Libia: l’arresto di Al Buti potrebbe aprire il primo caso alla Corte Penale Internazionale

Stampa

Foto: Facebook.com

La Corte Penale Internazionale (CPI) ha reso noto l'arresto dell'ufficiale libico Khaled Mohamed Ali El Hishri, anche detto Al Buti (Al Booti), accusato di avere commesso e ordinato crimini di guerra e crimini contro l'umanità. L'arresto è avvenuto in Germania, il 16 luglio, da parte delle autorità di polizia federale tedesca su mandato della CPI emesso il 10 luglio. 

Dal comunicato stampa si legge che Al Buti è considerato uno degli ufficiali più importanti della prigione di Mitiga, dove migliaia di persone vengono detenute per periodi prolungati. Al Buti è accusato di avere ordinato e commesso egli stesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità come omicidio, tortura, violenza sessuale e stupro in un arco di tempo che va dal febbraio 2015 all'inizio del 2020.

Il sospettato, aggiunge la Corte, resterà in custodia delle autorità tedesche, in attesa del completamento del procedimento previsto dall'articolo 59 dello Statuto di Roma. 

Sebbene la Libia non abbia mai preso parte allo Statuto di Roma e non sia quindi sottoposta alla giurisdizione della Corte Penale Internazionale, il 26 febbraio del 2011 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, all'unanimità, ha deferito la situazione libica con la Risoluzione n. 1970 (2011). Questo significa che la Corte ha facoltà di esercitare la propria giurisdizione sul territorio libico a partire da quella data. Nel 2025, la stessa Libia ha accettato la giurisdizione della Corte Penale Internazionale per un arco di tempo che va dal 2011 fino alla fine del 2027. 

I crimini di cui è accusato Al Buti sarebbero stati commessi proprio nella prigione di Mitiga a Tripoli, lo stesso centro detentivo dove Osama Elmasry Njeem, che abbiamo imparato a conoscere come Almasri, avrebbe commesso violazioni simili. 

I crimini di cui è accusato Al Buti richiedevano che le vittime fossero sottoposte completamente al potere degli aguzzini. Nel mandato d'arresto, l'accusa sostiene che ci siano "ragionevoli motivi per credere" che l'ufficiale libico abbia intenzionalmente e consapevolmente contribuito come co-perpetratore ad una serie di crimini gravissimi. Si parla sia di crimini di guerra come trattamenti crudeli e tortura, oltraggio alla dignità personale, stupro, violenza sessuale e omicidio; che di crimini contro l'umanità come imprigionamento e tortura, stupro, violenza sessuale, omicidio e persecuzione.

L’Ufficio del Procuratore dell’ICC ha accolto la notizia dell’arresto e ha ringraziato «tutte le vittime e i testimoni libici che si sono fatti avanti per collaborare alle indagini. La loro forza, il loro coraggio e il loro impegno rendono possibili questi importanti sviluppi.»

Sia Al Buti che Almasri fanno parte della Forza di Deterrenza Speciale (SDF/RADA), allora affiliata al governo di unità nazionale (Government of National Accord / GNA). La Corte scrive che il gruppo RADA di cui Al Buti è un ufficiale senior – e diretto superiore di Almasri – era in grado di controllare risorse significative, tanto da essere in grado di gestire la prigione di Mitiga, la più grande della Libia occidentale, dove sono avvenuti i crimini.

La Corte riferisce che la RADA abbia commesso quelle violazioni anche contro la popolazione civile perché considerata opposta alla milizia, oppure per motivi religiosi o, ancora, per condotte contrarie alla [loro] moralità e ideologia. Le persone incarcerate, quindi, non erano solo combattenti, contro i quali la RADA si è macchiata di crimini di guerra. Le violazioni sistematiche della RADA erano dirette anche contro la popolazione civile e costituiscono crimini contro l'umanità. 

Nel mandato di arresto di Al Buti vengono elencate le violazioni commesse dalla milizia RADA. Una lunga lista di crimini da far accapponare la pelle, perpetrati per concretizzare un "piano comune" del gruppo, con ambizioni economiche e politiche. 

Il mandato di arresto, dicevamo, parla esplicitamente di un "piano comune" della RADA, in un contesto caotico fra fazioni avverse, che sembra rivelare un pattern di pratiche criminali da parte di queste milizie, confermato dalle testimonianze dei migranti sopravvissuti al viaggio. Il che dovrebbe essere sufficiente a riportare al centro del discorso pubblico gli accordi siglati dall'UE e dai suoi Stati membri con la Libia per la gestione dei flussi migratori

Infatti, ad accogliere con favore il fermo dell’ufficiale libico ci sono le ONG impegnate nel salvataggio di vite nel Mediterraneo e nella tutela dei diritti umani delle persone migranti: «L’arresto di El Hishri [Al Buti] rappresenta uno sviluppo cruciale, in quanto è il primo caso nell’ambito della “Situazione Libia” della CPI ad avviarsi verso un procedimento a L’Aia. Invia un messaggio importante ai sopravvissuti: che la giustizia è possibile, anche nel contesto di un conflitto in corso e di dinamiche di potere mutevoli in Libia. Tuttavia, la giustizia richiede coerenza.» Al contempo, le ONG aggiungono: «chiediamo a tutti gli Stati Parte dello Statuto di Roma di cooperare pienamente con la Corte.» 

Le ONG si riferiscono a quanto avvenuto a gennaio in Italia: «Il mancato rispetto da parte degli Stati della loro cooperazione con la CPI rappresenta una violazione del diritto internazionale, mina gli sforzi per la giustizia e la lotta all’impunità, e indebolisce la legittimità stessa della CPI.»

Perché oggi la Germania ha fermato e trattenuto Al Buti, mentre a gennaio l’Italia non solo non ha trattenuto Almasri dopo averlo fermato, ma lo ha riportato in Libia con un volo di Stato? 

Quali sono gli interessi di sicurezza nazionale che hanno motivato l’Italia, rispetto alla Germania? 

L’Italia si trova in una posizione diversa dallo Stato tedesco, di maggiore ricattabilità? 

Sono domande che oggi sorgono spontanee e che riaprono un capitolo spinoso per il governo italiano. La vicenda Almasri è ancora pendente presso la CPI, la quale aveva rivolto un invito al governo italiano «a presentare osservazioni in merito alla mancata consegna» di Almasri «in seguito al suo arresto». Una volta ricevute le osservazioni, il Procuratore della Corte ha richiesto di dichiarare l'inadempienza dell'Italia e di trasmettere il caso all'Assemblea degli Stati Parte dello Statuto di Roma e/o al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. 

Nel frattempo, le carte sul tavolo libico sono cambiate e, come ha raccontato l’inviato Nello Scavo su Avvenire, a maggio la RADA è entrata in contrasto con il Governo di Unità Nazionale (GNU), in carica dal 2021 e guidato dal premier Abdulhamid al Dbeibah. Insomma, oggi Almasri sarebbe diventato un nemico e le stesse autorità di Tripoli potrebbero anche decidere di consegnarlo alla CPI: un boccone amaro per il governo italiano.  

Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.

Ultime su questo tema

Basta guerra fredda!

30 Agosto 2025
Il recente vertice di Anchorage ha aperto spiragli per un futuro meno segnato da conflitti e contrapposizioni. (Alex Zanotelli e Laura Tussi)

Il lavoro delle Ong nel Mediterraneo, tra minacce e ostruzionismo

29 Agosto 2025
Dopo l’attacco alla Ocean Viking, abbiamo intervistato Sara, Protection officer a bordo della nave Humanity 1. (Maddalena D´Aquilio

Global Sumud Flotilla: resistere per esistere

29 Agosto 2025
Dal Mediterraneo a Gaza: la più grande flottiglia civile mai organizzata per denunciare il genocidio e portare solidarietà al popolo palestinese. (Articolo 21)

Un No al Ponte con ventiquattromila baci

27 Agosto 2025
Prima di sapere se il Ponte crollerà o non crollerà, per la gente del posto sarebbe prioritario comprendere se riuscirà ancora a vivere e a respirare. (Jacobin Italia)

Giornaliste a Gaza

26 Agosto 2025
Le donne giornaliste di Gaza: “Continuano il loro lavoro nonostante siano bersagli di attacchi israeliani, di carestia e di violenza”. (Monica Pelliccia)

Video

Charlie Chaplin: "Il Grande Dittatore"