Mapping Diversity: una mappa stradale delle discriminazioni di genere

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Immagine: Balcanicaucaso.org

A OBC Transeuropa lavoriamo da molto tempo sui temi della memoria e del contrasto alle discriminazioni, comprese le discriminazioni di genere. Crediamo inoltre nel valore di progetti aperti per la condivisione della conoscenza e di informazioni, come OpenStreetMap e Wikidata . E negli ultimi anni stiamo esplorando nuove approcci per fare emergere storie, in particolare attraverso il giornalismo di dati.

Presentiamo oggi Mapping Diversity, un progetto che combina questi diversi percorsi. Si tratta di una mappatura delle disparità di genere tra le persone a cui sono intitolate strade nei capoluoghi di regione e province autonome in Italia. Il progetto è stato realizzato dal data team di OBC Transeuropa assieme con Sheldon.studio nell’ambito dello European Data Journalism Network, ed è stato curato in particolare da Giorgio Comai, Alice Corona e Matteo Moretti. 

Si tratta di un progetto pilota, che ci è servito per mettere a punto un metodo efficiente per la raccolta e la classificazione dei dati e un formato efficace per la loro presentazione. Contiamo di sviluppare questo progetto in nuove direzioni nei prossimi mesi, coprendo un numero maggiore di città, paesi diversi dall’Italia, e temi ulteriori rispetto alla disparità di genere.

I dati principali

Delle 24.625 strade intitolate a persone nei 21 capoluoghi di regioni e province autonome italiane, solo 1.629 (il 6,6%) sono intitolate a donne. Di queste, il 41% sono dedicate a delle sante. 

In totale, le strade considerate onorano 11.643 persone. A fronte di 10.962 uomini, solo 681 donne sono celebrate con una via o piazza. Sono solo cinque le donne a cui è dedicata una strada in almeno metà delle città considerate: la Madonna, Santa Lucia, Sant’Anna, Santa Chiara e Santa Margherita. Le donne laiche a cui sono intitolate più vie o piazze invece sono Grazia Deledda, Margherita di Savoia, Ada Negri, Eleonora Duse, Mafalda di Savoia, Maria Montessori e Matilde Serao. 

Non basta di certo cambiare nomi alle strade per vivere in una società più equa, ma non possiamo che interrogarci su quali stereotipi e immaginari collettivi si perpetuano da una tale disparità. La questione della toponomastica di genere è culturale e simbolica, racconta qualcosa su chi è visibile e di chi invece resta nascosto. Per persone appartenenti a minoranze o gruppi discriminati vedere riconosciuti dei traguardi a persone facenti parte della stessa minoranza può fare la differenza su come percepiscono il loro ruolo, e le loro possibilità, all’interno della società...

L'articolo di Ornaldo GjergjiLorenzo Ferrari segue su Balcanicaucaso.org

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