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La guerra in Iraq e l'impatto sulla sicurezza internazionale
Conflitti
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"Quanto avvenuto in Iraq è l'emblema del paradosso della moderna politica che riguarda la sicurezza" ha affermato Alyson Bailes, presidentessa del SIPRI, intervenendo in un incontro pubblico tenutosi a Pechino lo scorso 9 giugno "dopo la fine della guerra fredda si è creduto che l'Occidente dovesse trovare nuove sfide e nuovi pericoli da affrontare per non sfaldarsi. In realtà proprio da queste nuove sfide quali la lotta al terrorismo internazionale, ad alcuni regimi tirannici, alla proliferazione degli armamenti di massa sono derivati, almeno sul breve periodo, profondi disaccordi tra gli Stati europei, tra Unione Europea ed USA ed tra gli USA ed altre nazioni di rilevanza internazionale".
Alyson Bailes ha utilizzato per descrivere la situazione delle relazioni internazionali dell'area Euro-atlantica nel dopo Iraq con una metafora suggestiva. Ci si trova davanti infatti secondo lei ad un giardino incolto dove alcune piante stanno morendo o vengono colpite da malattia, altre invece crescono rigogliose. Ed è difficile ancora capire quali delle piante caratterizzeranno il prossimo raccolto.
Dalla crisi irachena sono arrivate secondo la Bailes alcune indicazioni molto dirette: gli Stati Uniti sono effettivamente l'unica superpotenza, sono in grado di mobilitare un esercito dotato delle migliori tecnologie ed in grado di arrivare a vittorie molto rapide anche lontano dalla madrepatria, le idee dell'amministrazione USA su come si debba utilizzare questo enorme potenziale sono molto diverse dalla maggior parte degli altri Stati: a partire dalla dottrina della difesa preventiva che non è assolutamente prevista da interpretazioni tradizionali del diritto internazionale. Altro elemento emerso è che gli USA non sentono alcun obbligo ad operare all'interno delle organizzazioni internazionali esistenti. Che queste siano le Nazioni Unite, il G8 o la NATO.
Ma Alyson Bailes va oltre queste constatazioni. A suo avviso infatti la vicenda dell'Iraq ha anche dimostrato i limiti della forza americana. "Gli USA stanno infatti affrontando enormi difficoltà, a causa della mancanza di esperienza ma anche a causa della dottrina che li guida, nel ricostruire in Iraq una società ordinata e democratica … per affrontare molti dei problemi sentono, loro malgrado, la necessità di appoggiarsi anche su altre nazioni ed altre organizzazioni internazionali", ha sottolineato la direttrice del SIPRI. Ulteriore debolezza viene individuata nell'incapacità dimostrata sino ad ora nel colpire effettivamente il terrorismo internazionale. "Alcuni analisti sostengono approcci militari troppo ampi possano essere addirittura non risolutori ma controproduttivi. Sia per quanto riguarda il terrorismo che la proliferazione di armamenti atomici. Nel primo caso perché si producono ‘nuovi nemici', nel secondo perché sempre più Paesi potrebbero sentirsi possibili obiettivi militari degli USA".
Nel suo intervento a Pechino Alyson Bailes si è poi soffermata in particolare sul ruolo delle Nazioni Unite sottolineando come la crisi in Iraq abbia dimostrato come molti Stati continuino a ritenere l'ONU quale autorità legittimante e che crisi di questo tipo non possono che essere affrontate da un punto di vista complesso che solo l'ONU è in grado di fornire. "Personalmente condivido la recente proposta del Governo polacco della formulazione da parte di un gruppo di esperti indipendenti, di una proposta di riforma del ruolo e dei principi che guidano l'ONU" ha affermato Alyson Bailes "è un tentativo difficile di questi tempi ma quando le persone iniziano ad essere ansiose sul futuro occorre provare a canalizzare questa ansia e preoccupazione in una ricerca sincera di nuove soluzioni".
Fonte: SIPRI;