Medio Oriente: difficile risoluzione Onu, missione civile in Libano

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E' in corso in queste ore una difficile riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu: una timida apertura israeliana al percorso preparato da Francia e Stati Uniti fa sperare in un accordo. Ma i tempi sono lunghi. La Francia ha annunciato stanotte il proprio appoggio alle richieste di Beirut e della Lega Araba per un immediato ritiro israeliano dal Libano mentre gli Stati Uniti frenano - riporta Rainews24.

A due settimane dalla conferenza di Roma, non si è ancora reggiunto l'accordo per la cessazione delle ostilita' in Libano. La Lega Araba, attraverso il rappresentante del Qatar, ha sostenuto la proposta di Beirut, ovvero il cessate il fuoco immediato, il ritiro delle truppe israeliane dietro la linea blu e il dispiegamento di 15mila soldati libanesi a sostegno dell'UNIFIL. Proposta "interessante" anche per il presidente americano George Bush. Nelle prossime ore potrebbe essere messo a punto il nuovo progetto di risoluzione e il voto del consiglio di Sicurezza slittera' a giovedi' o venerdi', come annunciato dal rappresentante britannico all'Onu, dato che gli ambasciatori avranno bisogno di 24 ore per presentare il testo emendato ai loro governi.

Amnesty International sollecita intanto il Consiglio di sicurezza dell'Onu ad approvare, senza ulteriore ritardo, una risoluzione che chieda a Israele ed Hezbollah un immediato cessate il fuoco: consentirebbe lo svolgimento di attività umanitarie indispensabili che non possono essere intraprese mentre sono in corso massicci bombardamenti. Il cessate il fuoco, inoltre, permetterebbe l'avvio di un'inchiesta sui crimini commessi durante il conflitto e potrebbe favorire negoziati per un accordo che promuova il rispetto dei diritti umani degli israeliani e dei libanesi.

Amnesty International sollecita inoltre al Consiglio di sicurezza a chiedere alle parti in conflitto, di osservare gli obblighi del diritto umanitario e rispettare il principio di distinzione e proporzionalità; di consentire, inoltre, pieno e immediato accesso ai soccorsi umanitari nei confronti dei civili, garantendo un passaggio sicuro e non ostacolato da attività militari; alla comunità internazionale, di sostenere l'Onu nella creazione delle condizioni necessarie per la protezione e l'assistenza di tutti gli sfollati; a Israele e al Libano, di accettare la competenza della Commissione internazionale d'accertamento dei fatti, prevista dall'art. 90 del I Protocollo alle Convenzioni di Ginevra, affinché tale organismo possa condurre indagini imparziali, indipendenti e approfondite su possibili crimini di guerra commessi nel corso del conflitto; a tutti gli Stati, di esercitare la propria giurisdizione nei confronti di persone sospettate di aver commesso crimini di guerra o altri crimini di diritto internazionale, assicurando che verranno chiamate singolarmente a rispondere del proprio operato.

Una denuncia di Bt'selem, il Centro Israeliano di Informazione sui Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati, riporta che "metà delle morti violente di luglio a Gaza sono state di civili che non stavano prendendo parte alle ostilità. Il Palestinian Center for Human Rights riporta che le forze di occupazione israeliane hanno intensificato gli attacchi contro i civili palestinesi e le loro proprietà nei Territori Occupati Palestinesi uccidendo 14 palestinesi, tra cui 4 ragazzi e 2 donne (2 delle vittime sono state uccise a Nablus durante un omicidio extra giudiziale); hanno ferito 34 civili palestinesi, tra cui 12 ragazzi e 2 donne; hanno lanciato una serie di attacchi aerei contro alcune case nella Striscia di Gaza; hanno continuato a bombardare il nord delle Striscia di Gaza ed il villaggio di al-Shouka vicino a Rafah ed hanno condotto 21 incursioni in comunità palestinesi della West Bank e 4 nella Striscia di Gaza.

Intanto, International Solidarity Movement, una piattaforma di 200 organizzazioni libanesi ed internazionali chiama ad una massiccia presenza civile in Libano: vi parteciperà una delegazione italiana. "L'ascolto attento degli operatori delle ONG libanesi ci farà comprendere meglio cosa è necessario fare da qui in avanti, ma contiamo sul fatto che nessuno di noi tralascerà di fare ogni cosa possibile anche qui in Italia
perché tacciano le armi e si risvegli la politica, la diplomazia sincera, l'umanità, la fraternità" - scrive don Tonio Dell'Olio che si reca in Libano a nome di Pax Christi e Tavola della pace e di Libera. [GB]

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