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L'attacco alla Croce Rossa e gli Usa sotto accusa
Conflitti
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Medici Senza Frontiere (MSF) condanna fermamente l'attacco contro la sede del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Sono almeno 35 le persone uccise e più di 230 persone sono rimaste ferite. Secondo il comando americano, gli attentati sono opera di terroristi stranieri. La Convenzione di Ginevra proibisce chiaramente gli attacchi contro gli operatori umanitari che assistono la popolazione civile in zone di guerra. Secondo Medici Senza Frontiere da molti mesi il clima di violenze in Iraq ha reso il lavoro delle organizzazioni umanitarie estremamente difficile e ora sarà difficile stabilire quali saranno le conseguenze di questi attacchi sul futuro dell'assistenza umanitaria in Iraq. MSF ridurrà il proprio personale internazionale che ha allestito cliniche e offre supporto a un ospedale in una delle zone più povere della città.
Sui fondi destinati alla ricostruzione del paese la recente conferenza dei paesi donatori di Madrid ha fatto i conti con la mancanza di 4 miliardi di dollari riguardanti le entrate sul petrolio sarebbero scomparsi dalle casse del governo provvisorio iracheno. Questa denuncia, che arriva da Christian Aid, si aggiunge ai commenti di numerosi osservatori indipendenti che confermano che nonostante l'ingente ammontare di fondi per la ricostruzione, ci sono ancora crisi alimentari, scarsità di combustibile, mancanza di medicine e apparecchiature negli ospedali; l'acqua potabile pulita non è disponibile in molte zone e le fogne a cielo aperto possono essere viste sulle vie di molte città, compresa Bassora - che è controllata dalle forze inglesi. Da segnalare il documento dal titolo "10 premesse per la Ricostruzione dell'Iraq con Giustizia" redatto dal Foro Social de Madrid in preparazione della Conferenza di Donatori per l'Iraq.
Intanto sabato 25 ottobre a Washington hanno marciato 100 mila persone nella più grande manifestazione negli Stati Uniti da quando il presidente George Bush ha dichiarato la "fine della guerra". Alla marcia hanno partecipato gruppi da 145 città degli Stati Uniti. Anche la nuova coalizione americana di analisti in politica estera ha accusato l'amministrazione Bush di perseguire una strategia imperialista e controllo militare oltreoceano sempre più evidente. In particolare la "Coalition for a Realistic Foreign Policy" critica la strategia di sicurezza nazionale, che vede Washington intraprendere la guerra preventiva contro i potenziali rivali per rimodellare le regioni del mondo ogni qualvolta siano minacciati gli interessi ed i valori degli Stati Uniti.
Dalla Tavola della Pace giunge un documento sulla presenza dei soldati italiani in Iraq che invita l'Italia a "sospendere la costosissima missione dei nostri tremila soldati a Nassiriya a fianco delle truppe d'occupazione per investire tutte le proprie risorse umane e finanziarie per rafforzare il "ruolo vitale" dell'Onu in Iraq - invece di restare agli ordini del comando americano, l'Italia deve mettersi a disposizione e agire di concerto con il Segretario Generale dell'Onu." Secondo la Tavola della pace l'alternativa non è quindi tra il proseguio della missione militare italiana e il non far nulla ma tra il sostegno alle forze d'occupazione angloamericane e il sostegno all'azione diretta e imparziale dell'Onu che deve essere messa nelle condizioni di tornare quanto prima a Bagdad e di svolgere tutte le missioni che la stessa risoluzione 1511 elenca con precisione.
Altre fonti: Tavola della pace, Coalition for a Realistic Foreign Policy, Christian Aid UK, A.N.S.W.E.R. Coalition;