Per una finanziaria di pace

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La Rete bolognese Corpi Civili di Pace propone ed offre ai movimenti per la pace e contro la guerra facendo proprio l'appello di Padre Angelo del GAVCI che ha l'obiettivo di informazione capillare, sensibilizzazione, pressione. In particolare si strutturerà un lavoro capillare di contatto, informazione, pressione, presso i singoli parlamentari, mettendo a frutto la preziosa e straordinaria esperienza della campagna a difesa della Legge 185/90 sul commercio delle armi".

Padre Angelo Cavagna, da parte sua, annuncia la sua intenzione di sostenere la campagna anche con uno sciopero della fame, un digiuno a tempo indeterminato -salva la vita-, come altre volte ha fatto, anche di recente.

Alla marcia Perugia-Assisi, per fare dei passi in avanti

Oggi sono sotto gli occhi di tutti le difficoltà degli Stati Uniti d'America in Iraq, nel "gestire" una situazione che loro stessi hanno creato
- rifiutando di dare ascolto a chi in tutto il mondo (movimenti, governi, autorità religiose), aveva detto NO alla guerra, e prospettato altri strumenti di composizione del conflitto
- - mentendo deliberatamente sulla presunta minaccia costituita dall'Iraq.
Ma perchè non avvenga che altre "crisi" vengano create ad arte, perchè non si ripeta che conflitti locali vengano sfruttati per giustificare aggressioni militari su larga scala e politiche neoimperiali, è ancora necessario l'intervento consapevole, democratico, dei popoli, della società civile, degli stessi governi che si definiscono democratici e non hanno ripudiato il diritto internazionale. Una domanda è allora più che mai attuale: quali compiti deve porsi oggi l'Europa?

Nel progetto di Trattato costituzionale europeo che è all'esame dei governi in questi mesi si parla di "difesa comune": lo si fa unicamente come "difesa degli interessi dell'Unione". Ma chi stabilisce questi "interessi"? Qui emerge l'enorme limite di un testo elaborato al chiuso e senza mandato democratico, per via burocratica e non costituente. In effetti, dal testo di trattato emerge un'idea di sicurezza parziale ed escludente, la "sicurezza" della fortezza europa, chiusa ed armata. Noi diciamo: non è questo che ci darà "sicurezza"! E la storia, recente e passata, dovrebbe aver chiarito a tutti che la sicurezza o è comune -e nell'epoca della "globalizzazione", planetaria- o non è. Non è un concetto difficile da capire, ma difficile è la sua attuazione, quando richiederebbe:
- cessazione dello sfruttamento neocoloniale di tanta parte del mondo da parte di imprese e governi del Nord ricco;
- - limitazione rigida di commercio e produzione bellica, ed embargo a chi viola i diritti umani o compie guerre d'aggressione (la maggior parte dei conflitti sono combattuti con le armi prodotte nel Nord ricco)
- - politiche attive di cooperazione;
- e molto altro ancora. Da quest'orecchio i governi ancora non ci sentono, o fanno finta: dobbiamo dunque insistere, ed essere più determinati di loro.

Il Tavolo Contro la guerra della città di Bologna ritiene allora che la marcia Perugia-Assisi sia una grande occasione per tornare a farsi vedere, a farsi sentire, a dire dei NO e dei SI' chiari e forti. Perchè la sicurezza -quella vera, fondata sulla giustizia e sulla libertà per tutti i popoli- è troppo importante per lasciarla decidere ai pochi "soliti noti", siano essi ministri europei (come è per il Trattato) o strateghi (ma leggi: petrolieri) statunitensi. Portiamo con noi allora, in tanti, le nostre bandiere della pace marciando da Perugia ad Assisi: facciamolo ripetendo chiaro e forte uno per uno, tutti, i nostri SI' alla pace e NO alla guerra.
Perchè non si disperda, non si banalizzi il grande patrimonio dell'esperienza di partecipazione e di lotta dell'ultimo anno, che è stato sì unitario ma anche chiaro e coerente negli obiettivi.
No alla logica della "guerra preventiva e permanente" portata avanti da Bush e SI' al ripristino della legalità internazionale in Medio Oriente
- NO alla permanenza di truppe di occupazione unilaterali, comprese quelle Italiane in Iraq e in Afghanistan, ancelle degli USA e prive di mandato dell'ONU
- - NO all'invio di truppe dell'ONU in Iraq subordinate alla perdurante presenza di quelle USA
- - SI' all'invio di forze ONU di interposizione in Palestina e Israele
- - NO al terrorismo e NO al coinvolgimento dei civili nelle rappresaglie (che siano opera di gruppi estremisti o di eserciti regolari)
- - SI' ad una Europa neutrale e costruttrice di pace
- - SI' al "ripudio della guerra" nel Trattato costituzionale europeo -come è nell'Art.11 della Costituzione italiana
- - NO ad un esercito europeo che sia mero strumento di potenza, in aggiunta alla struttura NATO, e senza una politica di pace Europea
- - SI' ai Corpi Civili di Pace, per intervenire nelle crisi con persone motivate alla pace e non alla guerra (come già anno volontari di tutto il mondo, da anni, nell'ex Jugoslavia, in Palestina, in Africa, ovunque ci siano guerre e sofferenze)
- - NO ad una "Finanziaria di guerra" che, mentre taglia le spese sociali, prevede 1.200.000 euro per mantenere le truppe italiane in Iraq ed Afganistan e nuove spese militari (come la nuova portaerei).
- Tavolo Contro la Guerra della Città di Bologna

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