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Onu/Unicef: bambini violati in 56 guerre 'a bassa intensità'
Conflitti
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Uccisione o mutilazione di bambini che costituiscono 1/3 delle vittime di residuati bellici, arruolamento e utilizzo di minori soldato in 43 paesi, stupri e gravi abusi sessuali, rapimenti spesso finalizzati all'arruolamento, allo sfruttamento sessuale e al lavoro forzato, sfollamento forzato che comporta la morte per malattie e malnutrizione, detenzione illegale e negato accesso all'assistenza umanitaria: è il raccapricciante scenario che emerge dal nuovo rapporto "Children and Conflict in a Changing World" del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'Onu per i bambini nei conflitti armati e dell'Unicef.
Sebbene il rapporto, a 10 anni dallo studio "L'impatto delle guerra sui bambini", registri una diminuzione su scala mondiale del numero di guerre tra stati, esso rileva anche un mutamento nella natura stessa dei conflitti armati: i conflitti localizzati all'interno di singoli Stati e a "bassa intensità" - ossia che registrano un numero minore di morti in battaglia o in cui una delle parti non è uno Stato - sono divenuti la forma più diffusa di guerra. "Se si tengono in considerazione tali conflitti a bassa intensità, sottolinea il Rapporto, il numero di guerre al mondo è in realtà aumentato, passando dalle 30 registrate dal primo studio nel 1996 alle 56 rilevate nel 2006".
Il rapporto evidenzia come siano stati compiuti progressi nella protezione dei bambini da crimini di guerra quali il reclutamento illegale da parte di gruppi e forze armate e la violenza sessuale. Il rapporto, inoltre, esorta la comunità internazionale ad adottare misure concrete per fermare gli abusi sui bambini nei conflitti armati. "La comunità internazionale è stata attiva nella definizione di una solida cornice legale per la protezione dell'infanzia" - ha dichiarato il Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU per i bambini in guerra Radhika Coomaraswamy. "Molto però deve essere ancora fatto, per assicurarne l'ottemperanza, per combattere l'impunità e affrontare tutte le violazioni contro i bambini".
"Le minacce ai bambini intrappolati nelle guerre continuano ad aumentare" - ha aggiunto il Direttore Generale dell'UNICEF Ann Veneman. "Ormai non restano semplicemente vittime del fuoco incrociato, ma sono progressivamente divenuti l'obiettivo predestinato di violenze, abusi e sfruttamento, alla mercé di una miriade di gruppi armati che vessano le popolazioni civili". Il rapporto, analizzando quelle che vengono definite gravi violazioni dei diritti dell'infanzia nei conflitti armati, delinea un quadro allarmante della condizione dei bambini nei principali scenari di guerra:
- Uccisione o mutilazione di bambini: almeno 1/3 delle vittime di residuati bellici sono bambini. In 85 tra paesi in guerra e scenari postbellici armi leggere e ordigni inesplosi sono all'origine dell'uccisione e menomazione permanente di milioni di bambini. In Libano, centinaia di migliaia di bombe a grappolo sganciate nel 2006 restano disseminate in aree scolastiche e terreni agricoli, con gravi rischi per la vita dei bambini.
- Arruolamento e utilizzo di bambini soldato: nel 2002, l'arruolamento illegale di bambini veniva segnalato in 18 paesi in guerra; nel 2004 tale pratica veniva registrata in 43 paesi.
- Attacchi contro scuole o ospedali: aumentati drammaticamente negli ultimi anni. Nel 2006, in Afghanistan sono stati oltre 100 gli attacchi con bombe e missili contro edifici scolastici e più di 105.000 bambini non hanno potuto frequentare la scuola a causa delle condizioni di insicurezza.
- Stupri e gravi abusi sessuali: commessi in tutti gli scenari di guerra assumono la forma di schiavitù sessuale, induzione alla prostituzione, mutilazioni genitali, violenze di genere e altre brutalità, con conseguenze mediche e psicologiche spesso permanenti. Nella Repubblica Democratica del Congo, il 33% delle vittime di violenze sessuali sono bambini.
- Rapimento di bambini: spesso finalizzato all'arruolamento, sfruttamento sessuale e lavoro forzato. Dall'inizio della guerra nel nord dell'Uganda i bambini rapiti sono stati oltre 25.000; in Nepal più di 22.000 scolari sono stati rapiti dai maoisti tra il 2002 e il 2006.
- Sfollamento forzato di popolazioni: ai bambini che muoiono per i combattimenti se ne aggiungono molti altri che perdono la vita per malattie e malnutrizione, effetto diretto delle condizioni disastrose in cui sono costrette a vivere le popolazioni colpite dalla guerra: nel 2006, 18,1 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare le proprio comunità, 5,8 milioni ridotti alla condizione di profughi e 8,8 milioni sfollati all'interno dei confini dei loro paesi.
- Negato accesso all'assistenza umanitaria: sia esso deliberato o causato dalle condizioni di insicurezza, contribuisce a mettere a rischio la sopravvivenza stessa dei bambini. Nel 2006, gli attacchi in Ciad contro 118 veicoli umanitari hanno seriamente ostacolato le operazioni di assistenza umanitaria.
- Detenzione illegale di minori: violazione che necessita maggiore attenzione. Nel aprile 2007 oltre 400 bambini palestinesi erano rinchiusi nelle carceri israeliane per reati minori, privati del diritto alle visite familiari e in alcuni casi giudicati da tribunali militari, in violazione delle norme internazionali sulla giustizia minorile.
- Distruzione e difficoltà d'accesso a servizi di base: in Iraq, Darfur e Ciad le difficoltà d'accesso all'acqua e a servizi igienici di base hanno causato epidemie e aggravato lo stato nutrizionale dei bambini.
Ulteriore allarme destano inoltre le conseguenze sui bambini delle misure anti-terrorismo, che creano spesso 'zone grigie' in cui tutte le tutele della giustizia minorile sono di fatto violate.
Tra le raccomandazioni chiave del Rapporto vi è l'appello a porre fine all'impunità per i responsabili di crimini efferati sui bambini. Ciò implica la garanzia che i crimini di guerra siano perseguiti e il rispetto delle principali norme internazionali in materia, molte delle quali furono adottate dopo la pubblicazione dello Studio della Machel. A tale proposito, alcuni importanti successi riguardano i primi procedimenti giudiziari da parte di tribunali internazionali, l'impegno del Consiglio di Sicurezza a monitorarne lo svolgimento e l'adozione di nuove leggi e standard internazionali. Tra questi figurano il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati e l'adozione dei Principi di Parigi per la prevenzione del reclutamento illegale e dell'utilizzo dei bambini in guerra.
Il nuovo rapporto offre raccomandazioni concrete per i prossimi dieci anni, incluso un appello agli Stati membri e alla società civile affinché salvaguardino i bambini che vivono nelle oltre 50 zone di guerra in tutto il mondo, così come i bambini che lottano per sopravvivere nei paesi in cui la guerra è terminata di recente. [GB]