Nepal: riprende la guerriglia

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I ribelli maoisti Prachanda hanno dichiarato la fine del cessate il fuoco concordato con le forze governative il 30 gennaio scorso. Da quella data si è tentato più volte di negoziaziore una soluzione pacifica il conflitto che imperversa nel Paese dal 1996.

Negli ultimi mesi però si è assistito ad un'escalation di violenza da entrambe le parti che ha portato alla dichiarazione dei ribelli maoisti, i quali comunque non escludono la possibilità di riprendere le trattative.

La popolazione nepalese soffocata dalla guerra intestina vive sempre più nella povertà e nell'indigenza. Il 71% della popolazione vive al di sotto della soglia della povertà e nelle aree rurali l'aspettativa di vita si aggira intorno ai 35 anni. I dintorni di Katmandu, la capitale nepalese, si stanno trasformando in un campo profughi che accoglie migliaia di persone scampate dai territori di conflitto. Secondo i dati della National Human Right Commission, almeno 5.000 famiglie hanno lasciato i loro villaggi per rifugiarsi in territori più sicuri e 500.000 lavoratori residenti nei territori dove più alta è la tensione, spesso in India per lavori stagionali, non sono tornati alle loro case nei villaggi da più di un anno.

La guerriglia iniziata nel 1996 dal Partito Comunista Nepalese (NCP) ha come obiettivo lo sradicamento del sistema feudale del regno nepalese e di dare al Paese un governo di tipo comunista che garantisca i diritti dei ceti meno abbienti che rappresentano la maggioranza della popolazione. Dal 1996 ad oggi le vittime del conflitto sono state all'incirca ottomila ma violazioni ed abusi sono in continua crescita come sottolineato da molte associazioni per la difesa dei diritti umani.

Fonti: Warnews, Nepalnet.

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