MSF: continuano le violenze in Ituri e Nord Kivu (R.d.Congo)

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"Nonostante una diminuzione generale dell'intensità e della frequenza dei conflitti nel distretto dell'Ituri nell'est della Repubblica Democratica del Congo (RdC), la popolazione civile continua a subire livelli di violenza intollerabili": lo afferma Medici Senza Frontiere (MSF) in un rapporto che testimonia il perdurare delle "atroci violenze sessuali e le conseguenze umanitarie delle operazioni militari condotte nel 2007 nell'ambito del 'processo di pacificazione' nella regione". Il rapporto intitolato "Violenze sessuali in Ituri, i civili sono sempre le prime vittime"segnala che le operazioni militari legate al processo di pacificazione continuano a essere fonte di violenze contro la popolazione civile: stupri, atti di brutalità, distruzione di case, razzie, sfollamento forzato di popolazione.

"I civili pagano un prezzo molto alto per queste operazioni di pacificazione" - spiega Bruno Jochum, direttore delle operazioni di MSF. "Sono accusati da ciascuna delle parti in conflitto di sostenere l'altra parte e sono di conseguenza le vittime di rappresaglie indiscriminate o azioni punitive". Ogni mese da 50 a 120 persone vittime di violenza sessuale continuano ad arrivare al Bon Marché Hospital a Bunia, capitale della regione dell'Ituri. MSF ha curato 7.400 vittime di stupro durante gli ultimi quattro anni. Oltre un terzo di queste persone sono state ricoverate negli ultimi 18 mesi. "Al Bon Marché Hospital, dove lavoriamo, il numero di pazienti stuprati resta elevato. Quasi la metà delle violenze sono causate da uomini legati alle forze armate o alle milizie" - continua Jochum. "A queste violenze sessuali sono associate altre forme di violenza, come atti di umiliazione e di tortura. Un paziente su cinque afferma in particolare di essere stato sequestrato per un periodo che va da due giorni a diversi anni".

Nella zona di Djugu, in Ituri, la violenza ha provocato la fuga di decine di migliaia di persone che sono ridotte a uno stato di lotta per la sopravvivenza. Oggi, nell'Ituri, 150mila sfollati non sono in grado di tornare a casa. In una situazione di estrema miseria, sono vulnerabili a sfruttamento e assalti. "Questa popolazione resterà pesantemente dipendente dall'aiuto umanitario fino a quando non saranno stabilite delle condizioni per un ritorno sicuro al loro luogo d'origine" - sottolinea MSF che nella zona di Laudjo ha rilevato l'assenza di un terzo dei bambini da zero a quattro anni che evidenzia gli effetti disastrosi di diversi anni di tassi di mortalità eccezionalmente alti a causa del conflitto e della precarietà dei servizi medici. "Di fronte a questa situazione di estrema vulnerabilità è imperativo che le autorità facciano tutto il possibile per porre fine a tutte le forme di violenza, nel momento in cui la recrudescenza dei violenti combattimenti nella provincia del Kivu evidenzia la grande instabilità nell'est del paese" - conclude MSF.

In un altro comunicato sempre MSF segnala che nel corso degli ultimi mesi nuove ondate di combattimenti nella provincia del Nord Kivu, nella parte orientale della RdC hanno costretto alla fuga diverse centinaia di migliaia di persone. "Sebbene non siano disponibili cifre precise, sappiamo che diverse centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e i loro villaggi a causa delle violenze dall'inizio dell'anno" - afferma MSF. "Molti vivono nelle foreste senza ripari, acqua, assistenza medica o cibo adeguati e sotto la continua minaccia dell'insicurezza, troppo spaventati per recarsi nei centri di salute".

Le equipe di MSF hanno rinforzato le loro attività per cercare di rispondere ai crescenti bisogni di salute. Sono stati aperti nuovi progetti a Masisi, Kitchanga e Mweso, cliniche mobili aggiuntive lavorano nel distretto di Rutshuru, e sono stati installati tre nuovi centri per il trattamento del colera nella zona di Goma. Ma i combattimenti e l'insicurezza rendono molto difficile per gli operatori umanitari portare assistenza alla popolazione. Vaste aree restano inaccessibili con molte strade che sono tagliate fuori a causa dell'insicurezza. Durante le ultime settimane, MSF ha dovuto evacuare temporaneamente le sue equipe da Mweso, Kitchanga e Nyanzale. Anche trasportare scorte e materiali fino alle cliniche di MSF è difficile. [GB]

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