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La confusione umanitaria - da Msf
Conflitti
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"Perché ci bombardate e poi cercate di aiutarci ?" Domanda posta ad un membro del personale MSF da una donna di Diyala, Iraq, nel maggio 2003. Questa semplice domanda rivela uno dei retaggi della guerra in Iraq: l'erosione del significato della parola "umanitario". Invocata dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna come un motivo per la guerra (liberare il paese da un tiranno), ignorata o manipolata da Saddam Hussein, usata come argomento per il pacifismo dalle ONG (le disastrose conseguenze umanitarie della guerra sarebbero troppo grandi), l'essenza dell'idea "umanitaria" ha subito un grosso colpo, a scapito di coloro che hanno bisogno di assistenza.
MSF intende l'azione umanitaria come reazione a un conflitto. L'aiuto o il soccorso per ragioni umanitarie è l'assistenza prestata in modo indipendente e imparziale, basata solo sui bisogni, non legata a programmi politici, a un'identità etnica o a un'appartenenza religiosa. Non è collegata all'essere "liberati" o allo stare da una parte o dall'altra di un conflitto.
In Iraq, il concetto di azione umanitaria è stato usato per giustificare, prevenire o interpretare in modo non obiettivo le ostilità. L'azione umanitaria è diventata semplicemente un altro strumento di guerra, confondendo i limiti tra aiuti umanitari indipendenti, obblighi militari e propaganda. Infine, nel modo in cui è stata combattuta, la guerra è stata anche presentata come una guerra "umana"; tuttavia le circostanze di certe morti in Iraq richiedono delle indagini.
Prima dell'inizio del conflitto, MSF ha rifiutato di commentare la possibilità di un'emergenza umanitaria in caso di guerra in Iraq, ma ha invece deciso di fare tutto il possibile per essere presente al momento della guerra stessa, di trovarsi in una posizione in cui meglio capire la sofferenza della popolazione e di fornire assistenza medica dove necessario. Attiva in Iraq dall'inizio degli anni novanta, MSF ha lasciato il paese nel giugno 1992 a causa dell'impossibilità di lavorare in modo indipendente sotto il regime di Saddam Hussein. Il governo iracheno ha impedito a MSF di stabilire una presenza negli anni successivi. Alla fine, con il profilarsi della guerra alla fine del 2002 e all'inizio del 2003, MSF ha potuto riaprire le negoziazioni e ha ottenuto il permesso di cominciare a lavorare nel marzo 2003.
Quando la coalizione diretta dagli Stati Uniti ha cominciato a bombardare l'Iraq, un team di sei volontari espatriati, compresa un'equipe chirurgica, era a Baghdad, per offrire sostegno ai qualificati operatori sanitari iracheni in caso di guerra. Non c'erano molte possibilità di portare un'assistenza indipendente nei giorni precedenti e nei primi giorni di guerra. Ciononostante, l'equipe ha cominciato ad assistere il personale medico iracheno all'ospedale al-Kindi nella zona nord-orientale di Baghdad. Le equipe di MSF in Giordania, Kuwait, Siria e Iran erano pronte ad intervenire in caso di flussi di rifugiati.
All'inizio di aprile, proprio quando arrivavano sempre più feriti all'ospedale di al-Kindi, due volontari espatriati e un membro del personale locale di MSF sono stati rapiti dalla polizia segreta irachena. Tutte le attività sono state sospese fino al loro rilascio nove giorni dopo, subito dopo la caduta di Baghdad. In definitiva, la fase "acuta" della guerra è durata poco più di cinque settimane.
Fabbisogni reali - ma non crisi umanitaria
Una volta dichiarata la fine ufficiale della guerra, con l'equipe di nuovo al completo, MSF ha cominciato una valutazione generale della situazione sanitaria, visitando ospedali e cliniche in molte zone del paese. Nei mesi di aprile e maggio, alcune equipe di MSF hanno condotto delle brevi valutazioni delle strutture sanitarie in 25 città, donando forniture e attrezzature e assistendo il personale medico quando necessario. Durante le visite a oltre 70 strutture sanitarie, i dati raccolti dalle equipe di MSF non indicavano una crisi umanitaria importante. Mancavano, infatti, tutti i segni caratteristici delle vere catastrofi umanitarie, come massicci spostamenti di popolazioni, carestia o epidemie diffuse. Non ci sono stati grandi flussi di rifugiati, anche se MSF ha assistito un gruppo di circa 1.000 rifugiati iraniani (in Iraq dal 1980) bloccati nella terra di nessuno tra l'Iraq e la Giordania in condizioni precarie.
Un inaccettabile numero di vite
Nonostante la mancanza di fabbisogni umanitari gravi, MSF era comunque preoccupata. Il problema medico più grave in Iraq era la mancanza di direzione in un sistema sanitario altamente centralizzato, caduto nel caos al seguito della guerra. Senza un'organizzazione centrale, le infrastrutture mediche irachene hanno cominciato a deteriorarsi. MSF ha denunciato la situazione, invitando la coalizione occupante a soddisfare i fabbisogni sanitari della popolazione irachena e a stabilire un certo ordine nel sistema sanitario, così come previsto dal diritto umanitario internazionale. Secondo la Convenzione di Ginevra, è responsabilità del potere occupante soddisfare i bisogni di base, come l'assistenza sanitaria, dei civili in una zona occupata.
" La mancanza di direzione e la mancanza di intervento da parte delle potenze occupanti - ha dichiarato Morten Rostrup, presidente internazionale di MSF, uno dei medici dell'equipe di MSF a Baghdad durante la guerra - sono costate un inaccettabile numero di vite ".
Molti pazienti sono stati dimessi dagli ospedali durante i bombardamenti e avevano paura a tornare per interventi di chirurgia secondaria o per i trattamenti di follow-up. I saccheggi hanno privato molti ospedali pubblici di tutte le attrezzature e di tutti i farmaci; le strade poco sicure hanno impedito al personale medico di certe zone di andare a lavorare. Gli iracheni con malattie croniche come il diabete non avevano più accesso ai farmaci salvavita e le restrizioni di acqua ed elettricità in alcune zone del paese hanno anche causato dei problemi sanitari.
Tuttavia, i tentativi di MSF per sostenere i principali ospedali a Baghdad e altrove all'inizio sono stati ostacolati. Con la fine ufficiale delle ostilità, gli ospedali si sono rapidamente trasformati in un bottino molto ambìto nelle difficili lotte politiche tra gli amministratori e i direttori ospedalieri, i membri della coalizione e i capi religiosi locali. Queste condizioni hanno reso virtualmente impossibile l'erogazione di servizi sanitari di qualità attraverso queste strutture in quel momento. In maggio tuttavia, MSF ha potuto cominciare a lavorare nell'ospedale al-Thawra di Sadr City, a Baghdad.
Apertura di centri di assistenza sanitaria di base nei quartieri degradati di Baghdad
Sono in molti a prendere l'acqua da pozzi così sporchi che quando guardi giù vedi strati di spazzatura - Pierre Boulet-Desbareau, capo missione in Iraq, giugno 2003.
Nel giugno 2003 le infrastrutture mediche in Iraq erano ancora più deteriorate: i farmaci, a causa del collasso del sistema di distribuzione, erano carenti e i saccheggi diffusi. MSF è intervenuta sostenendo la fragile struttura medica in varie parti del paese. A Bassora e Missan, MSF ha iniziato l'assistenza a 16 centri sanitari, con la fornitura di farmaci e rifornimenti essenziali e il ripristino degli edifici distrutti dai bombardamenti.
MSF ha inoltre aperto un progetto di assistenza sanitaria di base nelle bidonville di al-Ma'amil e al-Muntadhr a Sadr City, una delle zone più povere di Baghdad. Circa 300.000 persone vivono nelle bidonville di questa zona, molti in baracche di metallo su cumuli di immondizie. Senza alcun accesso all'assistenza medica, all'acqua pulita o ai servizi igienici, la situazione sanitaria è critica e il potenziale per focolai epidemici è enorme. Le persone che abitano qui hanno un bisogno disperato di servizi medici: le equipe di MSF hanno effettuato 138 consultazioni in un giorno quando è stata aperta la prima delle tre cliniche; all'inizio di settembre, le equipe effettuavano in media 2.500 consultazioni alla settimana.
All'ospedale al-Thawra, sempre a Sadr City, MSF lavora nel pronto soccorso; oltre a formare sulle tecniche infermieristiche più sicure, organizzando corsi di formazione pratica seguendo gli infermieri e i medici più giovani nei reparti.
Oltre a fornire servizi medici diretti, MSF lavora con il Ministero della Sanità iracheno per migliorare la situazione sanitaria della popolazione di Sadr City. Le attività includono la creazione di un sistema di sorveglianza per le malattie infettive e di un sistema di allerta rapida in caso di focolai epidemici e il miglioramento dell'accesso alle installazioni idriche e igieniche.
Futuro incerto
Alla fine dell'estate 2003, i servizi di base come l'assistenza sanitaria, l'acqua e l'elettricità non erano ancora garantiti dall'Autorità provvisoria della Coalizione o dal Consiglio governativo iracheno. La situazione di sicurezza si stava deteriorando e sono aumentati gli attacchi, non solo contro le forze della Coalizione, ma anche contro i simboli della presenza occidentale in Iraq, compresi gli operatori umanitari. Le equipe di MSF a Bassora sono state evacuate in agosto quando la situazione era diventata ormai troppo instabile. Il personale locale si è occupato di completare la distribuzione di farmaci ai centri sanitari e agli ospedali.
I fatti che hanno reso drammaticamente evidente l'impossibilità per le organizzazioni umanitarie di continuare ad agire in Iraq sono stati il brutale attacco alla sede delle Nazioni Unite a Baghdad nell'agosto 2003 e quello alla sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa in ottobre. MSF è rimasta scioccata dalla morte di tanti membri del personale internazionale e iracheno. Questi attacchi sono una tragica indicazione di come la continua violenza limiti seriamente la capacità delle organizzazioni umanitarie e delle agenzie internazionali di assistere il popolo iracheno.
Ironicamente, se la guerra in sé non ha creato un'emergenza umanitaria, l'incapacità dei vincitori di garantire la sicurezza di base e di fornire i servizi essenziali per i civili ha in definitiva creato molti più bisogni.