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Palestina: Msf chiede lo stop agli attacchi a Rafah
Conflitti
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Da metà maggio, l'esercito israeliano ha avviato la distruzione di parecchie centinaia di case a Rafah, privando di alloggio migliaia di abitanti. Venerdì 14 maggio, una ventina di case erano già rase al suolo, arrivando a più di 100 entro il fine settimana. Più di 200 famiglie (1.400 persone), si sono ritrovate per strada e hanno dovuto rifugiarsi nelle scuole, nelle moschee e nello stadio di Rafah. Gli attacchi dell'esercito israeliano contro le abitazioni hanno portato a un bilancio di numerosi morti e decine di feriti tra i civili. Gli abitanti non hanno avuto il tempo di abbandonare le case e quelli che ci sono riusciti sono diventati bersagli degli spari. Appelli disperati sono stati lanciati per chiedere l'intervento delle Ong, perché coloro che si trovavano in casa hanno avuto paura di essere sotterrati vivi sotto le macerie delle loro abitazioni.
Mercoledì 19 maggio : visitando l'ospedale di Abu Juseth el Najar di Rafah, l'équipe di Medici Senza Frontiere ha contato in un solo giorno 60 feriti e 29 morti civili (prevalentemente bambini, donne e anziani), vittime di colpi sparati sulla folla durante una manifestazione. Anche alcune persone che si erano riunite per pregare sono state prese di mira: " avevano tutte delle ferite sulla schiena" ha constatato la Dottoressa Nassera Butin, coordinatrice medica. Anche delle ambulanze sono state colpite da colpi d'arma da fuoco. Gli spostamenti sono pericolosi e si è potuto trasferire solo 20 feriti verso i due ospedali principiali di Rafah. Medici Senza Frontiere chiede la fine degli attacchi e delle distruzione delle abitazioni ed esige il libero accesso agli abitanti del campo profughi di Rafah per tutte le organizzazioni di soccorso.
Ieri, l'équipe di MSF ha lavorato tutta la giornata all'interno dell'ospedale Najar, dove sono stati ricoverati 60 nuovi feriti nonostante l'ospedale non abbia la capacità di assorbire una tale afflusso di pazienti. Due medici di MSF hanno assicurato cure mediche e visite ai feriti. Per alleggerire il pronto soccorso, i casi meno gravi sono stati trasferiti presso un centro di salute vicino all'ospedale mentre altri ambulatori hanno messo a disposizione i loro garage e i loro magazzini. Materiale di primo soccorso (anestetici, antibiotici, medicazioni, ecc.) è stato consegnato all'ospedale. Due psicologi di MSF hanno organizzato dei gruppi di sostegno psicologico nelle scuole e sono scesi direttamente in strada ad incontrare le persone. Nella giornata di ieri, l'acqua è stata riallacciata solo per tre ore e la popolazione non ha avuto la possibilità di farne scorta. Il problema dell'accesso all'acqua potabile è estremamente inquietante.
Le nostre équipe hanno enormi difficoltà a raggiungere i centri d'urgenza così come i quartieri dove la popolazione si rifugiata alla ricerca di protezione, anch'essi attaccati nella giornata di ieri. Pur avendo l'autorizzazione ufficiale a circolare, le équipe di MSF vengono spesso bloccate dai militari israeliani. I rischi corsi dai nostri volontari e dagli altri operatori umanitari in generale sono molto seri. Anche gli ingressi dell'ospedale non sono più sicure : le tende allestite da Medici Senza Frontiere per accogliere i feriti sono state raggiunte da proiettili vaganti.