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Nel 2017 l’Europa sarà delle destre populiste?
Conflitti
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Un selfie a Koblenz è d’obbligo. A farselo sono l’olandese Geert Wilders, la francese Marine Le Pen, l’italiano Matteo Salvini, la tedesca Frauke Petry e l’austriaco Harald Vilimsky. I più noti leader della destra europea si sono dati appuntamento nella città tedesca lo scorso 21 gennaio sulla scia della Brexit britannica, ma soprattutto dell’avvento di Donald Trump alla presidenza statunitense, inaugurata il giorno precedente a Washington DC con la consueta cerimonia di insediamento. Un evento politico di un certo calibro, in cui i sorrisi smaglianti dei politici e le innumerevoli pose per i media e i sostenitori si sono accompagnati agli interventi dal palco per indicare come i cambiamenti in corso nel panorama europeo e internazionale stiano andando nella direzione degli obiettivi politici da essi auspicati. Sono proprio le recenti vicende elettorali a dare maggior credito al consesso che punta a sollevare gli animi degli europei contro la moneta unica, contro la dittatura di Bruxelles e contro gli stranieri-immigrati-profughi, sulla base di cavalli di battaglia e slogan ormai avvalorati da una certa retorica populista.
E di populismo si tratta quando, anche da Koblenz, i leader politici europei forniscono stringenti frasi “anti-sistema” ben guardandosi dal proporre effettivi programmi politici alternativi. La fine dell’euro e dell’Europa unita non risulta di certo una strategia costruita sulla base dell’opportunità politica, economica, commerciale o finanziaria per i cittadini e per i governi, come è apparso immediatamente evidente dopo il referendum britannico sulla Brexit dello scorso giugno. Gli stessi promotori del fronte del “Leave” (lasciare) non sono riusciti ad andare oltre quella chiara espressione del “No” all’Europa e all’indomani del voto, senza un progetto alternativo e di certo non migliore di quello fornito dal mercato unico europeo, hanno preferito abdicare alla loro rappresentanza politica. A distanza di mesi da quella scelta e a dispetto di quanti avevano assicurato una rapida e indolore fuoriuscita del Paese dall’UE, nel Regno Unito nulla di concreto è stato fatto proprio in considerazione della prevista perdita a livello economico e commerciale ma anche nel fabbisogno sociale e demografico, al di là di un siparietto politico interno ai partiti e al braccio di ferro tra il neo Primo ministro Theresa May e la Corte Costituzionale.
Tornando a Koblenz, grande assente al consesso era proprio Nigel Farage, ex leader dell’UKIP, il partito euroscettico britannico da lui fondato, volato negli Stati Uniti per la cerimonia di insediamento del presidente Trump. Un ulteriore segnale del forte legame cercato dalle destre europee oltreoceano e a cui anche recentemente Trump non ha mancato di strizzare l’occhio, aborrendo il progetto di integrazione europea. Farage, europarlamentare, dimessosi irresponsabilmente dall’UKIP all’indomani della vittoria dei “Leave” né volendo condurre la Brexit né avendo un programma politico che andasse oltre la fuoriuscita dall’UE, nonostante la sua deludente performance in patria, non manca infatti di guidare il fronte dell’euroscetticismo in Europa.
“Ieri, una nuova America. Oggi Coblenza. Domani, una nuova Europa” è uno degli slogan scanditi all’incontro, in attesa di quell’“effetto domino” auspicato che potrebbe condurre a una decisa trasformazione dell’assetto politico dell’UE, conducendo nella sfera degli euroscettici anche gli Stati fondatori della Comunità Economica Europea, alla base dell’attuale Unione Europea. “La fine di un mondo e la nascita di un nuovo mondo” prevista da Marine Le Pen e dagli altri colleghi passa attraverso la “liberazione dalla schiavitù imposta dall’UE”, la “fine dell’esperimento fallito e criminale dell’euro” e la ricostruzione di “un’Europa delle nazioni e della libertà”. Parole prive di contenuti reali e infarcite di posizioni ben più radicali e xenofobe, in particolare verso quei milioni di immigrati arabi e africani accusati di minacciare la cultura europea. Solo pochi anni fa, tale retorica avrebbe dovuto limitarsi a poche voci ai margini della politica europea, soprattutto in Germania, il cui tragico passato storico ha da tempo fornito un vaccino al fascino del nazionalismo e dell’identità politica. Oggi però, sostenuta anche dalle spregiudicate affermazioni di Trump in campagna elettorale e da pressanti analoghe dichiarazioni di alcuni politici del Vecchio continente, il loro messaggio è entrato nel mainstream.
Nazionalismo, patriottismo, rifiuto del diverso, fobia verso i migranti: questi i fondamenti capisaldi condivisi dai circa 800 sostenitori che hanno assistito ai discorsi dei vari leader delle destre europee; 5mila invece i contro-manifestanti fuori dalla sala congressi avversi al consesso. Tra di essi anche alcuni giornalisti di importanti testate a cui sono stati negati gli accrediti per l’accesso (ad esempio ai tedeschi “Spiegel” e “Faz”), in una cornice di odio manifesto verso i media che, secondo alcune dichiarazioni dei rappresentanti politici riuniti, traviserebbero i messaggi lanciati e farebbero il lavaggio del cervello ai cittadini su indicazione delle istituzioni europee.
Il consesso di Koblenz si svolge alla vigilia delle scadenze elettorali che nel 2017 vedranno andare al voto Olanda (legislative il 15 marzo), Francia (presidenziali 23 aprile/7 maggio) e Germania (politiche a settembre), e probabilmente anche Italia; solo all’indomani di queste elezioni si potrà effettivamente misurare il trionfo della destra populista e nazionalista in Europa. E se effettivamente nel 2017 “l’Europa sarà loro”.
Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.