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No alla missione in Iraq, dall'Italia agli Usa
Conflitti
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"Sospendere l'attuale missione militare in Iraq in quanto non si è fatto alcun passo avanti perché la presenza dei soldati italiani fosse inquadrata in un'azione di ristabilimento della pace da parte dell'ONU". Secondo Luigi Bobba, presidente di Acli e Roberto Della Seta, presidente di Legambiente - è arrivato il momento della chiarezza: l'attuale massiccio spiegamento di militari stranieri in Iraq sotto comando anglo-americano, risponde ad una logica di occupazione e non certo di 'peace making'. " Ci sono stati autorevoli pronunciamenti nel centrosinistra per un voto di astensione sul rifinanziamento della missione in Iraq, ma anche tante apprezzabili prese di posizione tra i parlamentari dell'opposizione a favore di un voto contrario" ha sottolineato Tom Benetollo, presidente dell'Arci che chiede che le opposizioni si collochino senza tentennamenti nel campo di pace, operando coerentemente con questa scelta.
E intanto le reti e i movimenti italiani si preparano alla data del 20 di marzo. Chiare posizioni emergono da Gualtiero Via del Gruppo sui conflitti e nonviolenza della Rete di Lilliput che rilancia i tanti no al sistema guerra alimentato dal commercio delle armi (l'85% è fabbricato in USA, Russia, Cina, Inghilterra, Francia) e da una politica estera e militare anche del governo italiano che ha tradito una volontà di pace della maggioranza degli italiani violando la costituzione italiana (art. 11). Tra le proposte che affiancheranno le Carovane di Pace promosse dal Comitato italiano "Fermiamo la guerra" c'è quella di possibili gemellaggi con le città americane che saranno mobilitate in occasione del 20 di marzo. Intanto per sabato 15 febbraio è prevista negli Stati Uniti una giornata di "vigilanza globale" per l'anniversario della grande mobilitazione del 15 febbraio 2003.
"Anche stavolta i cadaveri dei nostri ragazzi rientreranno in patria segretamente, nel cuore della notte, nella base aeronautica di Dover, Delaware". Sono le parole di Fred D'Amato, originario di Mount Pocono (Pennsylvania), il cui figlio è stato richiamato come riservista, lo scorso 9 febbraio, in Iraq. Negli Usa è forte l'indigazione per la lista di caduti che si allunga giorno dopo giorno e per il silenzio che avvolge i fatti. Dal sito di "Military Families Speak Out" vengono lanciati i messaggi di gente comune che si oppone alla guerra e ha parenti o amici nell'esercito. Contemporaneamente, è partita la Campagna "Bring them home now che raggruppa famiglie di soldati, personale in servizio attivo, riservisti e chiunque si opponga alla guerra voluta dal presidente Bush. Gli obiettivi sono due: la fine dell'occupazione dell'Iraq e simili avventure militari; e il ritorno immediato di tutte le truppe statunitensi alle loro basi.
Altre fonti: Peace Reporter, Acli, Comitato Fermiamo la Guerra