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Kossovo: ancora difficile la convivenza
Conflitti
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Decine di ragazzini serbi che fanno il bagno in un fiume che costeggia l'enclave serba di Gorazdevac, Kossovo occidentale. Poi alcuni colpi di kalashnikov dalla boscaglia. Rimangono uccisi due ragazzi di 12 e 17 anni.
E' avvenuto il 13 agosto scorso, in Italia non ha fatto notizia ma in Kossovo se ne continua a parlare. Due ragazzini residenti in una delle numerose enlcave serbe del Kossovo sono stati brutalmente assassinati. I colpevoli non sono ancora stati individuati anche se si sospetta possano appartenere a qualche gruppo estremista albanese che cerca in questo modo di alzare la tensione e bloccare sul nascere il dialogo tra Belgrado e Pristina che potrebbe portare ad una soluzione della situazione ancora del tutto instabile della regione. L'attentato non è stato comunque rivendicato.
"Questi omicidi sono un ritorno indietro di tre anni", ha affermato all'Osservatorio sui Balcani Mauro Barisone, responsabile a Pec-Peja e Gorazdevac degli interventi del Tavolo Trentino con il Kossovo. "E' un fatto gravissimo. Mai era capitato un incidente così grave, con due morti e per di più giovani. Non ce lo aspettavamo proprio, anche perché era un periodo buono. I serbi ricominciavano a uscire liberamente dal loro villaggio. Ho quasi la sensazione che ci sia dietro un disegno: ogni volta che la situazione migliora, accade qualcosa che rialza la tensione e ripropone un clima da stato d'assedio".
Alle esequie era presente il primo ministro serbo Zoran Zivkovic ed il vice governatore dell'UNMIK (amministrazione internazionale del Kossovo) Charles Brayshaw. Il primo ministro del Kossovo Bajram Rewhepi ha espresso in questi giorni il desiderio di poter far visita alle tombe dei due ragazzi ma gli abitanti di Gorazdevac si sono opposti ed anche gli amministratori internazionali della regione hanno invitato Rexhepi a desistere rispetto a questa sua intenzione.
A quattro anni dalla fine della guerra la situazione del Kossovo rimane ancora molto complessa. Le condizioni di sicurezza per le minoranze vanno paradossalmente peggiorando ed ancora non si vede alcuna prospettiva in merito allo status finale della provincia che seppur ancora formalmente parte della Serbia è attualmente governata da un'amministrazione internazionale coadiuvata da istituzioni locali elette negli scorsi anni.
Fonti: Osservatorio sui Balcani, B92, UNMIK.