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La terza via turca all’Africa
Conflitti
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Foto: Unsplash.com
I cinesi si muovono silenziosi con il libretto degli assegni in mano. I russi appaltano mercenari e stringono alleanze per uscire dall’isolamento diplomatico. La Francia ha il foglio di via. L’Europa, non pervenuta. Stati Uniti, disinteressati (a parole).
E la Turchia? Ankara si presenta come una tessitrice di equilibri nelle ingarbugliate dinamiche africane.
Poche righe rappresentano una sintesi acrobatica e stereotipata delle molto più complesse dinamiche che muovono le potenze straniere in Africa. Anche se poi, altra sintesi, tutte sembrano essere guidate da due imperativi prevalenti: il portafoglio e la sicurezza.
Ma la Mezzaluna turca è un caso che si distingue dagli altri. Da almeno 10 anni è riuscita a riprendersi un posto al tavolo internazionale che conta, insinuandosi negli interstizi diplomatici che si sono aperti nello scacchiere geopolitico. E porta con sé anche quell’elemento identitario religioso che, strumentalizzato ad hoc, può fare miracoli.
La Turchia ha pazienza. Non è una centometrista. Ma una maratoneta. Impossibilitata a competere sotto il profilo economico con Cina, petromonarchie del Golfo, europei e in parte anche con i russi, Ankara alimenta la sua penetrazione nel continente con un approccio di lungo periodo.
Non temendo di irrompere nei conflitti sparsi un po’ ovunque in Africa, ha inaugurato un nuovo genere diplomatico: le visite di stato nelle aree senza stato, nei paesi avvitati nelle crisi, come Somalia e Libia, considerate da Recep Tayyip Erdogan dei trampolini di lancio sul Mediterraneo e sul mar Rosso.
Perché poco se ne parla, ma Ankara sta ingrassando la propria Marina proprio per arrivare ad avere, se non il controllo, almeno una influenza significativa nei 3 mari di prossimità – il Mar Nero, l’Egeo e il Mediterraneo – e anche nei porti africani che si affacciano sull’Atlantico.
In riva al Bosforo sono consapevoli di essere una potenza media per risorse. Ma con ambizioni da grande. La Turchia è presente in regioni chiave come Nordafrica, Sahel, Corno d’Africa, con puntate nell’Africa occidentale e centrale. Certo, non è sbarcata nel continente per fare beneficenza.
I suoi obiettivi strategici, economici e militari sono evidenti. Tuttavia, più di altre potenze straniere è brava a utilizzare la presenza diplomatica e socioreligiosa per mostrare le virtù di un partner alternativo ai paesi ex colonialisti, agli Stati Uniti, e alla stessa Cina il cui modus operandi sta suscitando sospetti in alcuni governi africani.
È la famosa terza via turca: paese musulmano industrializzato, senza un passato imbarazzante o belligerante nel continente e che non dispiace ai paesi africani...