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Ong: richieste di giustizia per tutti gli ostaggi
Conflitti
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''Non e' con un nuovo atto di ingiustizia che si riparano le ingiustizie fatte''. Queste sono le parole di Fabio Alberti, presidente di 'Un ponte per', che dopo l'ultimatum dei presunti sequestratori continua a chiedere il rilascio dei 4 ostaggi senza condizioni. ''L'Italia non ha detenuti sotto la propria custodia e l'atto di clemenza dovrebbe essere richiesto al governo iracheno o alle forze della coalizione''. Resta il fatto, prosegue, ''che le condizioni di detenzione nella carceri irachene e della coalizione, in particolare per le donne, sono terribili, come e' stato gia' denunciato in passato anche da Amnesty International e da Human Right Watch, con arresti e detenzioni illegittimi fatti dalle forze occupanti anche prima dell'insediamento del cosiddetto governo transitorio''. Un'iniziativa ''che porti al rilascio dei detenuti trattenuti illegalmente e senza processo - conclude dunque Alberti - sarebbe un atto di giustizia''.
In occasione della fiaccolata che si è tenuta venerdì sera a Roma, Fabio Alberti ha scongiurato lo scontro tra civilta e ha sottolineato come non dobbiamo ricordarci di questa guerra solo quando ci tocca da vicino, ma bisogna dire 'liberate loro' con il ritiro delle truppe dall'Iraq'. Alberti ha concluso il suo intervento ringraziando le comunità islamiche e tutto il popolo pacifista richiamando tutta la società civile italiana ad una giornata di mobilitazione straordinaria per la pace per giovedì 16 settembre, in tutte le città, contro la guerra e per la liberazione di tutti gli ostaggi e del popolo iracheno. A Bologna nella giornata di giovedì è prevista una manifestazione "Liberate la pace" alle 20.30 promossa da sindacati, associazioni e istituzioni.
Da Intersos arriva l'appello alle cariche dello stato e ai mezzi d'informazione affinchè la mobilitazione per salvare gli ostaggi si esprima con maggiore esplicitazione e maggiore enfasi anche per Mahzan Bassam, formatrice e operatrice sociale di "Intersos" e di Ra'ad Ali Abdulaziz, ingegnere di "Un Ponte per". " È quanto vorrebbero le due Simone ed è quanto si attendono gli iracheni, quella stragrande maggioranza, che rasenta la totalità, che è rimasta, quanto noi, sgomenta da questo sequestro e dai tanti precedenti". Per il segretario generale di Intersos Nino Sergi, gli operatori locali sono la spina dorsale su cui si reggono le Ong. "Sono loro che garantiscono la continuità dell'azione anche nei momenti più difficili, sono loro che guidano, consigliano, sostengono e sorvegliano le operatrici e gli operatori volontari italiani garantendo l'indispensabile conoscenza della realtà, della lingua e della società locale".
Anche le Ong italiane impegnate in Palestina hanno chiesto l'immediata liberazione dei quattro ostaggi attraverso un appello che è stato pubblicato su alcuni quotidiani palestinesi. "Non crediamo che ne' il popolo palestinese ne' quello iracheno che combattono contro le occupazioni militari delle loro terre possano chiamare resistenza azioni come quella condotta da un ennesimo gruppo senza nome in Iraq, al gioco di questa sporca guerra, che miete vittime tra la stessa popolazione irachena, che usa i nostri corpi che spesso hanno impedito che altre vittime fossero fatte". L'appello si richiama alle organizzazioni palestinesi per avere una voce unitaria nel chiedere ai sequestratori la liberazione immediata e di condannare questo atto con forza prendendo le distanze nella maniera piu' netta possibile da queste cellule al servizio del terrore. [AT]