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Onu: rapporto accusa Kigali e Kinshasa di sostegno alle milizie in guerra
Conflitti
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Armi sequestrate dalla Monuc - Foto archivio Monuc
“I governi di Rwanda e Repubblica Democratica del Congo sostengono le diverse milizie che si combattono nel Congo orientale in un conflitto che ha portato alla catastrofe umanitaria e ha creato – solo negli ultini tre mesi – 250mila civili sfollati dalla regione”. Lo denuncia il rapporto del Gruppo di Esperti nominato dal Consiglio di Sicurezza, presentato all’Onu il 12 dicembre scorso di cui Lisa Clark è entrata in possesso e presenta su Unimondo una dettagliata sintesi. Il rapporto di esperti accusa il Governo di Kigali di aver sostenuto le truppe del CNDP guidate dall'ex generale Laurent Nkunda tramite “reclutamento di soldati, compresi bambini, aver facilitato i rifornimenti di attrezzature militari, aver inviato soldati e ufficiali delle Forze di Difesa Rwandesi in R.D. Congo” mentre le truppe regolari di Kinshasa hanno garantito aiuti ai miliziani delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr). Il documento verrà presentato nei prossimi giorni al Comitato sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu.
Il Gruppo di Esperti nominato dal Consiglio di Sicurezza ha presentato alle Nazioni Unite il 12 dicembre scorso un nuovo dettagliato rapporto sulle responsabilità del conflitto in corso e che è andato esacerbandosi a partire dal luglio scorso.
Da molto tempo tutti ci stiamo domandando come funzioni il finanziamento alle truppe del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) di Laurent Nkunda. Le indagini del Gruppo di Esperti forniscono le prove. I principali finanziatori sono due: Tribert Rujugiro Ayabatwa, un consigliere del Presidente Kagame, fondatore della Rwandan Investment Bank, e un oppositore congolese, tal Katebe Katoto, che gira anche sotto il nome di Raphael Soriano, originario del Katanga.
Venerdì 12, il coordinatore del Gruppo di Esperti, Jason Stearns, ha tenuto una conferenza stampa al Palazzo di Vetro. Illustrato a grandi linee il mandato del Gruppo di Esperti, “verificare il rispetto dell’embargo ai trasferimenti di armi ai gruppi armati non governativi e le direttive del Comitato per le Sanzioni rispetto ad ogni trasferimento di armi per le truppe regolari”, Stearns ha riassunto sinteticamente le prove raccolte. Da dove arrivano le armi, le munizioni, le attrezzature per le comunicazioni, le divise nuove, i soldi in contanti che alimentano i gruppi armati del Nord (e Sud) Kivu che seminano morte e distruzione tra la popolazione?
Tribert Rujugiro, descritto dalla stampa rwandese come l’uomo più ricco del Paese, ha interessi in tutti i principali settori dell’economia rwandese: energia, cemento, tè, banche, immobiliare ed edilizia … E’ a capo di un conglomerato privato, sostenuto dal governo anche in gratitudine per i suoi trascorsi: nel 1990-94, infatti, fu uno dei principali finanziatori del Fronte Patriottico Rwandese (FPR), la cui vittoria segnò l’arrivo al potere di Paul Kagame. Oggi, tuttavia, il suo nome non compare nei documenti ufficiali del governo rwandese, e nemmeno in quelli del FPR, se non in una nota del 2005 dove è tra coloro eletti al Comitato Esecutivo del Partito.
La documentazione di Stearns e collaboratori (tra cui anche Sergio Finardi, esperto italiano del centro ricerca Transarms) rivela che, nel 2006, Rujugiro possedeva fattorie (con mandrie per un totale di 650 vacche) nel Nord Kivu, nelle zone controllate dal CNDP di Nkunda. Alcuni documenti mostrano che nominò procuratore, per l’amministrazione di una di queste proprietà, il Colonnello Innocent Gahizi, alto ufficiale del CNDP responsabile della logistica per il movimento. In uno scambio di e-mail tra i due, il 6 giugno 2008, il Colonnello Gahizi scrive che “i materiali” e “gli uomini sono pronti” ad avanzare “verso la città”. Due mesi e mezzo più tardi, i combattimenti sono ripresi nel Nord Kivu, con le truppe di Nkunda che sono avanzate fino a raggiungere le porte della capitale della provincia, Goma.
In un altro messaggio, agosto 2007, Rujugiro ringrazia uno dei suoi uomini di fiducia, che si trovava a Dubai, per aver trasferito 120.000 dollari con i quali pagare “i soldati” del “nostro amico Laurent N.”.
Il 13 ottobre scorso, al suo arrivo all’aeroporto di Heathrow, Rujugiro è stato arrestato dalla polizia britannica in esecuzione di un mandato internazionale, richiesto all’Interpol dalle autorità sudafricane. E’ accusato di frode fiscale: ma anche Al Capone lo presero per frode fiscale! E’ attualmente libero su cauzione, a Londra con divieto di espatrio, in attesa dell’udienza che dovrà convalidare la richiesta di estradizione.
L’altro procacciatore di fondi per il CNDP è Katebe Katoto, “ricco oppositore congolese, originario del Katanga, oggi di nazionalità belga”. Sotto il nome Soriano, è ricercato dalla giustizia britannica per aver partecipato alla “scomparsa” di milioni di dollari di fondi pubblici dello Zambia. Fu brevemente vicepresidente del RCD-Goma, ma poi lasciò il Congo per stabilirsi a Bruges. Le prove del Gruppo di Esperti rivelano che finanziò non solo il CNDP ma anche le Forze Repubblicane Federaliste (FRF), un gruppo armato banyamulenge del Sud Kivu. Nella documentazione del rapporto, il trasferimento di 25.000 dollari tra conti bancari intestati a Nkunda e a sua moglie.
Il rapporto tenta inoltre di fare il punto sul sostegno diretto delle istituzioni rwandesi ai ribelli del Generale Nkunda. Il capitolo intitolato “Sostegno al CNDP da parte del Governo rwandese” (paragrafi 61 – 68) elenca le testimonianze raccolte e definisce “credibili” la accuse al Governo di Kigali di “aver sostenuto il CNDP” tramite “reclutamento di soldati, compresi bambini, aver facilitato i rifornimenti di attrezzature militari, aver inviato soldati e ufficiali delle Forze di Difesa Rwandesi in RD Congo” per dare man forte alle truppe del CNDP. Queste pagine del rapporto sono quelle che più hanno colpito i membri del Consiglio di Sicurezza, si racconta, tanto che il Governo dei Paesi Bassi avrebbe sospeso immediatamente tutte le somme già stanziate per progetti di cooperazione con il Rwanda.
Ma il rapporto racconta anche di collaborazioni tra elementi delle FARDC (esercito regolare congolese) e altri gruppi armati, principalmente le ‘Forze democratiche di liberazione del Rwanda’ (FDLR) composte di hutu rwandesi rifiugiatisi in Congo dopo il 1994. La documentazione è tanta, e tante sono anche le testimonianze raccolte sia tra soldati congolesi che FDLR. Alla domanda se i comandi dell’esercito e lo Stato maggiore congolesi fossero coinvolti, il rapporto risponde che non ci sono assolutamente le prove che questa complicità sia stata ordinata dall’alto; ma dimostra che i comandi dell’esercito governativo furono informati della collaborazione e non fecero niente per interromperla. La collaborazione significava vendita a prezzi irrisori di munizioni (10 centesimi) e armi, di divise e altri materiali, e complicità nella vendita di minerali acquisiti sui territori controllati, con spartizione dei profitti. Ben documentata è anche la produzione illegale di carbone nelle foreste del parco del Virunga: il rapporto stima che le FDLR abbiano guadagnato circa 2 milioni di dollari l’anno da questo commercio proibito. Ma il commercio sarebbe stato impossibile senza la complicità delle FARDC, che vigilavano ai posti di blocco di ingresso a Goma.
Lo stesso tipo di collaborazione criminosa tra elementi delle FARDC e gruppi armati viene dimostrata anche con la cosiddetta ‘Coalizione di patrioti della resistenza congolese’ (PARECO) e altri. Varie testimonianze raccontato di combattimenti congiunti nel settembre scorso, PARECO affiancati alla 81ma brigata delle FARDC, per contrastare l’avanzata del CNDP: collaborazione poi ricompensata con la consegna di munizioni ed armi.
Il documento era interamente scaricabile dal sito dell’Onu, ma è stato tolto. Eppure, solo una sezione, contenente i nomi di persone ed organizzazioni nei confronti dei quali gli Esperti raccomandano al Consiglio di Sicurezza di imporre sanzioni, è materiale riservato solo agli ambasciatori dei 15 Paesi.
Difficile rendere giustizia a questo rapporto in poche righe. Contiene 127 pagine e di prove serie, di testimonianze, foto e fotocopie di documenti. Vale la pena fare lo sforzo di leggerlo tutto. Le conclusioni sono tanto più forti, quanto più documentato e privo di sensazionalismi è lo stile degli autori.
Il monitoraggio dei trasporti di armi rivela anche dettagli inquietanti che non hanno a che fare solo con il Nord Kivu. Si viene a sapere, per esempio, che le violazioni delle sanzioni da parte delle FARDC hanno portato all’importazione illegale di armi e munizioni, in particolare dalla Cina, tramite il Sudan (senza notifica al Comitato per le sanzioni, quindi illegali); armi e munizioni che, in un caso, sarebbero poi state inoltrate con 4 voli (aerei e voli documentati) ad Harare. Un totale di 53 tonnellate con destinazione l’esercito governativo dello Zimbabwe!
Nel primo rapporto del 2001 sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali si sottolineava che i profitti dei traffici non erano solo profitti illegittimi, ma venivano usati per continuare le guerre e le relative violazioni commesse a danno della popolazione. E così, anche in questo rapporto, gli autori impongono delle conclusioni importanti: chi facilita i trasferimenti di denaro, ammoniscono, non è solo colpevole di reati di tipo economico, ma di sostegno e vera complicità con i gruppi armati. Portano l’esempio di capi politici residenti all’estero che, pur non commettendo crimini, rappresentano il sostegno cruciale all’attività dei gruppi armati sul territorio, fornendo loro fondi, guida politica, pubbliche relazione e strategie diplomatiche. La guerra non la fa solo chi spara.
Lisa Clark
(Beati i costruttori di pace)