altro anno, e che il contingente di Caschi Blu venga addiritura triplicato. Oltre alla Francia e alla Germania, si sono detti pronti a collaborare con la forza di pace anche altri governi europei - tra cui la Gran Bretagna, il Belgio, la Svezia e l'Irlanda - ma anche varie nazioni africane, prima fra tutte il Sudafrica, e Paesi come il Canada e il Pakistan.
La notizia dell'operazione militare, denominata "Mamba" dallo Stato maggiore francese, è stata accolta con favore in Congo anche se il governo di Kinshasa sembra essere intenzionato a chiedere un'estensione del mandato della nuova forza di pace. Infatti il contingente di pace, secondo la risoluzione, dovrebbe operare solo a protezione della città di Bunia, dei campi per i rifugiati, dell'aeroporto e, solo se "la situazione lo rendesse necessario", delle zone circostanti. Ciò manterebbe il rischio che le tensioni e le violenze registrate in città si spostino nelle zone circostanti come di fatto sta già avvenendo in queste ore. Combattimenti, infatti, sono segnalati in alcuni villaggi della cintura di Bunia come la località di Jo nei pressi di Tchomia, dove gli scorsi giorni si sarebbe consumato un nuovo massacro, condotto dalle milizie Lendu, in cui sarebbero morti tra i 100 e i 350 civili a seconda delle ricostruzioni. Le Forze Armate Congolesi sono sospettate di aver preso parte all'attacco, ma il governo di Kinshasa ha negato qualsiasi coinvolgimento. I 15.000 profughi, scappati dopo gli scontri, avrebbero trovato rifugio in Uganda, mentre le condizioni dei civili rimasti nella zona rimangono preoccupanti. Molti sono fuggiti nei boschi circostanti il villaggio, rendendo difficile
anche l'assistenza da parte delle ONG.
I massacri in Ituri hanno fatto passare in secondo piano la situazione del nord Kivu, dove ormai da mesi si fronteggiano le milizie del RCD-ML (Kisangani/Mouvement de liberation) da una parte e i soldati del RCD-Goma (Rassemblement congolais pour la democratie) aiutati dall'esercito rwandese dall'altra. Nonostante le continue smentite di Kigali, sembra che contingenti di soldati rwandesi abbiano sconfinato in Congo ed abbiano preso parte agli scontri. La tattica di Kigali mira infatti a sottrarre territori al RCD-ML, vicino al governo di Kinshasa, a tutto vantaggio dei suoi alleati, il RCD-Goma e l'UPC che opera in Ituri. Il tutto per mettere la forza internazionale di pace di fronte al fatto compiuto e per potersi presentare agli eventuali nuovi colloqui di pace con più territori sotto controllo e quindi con un maggior "peso contrattuale".
Proseguono intanto a rilento i lavori per la formazione del nuovo governo, che dovrebbe condurre il paese alle prime elezioni libere della sua storia. Le autorità di Kinshasa e i due principali gruppi ribelli (il RCD-Goma e il filougandese MLC - Mouvement de liberation du Congo) non riescono infatti ad accordarsi sul punto più spinoso: la composizione e il comando delle nuove Forze Armate.
Fonti: Misna, UN Integrated Regional Information Networks, Warnews, AllAfrica.com;